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Mi infilo le scarpe e decido di sfruttare questa domenica di sole, visto che durante l'inverno non è roba da tutti i giorni una giornata così, per andare a farmi una passeggiata. Approfittando anche del fatto che mia mamma stia dormendo e non posso fare il minimo rumore in casa. Ha assolutamente bisogno di riposo, visto che ha lavorato per otto ore di fila.

Io, d'altro canto, ho bisogno di ossigeno e bisogno di riprendermi dalla sbronza di ieri, sono ancora in post sbornia, anche se va decisamente meglio di prima. Una bella camminata non potrà che farmi bene.

Ho passato tutta la mattinata con Maria, che è andata via poco dopo pranzo, visto che mia madre, una volta tornata da lavoro, ha insistito perché lei rimanesse con noi.

Ho passato una mattinata piacevole se non contiamo che la mia migliore amica ha passato la mattina a fare chiari riferimenti al barista moro, ripetendomi in continuazione che eravamo in sintonia e che sembrava ci conoscessimo da tanto tempo. Continuo a pensare che sia pazza e che tutto questo sia un suo pensiero, che vorrebbe trasmettere anche a me, per eliminare definitivamente Tommaso dalle nostre vite. Fosse così semplice farlo. Mica ci godo a torturarmi.

Afferro la borsa, dopo essermi infilata il mio amato e immancabile parka, ed esco fuori da casa mia.

Sospiro e sorrido guardando il sole. È davvero una splendida giornata, non c'è nemmeno un filo di vento e il calore del sole scalda davvero leggermente la pelle del mio viso.

Inizio a camminare lentamente, guardandomi intorno e godendomi i rumori che ci sono intorno a me, naturali e non. Le macchine che sfrecciano, i bambini che giocano spensierati, i vecchietti sulle panchine che discutono animatamente e le coppiette che si tengono per mano e si scambiano effusioni.

Sento immediatamente lo stomaco stringersi, in una morsa per nulla piacevole, vedendo questa scena davanti a me. Penso immediatamente a Tommaso e mi maledico mentalmente. Lo scopo di questa passeggiata era pure distrarmi dai miei maledetti pensieri, non posso crollare così davanti a due innamorati, pensando che io e lui non saremo mai più così. Cristo.

Mi asciugo gli occhi e butto fuori tutta l'aria accumulata, per poi abbassare la testa di scatto sentendo un cane abbaiare piano e giocherellare con le mie scarpe. Un sorriso spontaneo mi nasce sul viso vedendo che è un bellissimo labrador dorato che si diverte ai miei piedi, perciò mi inchino a coccolarlo.

È davvero morbido e mi viene voglia di riempirlo di baci. Ha degli occhioni dolcissimi. Ho sempre desiderato averne uno, ma mia madre non me l'ha mai permesso. Dice che dentro casa nostra non starebbe bene, visto che è piccola. Purtroppo non abbiamo nemmeno un cortile, perciò non possiamo tenerlo nemmeno là.

- Spugna, che fai?- sgrano gli occhi sentendo una voce che mi sembra familiare e alzo la testa. I miei occhi si incrociano con quelli castani del barista e deglutisco. Proprio lui dovevo incontrare?

Inizio a sperare (anche se so che sarà inutile) che non si ricordi di me ubriaca o, male che vada, che io non abbia detto nulla di strano da ubriaca.

- Oh, ciao.- sorrido, cercando di comportarmi normalmente - È tuo il cane?-

Che domanda idiota Fedra! Certo che è suo, l'ha appena chiamato per nome.

Annuisce davanti alla mia domanda e si inchina anche lui, accarezzandolo, per poi sgridarlo amichevolmente per essere scappato, mentre gli rimette il guinzaglio.

Si rialza in piedi e io, dopo aver lasciato un'altra carezza al cane, lo imito.
Noto che si è abbassato gli occhiali da sole che aveva sulla testa e mi sento immediatamente infastidita da questa cosa, odio non vedere una persona negli occhi.

- Quindi Fedra, come va? Pensavo fossi a casa rinchiusa a causa del mal di testa da post sbornia!- Cristo, si ricorda di una me palesemente ubriaca e sa addirittura il mio nome, mentre io non ricordo il suo, in realtà non so manco se lo so... bene, sto per fare una delle mie solite figure di merda.

- Sto molto meglio rispetto a stamattina, l'aspirina fa miracoli. Ho solo un piccolo problema...- abbasso il tono di voce pronunciando l'ultima frase e lui si alza nuovamente gli occhiali sulla testa, per poi lanciarmi un'occhiata interrogativa e curiosa.

Lo ringrazio mentalmente per aver tolto gli occhiali, anche perché vedermi riflessa mentre faccio una figura di merda non è il massimo, e penso a come rendermi meno stupida possibile. - Io non ricordo granché di ieri... Mi dispiace.-

Le sue labbra si increspano in un piccolo sorriso, ma non derisorio. Pensavo mi avrebbe presa in giro e avrebbe riso di me, invece mi sta sorridendo con dolcezza. Ho evitato una figuraccia?

- Mi meraviglierebbe il contrario, Fedra.- mi porge la mano destra, mentre con la sinistra tiene saldo il guinzaglio nero - Immagino che non ricordi nemmeno il mio nome, sono Niccolò. -

Gliela stringo e sorrido, ma senza dire nulla, visto che lui il mio lo ricorda benissimo.

- Ti giuro, Niccolò, non sono una che beve abitualmente... Non voglio fare impressione sbagliata a nessuno. Era la prima volta in vita mia che bevevo fino a ubriacarmi, ho avuto una giornata di merda e ho deciso di annegare il dispiacere nell'alcool, ma me ne sono pentita tantissimo stamattina. Comunque grazie per ieri, la mia amica mi ha detto che mi hai aiutato.-

- Ma figurati, non ho fatto niente di che. Comunque non devi mica giustificarti con me, non ho pensato nulla di male sul tuo conto.- mi rivolge un occhiolino e lancia uno sguardo all'orologio che ha al polso, facendomi capire che ha sicuramente da fare. Ovvio che ha di meglio da fare che stare con una sconosciuta che gli racconta delle cose a caso, l'ho trattenuto già abbastanza.

- Beh, mi ha fatto piacere rivederti, Fedra, ma ora devo proprio andare.- annuisco immediatamente davanti alle sue parole e regalo un'altra carezza al suo cane, per poi salutarli e guardarli andare via.

È già la terza volta che lo incontro così per caso. Incredibile come sia piccolo il mondo. Una città così grande e incontro praticamente sempre la stessa gente.
Che poi, sicuramente, ci saremo incrociati tantissime volte per strada, ma prima che mi chiedesse l'accendino non l'avevo mai notato. A volte è così però, non ci accorgiamo di una persona finché non ci interagiamo. Magari prendiamo il suo stesso autobus, magari frequentiamo il suo stesso bar, ma presi dalle nostre cose, circondati dai nostri amici e dalle persone che amiamo, non ci accorgiamo di quante altre persone ci sono intorno a noi, del mondo enorme che c'è fuori dal nostro mondo, dalla nostra campana di vetro.

Scuoto debolmente la testa, smettendo di pensare, e riprendo la mia camminata rilassante, tornando a osservare ciò che di bello la vita offre intorno a me.

Quando stiamo male sono i piccoli dettagli, le piccole cose, quelle più scontate, che possono tirarci su, e io, ora, voglio godermele al meglio.

Ti dedico il silenzio|| UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora