Dodici.

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“L’ardore di quel bacio non li abbandonò per molti giorni e riempì di fantasmi delicati le loro notti, lasciando il ricordo sulla pelle, come una bruciatura. La gioia di quell’incontro li rapiva, facendoli levitare per strada, li spingeva a ridere senza motivo apparente, li risvegliava concitati nel mezzo di un sonno. Si toccavano le labbra con la punta delle dita ed evocavano esattamente la forma della bocca dell’altro.”
-Isabel Allende.

Un altro giorno comincia a Ronwood. L'arrivo di marzo mette sempre allegria, nella cittadina, che si prepara alla tanto attesa primavera. Dal canto mio, non è una stagione che preferisco particolarmente, perché sono amante del tanto adorato autunno. Inoltre, mancano esattamente ventuno giorni al ballo e io non ho ancora il vestito adatto per l'occasione.
Stamattina, a causa della musica sparata a palla di Addison, mi sono svegliata decisamente presto. Ragion per cui, mi sono presa tutta la calma possibile per sistemarmi per la scuola, in modo da non andare come una barbona. Metto una maglia stretta, rossa, con la scritta “Fuck” in bianco, un paio di skinny scuri, strappati sulla coscia e alle ginocchia, e un paio di converse bianche. Lego i capelli in uno chignon disordinato e metto un po’ di mascara, mettendo gli occhiali da sole. Preparo il borsone per la lezione di ballo, mettendo un leggins effetto rovinato, grigio, e un top del medesimo colore. Acchiappo il cellulare di fretta, scendendo le scale. Mio padre si schiarisce la voce, non appena mi vede.

«È ancora presto, non fai colazione?» chiede sorridendo.

Scuoto la testa, fredda. «Non con te, papà.» dico uscendo dalla porta e raggiungendo la scuola a piedi.

Quando arrivo, il liceo è già pieno di studenti, che ancora stanno cercando di trovare il senso della loro vita da liceali. Tranquilli, ragazzi, non lo troverete mai. Mi appoggio ai cancelli, aspettando Denis, accendendo una sigaretta. Maddison arriva dopo poco, prima del greco che in teoria ha la scuola a due passi da casa. Scende dalla macchina, mentre Mary suona il clacson, salutandomi. Sorrido, agitando la mano. Nathan è sul sedile davanti, con la sigaretta tra i denti, si volta, guardandomi serio, squadrandomi da capo a piedi. Oggi ha un non so che da Badboy, il che lo rende decisamente più sexy. Mi fa l’occhiolino, facendo cenno alla madre di ripartire, lasciando la mano con le vene evidenti, penzolare dal finestrino.

La mia migliore amica sbadiglia, guardandosi intorno. «Addison era già uscito di casa, quando sei venuta?» domanda stiracchiandosi e salutando con un cinque Ryan, che sta passando proprio in questo momento.

«Ciao, biondino!» esclamo. Lui mi dà un bacio sulla guancia, dandomi poi un pizzicotto. Sorrido e guardo di nuovo la mia amica. «No, Addy non era ancora uscito di casa. Ha solo pensato di svegliarmi con la sua musica assordante, ma è ancora a procrastinare, suppongo.» faccio spallucce.

Lei fa una smorfia, spalancando gli occhi. «Abbiamo litigato di brutto, ieri sera. Sono stanca, non voglio più vederlo, giuro.» dice a bassa voce, abbassando lo sguardo.

La guardo teneramente e l’abbraccio, baciandole la fronte. «Andrà tutto bene, Mad. Lo sai come siete fatti voi due, vi respingete ma poi vi volete così tanto da farvi del male. Non dire che non lo vuoi più, se sai anche tu che non è vero.» sussurro, accarezzandole la testa.

La campanella della scuola suona, segno che è ora di cominciare le lezioni. Maddison guarda l'ingresso, sbuffando. «Ho anatomia, io. Non siamo insieme questa prima ora, ma non ho voglia di stare da sola.» borbotta, mentre Denis ci raggiunge dal cancello.

La guardo tristemente, facendo un cenno al ragazzo. «Vuoi saltare?» chiedo.

Lei scuote la testa, sospirando. «Devo recuperare la F della settimana scorsa. Altrimenti perdo l'anno e tanti cari saluti alla crociera in Europa.» fa una smorfia, ruotando gli occhi.

Forbidden Love (DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora