Venticinque

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"Finché continua a piacervi.

Finché vi sentirete, vi mancherete, vi cercherete.

Non sarà mai sbagliato.

Non sarà mai abbastanza."

-Anonimo.

Il tempo.

Le persone ne parlano come se fosse una cosa sacra, inafferrabile, il nemico di ogni essere umano. Si dice che esso curi le ferite, rimargina gli errori e cerca in tutti i modi di allontanare il dolore che ci ha accompagnato per un periodo.

Il tempo: veloce e bastardo, un fenomeno temuto da tutti.

Per quanto mi riguarda, ho stretto un patto strano con lui. Ho cercato in tutti i modi di farne tesoro, di approfittare delle settimane che passavano per dimenticare il suo viso, la sua voce, le sue mani che mi accarezzavano i capelli. Ma non è servito. Sembra che ogni secondo passato lontano da lui, sia servito soltanto a farmi capire quanto le mancanze possano farti male, prenderti l'anima e renderti schiava di un dolore che non hai scelto, voluto. Mi mancano le sue follie, il suo modo totalmente pazzo di entrare dalla finestra, di sorridermi quando come al solito ero estranea alle cose che per lui erano assolutamente naturali. Siamo molto diversi, l'ho sempre pensato, ma era proprio questa nostra differenza che mi faceva sentire al mio agio con lui. Sospiro profondamente e mi guardo allo specchio, per niente pronta ad affrontare un'altra giornata alla Ronwood. Odio il fatto di dover per forza frequentare quel posto. Non posso dire a mio padre di essere di cattivo umore per andare, non capirebbe e considerando la mia punizione, non mi permetterebbe per nessun motivo al mondo di restare. Mi passo una mano sul viso, mordicchiando il labbro e voltandomi verso la porta, per vedere chi è entrato. Sorrido leggermente alla vista di Ethan, che si siede sul letto con le gambe aperte, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e le mani sul mento.

«Devi dirmi qualcosa?» chiedo, guardandomi di nuovo allo specchio, per cercare di far risultare la mia coda decente.

Il ragazzo fa spallucce, sorridendo appena. «Innanzitutto, buongiorno.» borbotta, arricciando il naso.

Ridacchio, osservandolo dallo specchio. «Buongiorno a te.» rispondo facendo l'occhiolino.

Lui sorride dolcemente, alzando un sopracciglio. «Sei pronta per andare a scuola?» chiede. Annuisco, prendendo lo zaino e raggiungendo la porta della stanza.

«No, mentalmente no. Ma fisicamente credo di esserlo.» borbotto, scendendo le scale. Lui ridacchia, venendomi dietro e abbracciandomi di colpo. «Ethan... che problemi hai?» alzo un sopracciglio, mentre mio padre sorride teneramente.

«Buongiorno, amore. Fai colazione con me?» chiede dolce.

Scuoto la testa, sistemando lo zaino nella spalla e facendo una smorfia. «Devo andare papà, o rischio di fare tardi. Ci vediamo alle sette, ricorda che ho la punizione.» sbuffo, uscendo in giardino seguita da Ethan. Mi blocco, guardandomi intorno e incrociando le braccia. Addison sta ancora dormendo, mi gioco la vita.

«Maddison Elizabeth Coleman! Alza il culo da questo cazzo di lettooo!» urla Nathan. Spalanco gli occhi, portandomi una mano davanti alla bocca per non ridere, mentre Ethan lo fa senza fare troppi complimenti.

«Buongiorno, Nathan! Qualcuno è di buon umore stamattina?» urla il ragazzo, facendomi l'occhiolino e circondando il mio collo con il suo possente braccio. Mordicchio un'unghia, guardando verso la porta di Addison, mentre a casa di Nathan si sentono dei passi scendere velocemente le scale. Il moro spalanca la porta, è a petto nudo, con i capelli fuori posto e una tuta nera dell'Adidas. Ed è figo da morire.

Forbidden Love (DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora