Something About You - Eyedress
-Ma è davvero necessario, Nene? A me sembra che tu stia esagerando.-
Irene era in piedi sul letto della sua migliore amica, mentre strappava ogni poster e foto appiccicata al muro rosa confetto.
Linda la guardava muoversi con foga dall'uscio della porta.
-Oh, Linda! Ma secondo te Massimo Pericolo uscirebbe mai con una sua fan sfegatata?-
Aveva voluto che le ripetesse la storia del frullato alla fragola per almeno cinque volte e in tutte e cinque era scoppiata a piangere dalla gioia.
-Ma non usciamo e non usciremo mai insieme!-
Ripetè annoiata Linda.
-Perché non dovreste: a te piace e sopratutto a lui piaci...-
Irene sorrise sognante, era emozionata.
-Ha solo scritto che sono bella su uno stupido bicchiere di plastica, magari lo fa con tutte.-
La bruna alzò le spalle, anche se sperava che le sue stesse parole non fossero vere.
-Oh, ma per favore! Potresti per un solo momento, mettere da parte la tua negatività?-
Linda portò gli occhi al cielo e si avvicinò al suo letto, ormai ricoperto da pezzi di carta strappata.
Irene scese dal materasso con un balzo, dirigendosi verso il computer posato sulla scrivania.
-Ora eliminiamo la tua fan page su Instagram e cosa più importante: le tue fan fiction su Wattpad!-
Un ghigno malvagio si fece spazio sul suo volto.
-No! Non puoi farlo!-
Urlò, parandosi davanti alla sua scrivania, ma la furia di Irene non poteva essere fermata.
-Regola numero uno: fingere di non conoscerlo, regola numero due: niente poster sul muro che lo ritraggono, regola numero tre: eliminare tutte le tue fan page e il follow al suo profilo di Instagram! Pensi che gli farebbe piacere sapere che la sua ragazza scriva storie a sfondo sessuale su di lui?-
Allungò la mano verso l'amica, che contro voglia le consegnò il computer.
-Domani, stesso posto, stessa ora! Sono sicura che lo troverai di nuovo lì!-
L'idea di incontrarlo ancora, intrigava molto Linda, ma allo stesso tempo la terrorizzava: perché se l'avesse trovato davvero lì, sicuramente avrebbe perso il controllo.
-A me sembra davvero assurdo! Avrà mille cose più interessanti da fare, perché dovrebbe tornare ancora in quel posto?-
Linda scoppiò a ridere, una risata isterica e poggiò la mano sulla spalla dell'amica.
-Tornerà perché sa di trovare te!-🥤🥤🥤
Il giorno seguente, Linda camminava per le solite, scialbe e grigie strade di Varese per arrivare in quel piccolo bar.
Prese un lungo respiro non sapendo cosa aspettarsi e aprì la porta.
Irene aveva insistito tanto nel farla vestire in maniera provocante e seducente.
"No, ma cosa fai!? Devi mettere in mostra le gambe!"
Continuava a sgridarla, mentre lei si infilava un paio di jeans neri un po' larghi.
"Sono alta un metro e cinquantasei, mi spieghi quali gambe dovrei mettere in mostra?"
Alla fine Irene si era arresa, convinta che in quel modo la sua migliore amica avrebbe bruciato la sua unica possibilità di conquistare l'amore della sua vita.
Ma Linda pensava che se davvero, Alessandro Vanetti l'avesse notata, si sarebbe fatta conoscere per quello che era realmente e non come il fantoccio vanitoso creato per gioco da Irene.
Fece un lungo sospiro e aprì la porta del bar.
-Salve signorina, le porto il solito?-
Lo stesso cameriere del giorno prima la accolse con un gentile sorriso stampato sulle labbra.
-Si, ti ringrazio.-
Lo seguì, sedendosi su uno degli sgabelli davanti al bancone; pensò che la presenza del barista avrebbe reso la situazione meno imbarazzante.
