Out of my league - Fitz & the Tantrums
"Il ragazzo del bar."
A quell'affermazione Vane sorrise, felice che Linda lo avesse riconosciuto, ma non nel modo in cui lo facevano sempre tutti.
Nel profondo esplose dalla gioia quando non la sentì esordire con un "Oddio, Sei Massimo Pericolo!", poi si sedette al suo fianco sullo scalino di pietra.
-Ti ho vista e ho pensato di raggiungerti, volevo scusarmi per come mi sono comportato ieri... e aggiungerei fortunatamente! Altrimenti saresti diventata un tappeto!-
La guardava, anzi la studiava come si studia un'opera d'arte: cogliendo ogni singola sfumatura dei suoi occhi nocciola, contornati da folte ciglia nere e dei suoi lunghissimi e liscissimi capelli castani.
-Già, potrei quasi considerarti il mio angelo custode...-
Linda era in evidente imbarazzo, sopratutto dopo la sua improvvisa crisi.
-Oh, per me sarebbe un vero onore signorina.-
Le fece sfuggire un sorriso e di conseguenza sulla guancia di lei spuntò una fossetta.
-Allora potresti riaccompagnarmi a casa, va bene?-
Vane fece un balzo e si sollevò dal gradino sul quale erano seduti, poi in tutta risposta le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.
-Fammi strada.-
Linda lo affiancò e per un istante entrambi esitarono a rompere il contatto che si era creato fra le loro mani, ma lo fecero.
-Comunque il mio nome è Alessandro, ma da una vita tutti mi chiamano Vane.-
"Lo so."
Avrebbe voluto rispondergli, perché lei di lui sapeva già ogni cosa.
-Beh, io preferisco Alessandro.-
Confessò Linda, ancora più incredula di aver ottenuto tutta quella confidenza con una persona che nelle sua testa reputava irraggiungibile, solo il sogno di una fan sfegatata.
-Abiti lontano da qui?-
Le chiese, mentre i suoni della notte accompagnavano i loro passi lenti.
-No, non troppo, più o meno vicino ai giardini estensi.-
Lui annuì, poi tirò fuori dalla tasca del suo bomber un pacchetto di marlboro gold e ne estrasse due, per poi offrirgliela.
-Fumi?-
Linda annuì e una volta posizionata la sigaretta fra le labbra Vane gliela accese.
-E tu di dove sei? Non ti ho mai visto in giro.-
Un'altra domanda sciocca, a cui sapeva già inevitabilmente rispondersi da sola.
Ma come le aveva consigliato o imposto (dipende dai punti di vista) Irene: doveva recitare la parte della finta tonta alla perfezione.
-Brebbia, ma in questo periodo giro a Varese per lavoro.-
Rispose, un po' tentennante e non aggiungendo altri particolari, che lì su due piedi non avrebbe saputo inventare.
In qualche modo anche lui le stava mentendo.
-Quando ero piccola passavo le estati alle Sabbie d'oro, non ci torno da anni.-
Vane fece fuori uscire dalla sua bocca una nuvola di fumo; quel posto lui lo conosceva fin troppo bene.
-Come mai?-
Linda scosse la testa, non volendo rievocare la sua infanzia per la seconda volta in quell'assurda giornata.
-Troppi ricordi...-
Passarono il resto del tragitto a farsi domande, ad apprendere quanto più possibile l'uno dell'altra e la cosa strana era che sembravano non averne mai abbastanza.
Lei gli raccontò che lavorava in una libreria e lui le confessò che aveva sempre avuto una certa passione per la lettura, ma anche per le arti marziali.
Si ascoltavano, si studiavano.
Ma purtroppo arrivarono a destinazione troppo in fretta.
Si trovavano davanti il cancello di un condominio e rimasero per un momento fermi a fissarsi.
-Si è fatto tardi, è meglio che vada...-
Fu Linda a rompere il ghiaccio.
-Spero di rivederti, Linda.-
Si avvicinò, con cautela e le stampò un bacio sulla guancia.
-Sai dove trovarmi...-
Riuscì a dire, prima di aprire il cancello e scomparire nel buio androne del cortile.
Corse su per le scale con il fiato corto, aprì la porta del suo appartamento e una volta richiusa si lasciò scivolare contro la sua superficie di legno liscio.
Afferrò il telefono e si sbrigò a digitare qualcosa.
Messaggio per Irene:
"Non crederai a quello che mi è appena successo! SOS Face Time!"🌙🌙🌙
"Tu mi farai venire un'infarto se continui a raccontarmi queste cose, stronza!"
Esultò Irene mentre si copriva il volto assonnato con una mano.
Si erano fatte le due di notte e la loro videochiamata andava avanti da circa due ore, nelle quali Linda aveva raccontato per filo e per segno ogni singolo particolare di quella bizzarra e delirante serata.
-È tutto così assurdo, mi sembra di star vivendo un sogno e ho paura di risvegliarmi da un momento all'altro...-
Affermò sussurrando, nel tentativo di non svegliare sua madre che dormiva nella stanza accanto alla sua.
"Quando vi rivedrete?"
Le chiese la sua migliore amica, dopo aver sbadigliato sonoramente.
-Non lo so, non saprei nemmeno come contattarlo.-
Irene rise, rendendosi conto di quanto fosse ingenua l'altra.
-Non ti serve sapere niente, anzi meno gli fai credere di volerlo conoscere meglio è! Ricordati che non deve scoprire che tu sai! E poi gli hai detto dove lavori, fidati che te lo ritroverai lì da un momento all'altro.-
Come sempre aveva ragione: come avrebbe fatto Linda a sopravvivere senza i suoi preziosi consigli?
-Hai ragione... Ora ti saluto, vado a letto. Scusa ancora per averti svegliata!-
Si salutarono e non appena Linda incontrò la morbidezza del suo materasso, crollò in un sonno profondo.
Quella notte dormì serenamente: ne un'incubo, ne un sogno, solo e soltanto la quiete.
Per la prima volta nella sua deprimente vita stava succedendo qualcosa che la entusiasmava davvero, che la rendeva impaziente di svegliarsi il giorno dopo solo per scoprire come sarebbe stato il prossimo capitolo della sua storia.
E questa volta non era lei a decidere le sorti dei personaggi, perché non ne era la scrittrice, ma la protagonista.
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RAMEN GIRL | Massimo Pericolo
FanfictionLinda ha ventidue anni, è nata e cresciuta nella stessa provincia e possiede numerosi sogni e ambizioni; ma purtroppo è costretta a seppellire tutto in un cassetto. La sua vita rappresenta il suo più grande fallimento e gli unici momenti nei quali s...