Dando una rapida occhiata in giro non lo vide e fu costretta ad ammettere di essere rimasta delusa.
Messaggio per Irene:
"Non c'è, te l'avevo detto..."
Digitò quelle parole sulla tastiera molto velocemente, mentre il cameriere si avvicinava a lei con l'ordinazione.
-Scusami se sono inopportuno, ma tu sei la sorella più piccola di Cristiano?-
Linda, per un momento rimase interdetta, confusa da quella domanda ma poi sorrise.
-Si, sono io! Ma tu come fai a saperlo?-
Il ragazzo portò una mano dietro la nuca, grattandola quasi nervosamente.
-Beh, eravamo compagni di classe alle medie e ho passato molti pomeriggi a casa vostra.-
Linda ci pensò un momento, poi a un tratto quel viso acquisì un nome e un cognome.
-Ma certo, sei Tommaso! Ora ricordo!-
Risero entrambi, chiacchierando a lungo di ricordi che fino a quel momento erano rimasti sepolti nelle loro menti.
Il campanello della porta d'ingresso tintinnò, segnalando la presenza di un nuovo cliente.
-Oh, ciao Vane!-
Il cuore di Linda perse un battito: era davvero lì, era di nuovo lì!
Fece un cenno del capo a Tommaso e poi posò lo sguardo su di lei per un secondo, che le parve così eccessivamente lungo, quasi infinito.
-Ciao.-
La salutò e senza aggiungere altro si sedette sullo stesso sgabello su cui si era accomodato il giorno precedente, a poca distanza dalla ragazza.
Lei sorrise: un sorriso imbarazzato, forse goffo ma in ogni caso, parve apprezzarlo.
-Cosa ti porto?-
Gli chiese il cameriere, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
-Sempre un caffè amaro, grazie.-
Tommaso si adoperò subito per soddisfare il suo cliente, poi si girò verso Linda e sorrise.
-Comunque, te la prendi se ti dico una cosa?-
Lo fissò per un momento, poi corrucciò le sopracciglia e scosse la testa: che cosa avrebbe mai potuto dirle dopotutto?
-Sei cresciuta proprio bene... Insomma, in giro non si vedono spesso ragazze belle come te!-
Ci fu un attimo, un singolo attimo in cui Linda desiderò scomparire, oppure appiattirsi e diventare un tutt'uno con lo sgabello sul quale era seduta.
Era in evidente imbarazzo, lo si percepiva dal colorito rossastro che aveva assunto il suo viso, che l'avrebbe potuta illuminare al buio come una faro nella notte.
-Non mi sembra che questo sia il modo adeguato di rivolgersi a una cliente. La stai mettendo in imbarazzo.-
Poi, inaspettatamente quella voce le fece vibrare la cassa toracica.
Un paio di occhi azzurri si spostarono verso il basso per incrociare i suoi e per poi squadrarla.
La guardava come se si aspettasse che gli dicesse qualcosa, ma cosa?
Nel frattempo Tommaso stava per ribattere, ma poi decise saggiamente di rimanere zitto.
Probabilmente impaurito dall'idea di perdere il posto di lavoro.
-Non dovevi, è tutto apposto.-
Disse Linda, per poi meravigliarsi del tono severo che aveva inaspettatamente utilizzato.
Era vero: quel complimento era stato decisamente fuori luogo, ma sicuramente non era stato fatto con cattive intenzioni.
Vane non rispose; si limitò a sollevare le spalle e a posare sul bancone i soldi per pagare la sua ordinazione.
Le diede un'ultima occhiata e poi si allontanò, lasciandola lì senza fiato.
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RAMEN GIRL | Massimo Pericolo
FanfictionLinda ha ventidue anni, è nata e cresciuta nella stessa provincia e possiede numerosi sogni e ambizioni; ma purtroppo è costretta a seppellire tutto in un cassetto. La sua vita rappresenta il suo più grande fallimento e gli unici momenti nei quali s...