Appena il pullman si ferma scendo velocemente ed entro nel parchetto davanti a me.
Essendo ora di pranzo per qualcuno, o subito dopo pranzo per qualcun'altro, è veramente poco affollato, e io ne approfitto per sedermi su una panchina accanto a una fontanella, proprio sotto a un albero.
Mi stringo nel giubbotto e mando un messaggio a mamma per avvisarla che non torno a pranzo, inventando che resto da Maria. Non ho assolutamente voglia di tornare a casa ora e spiegare a tutti quello che ho visto fuori scuola, spiegare come sto, spiegare che Tommaso mi ha mentito e sicuramente tradito.
Sospiro debolmente e mi accendo una sigaretta, cercando di distrarmi un po', sperando che il fumo abbia un impatto positivo su di me.
Vorrei dimenticare la scena del mio ex attaccato ad un'altra. Vorrei dimenticare che mi ha mentito, che mi ha lasciata facendomi sentire in colpa di aver rovinato il nostro amore, quando era lui quello che aveva un'altra e ha rovinato tutto. Non avrei mai pensato che fosse così vigliacco.
La mia migliore amica aveva ragione fin dall'inizio? Non so se sia così, non voglio pensare che per due anni lui ha giocato con me e che non mi abbia mai amata, perché io l'ho amato eccome.
- Fedra, ehi.- alzo la testa di scatto sentendo qualcuno fare il mio nome e forzo un sorriso in direzione di Niccolò che mi sta guardando. - Tutto ok?-
Il suo viso si rabbuia in un attimo, mentre mi scruta con più attenzione, cercando di capire cosa abbia. Non avevo dubbi sul fatto che la mia faccia parlasse da sola, visto che ho pure pianto.
- Sì sì, tutto ok. - mento spudoratamente, per poi cambiare discorso, spostando l'attenzione su qualcos'altro. - Come mai da queste parti?-
Il moro si passa una mano tra i capelli e decide di rispondermi, fingendo di bersi il fatto che sto bene. - Ho lavorato al bar lì dietro per metà mattina e ora stavo andando a prendere la macchina. L'ho parcheggiata lì in fondo, perché non c'era un posto più vicino.-
Indica un punto indefinito dietro di sé e io annuisco, comprensiva.
- Non lavoravi alla discoteca?-
- Faccio più lavori.- mi risponde semplicemente, per poi accomodarsi nella panchina, accanto a me.
Mi giro meravigliata verso di lui e gli lancio un'occhiata stranita e incuriosita non capendo perché si sia seduto al mio fianco. Mi era sembrato di capire che stesse andando a prendere la macchina per poi andare via.
- Mi vuoi dire perché hai pianto o rifiuti e ti fai offrire il pranzo?- sgrano gli occhi davanti alle sue parole, visto che non avrei mai creduto che mi avrebbe detto senza mezzi termini che si è accorto della mia condizione.
Per un attimo valuto l'idea di dirgli tutto, per sfogarmi, ma poi scuoto la testa. Non ci conosciamo nemmeno, non posso scaricargli addosso tutti i miei problemi. Inoltre, non sono nemmeno tanto sicura di volerne parlare con qualcuno. Probabilmente scoppierei a piangere alla prima parola.
- Dove mi porteresti a pranzo?- gli chiedo, con un piccolo sorriso sulle labbra.
- Conosco un ristorantino qui dietro che non è niente male.- mi fa l'occhiolino e si alza, lanciandomi uno sguardo che mi incita a seguirlo.
Io sospiro e mi perdo un attimo a guardarlo. - Non so se sia una buona idea Niccolò... Non sono di compagnia e poi non mi sembra giusto che tu mi paghi il pranzo, nemmeno mi conosci.-
- È vero, ti conosco da poco, ma ti ho vista: ubriaca, stare male per esserti ubriacata, sobria, dopo aver pianto, penso che ormai almeno un pranzo io possa offrirtelo. - tiene il conto con le dita delle condizioni in cui ero tutte le volte che mi ha incontrata e poi ridacchia, facendomi arrossire.
Vorrei davvero dimenticasse che mi ha vista ubriaca. Non oso immaginare tutto ciò che ho detto. Per fortuna non lo ricordo.
Fingo di non aver sentito il suo tono di voce cambiare quando mi rammenta che si è accorto che stessi piangendo, e sospiro. - Va bene, accetto l'invito a pranzo, ma smetti di parlare di quando ho bevuto.-
Assottiglio lo sguardo con fare minaccioso e lui, invece di impaurirsi, giustamente, scoppia a ridere. - Dai, andiamo, prima che finiscano i cibi più buoni.-
Non risponde alla mia richiesta e inizia a camminare, così io mi alzo e lo seguo, sperando che aver accettato questo invito sia una buona idea.
*
Parcheggia la macchina nel primo posto libero e mi invita a scendere, per poi abbandonare l'auto. Il viaggio è stata abbastanza tranquillo, abbiamo parlato del più e del meno, e non si è lasciato sfuggire l'occasione per prendermi in giro per l'espressione insicura e imbarazzata che, a detta sua, ho assunto quando ho appreso che sarei dovuta salire in macchina con lui. Sospetto che l'abbia fatto ogni qualvolta mi vedeva persa nei miei pensieri e/o silenziosa.
Attraversiamo la strada ed entriamo in un accogliente ristorante. Mi guardo immediatamente intorno e la prima cosa che mi salta agli occhi è una scala di legno che porta a un piano superiore. I tavoli non sono tanti, ma sono sistemati in modo ordinato e sono coperti dalla tovaglie a quadretti rossi e bianchi, che danno davvero l'aria di casa.
- Un tavolo per due.- torno sul pianeta Terra sentendo il moro comunicare con il cameriere e seguiamo quest'ultimo che ci fa accomodare in un tavolo in disparte, accanto alla scala e a un piccolo caminetto, che temo abbia più lo scopo di imbellire che di scaldare.
- Ti piace questo posto?- Niccolò mi sposta la sedia e mi invita ad accomodarmi, facendomi sorridere. Lo ringrazio per il suo gesto e poi annuisco, per rispondere così alla sua domanda.
Mi rivolge un sorriso e si siede nel posto davanti a me, per poi appoggiare il telefono sul tavolo.
- Sei più malinconica della sera che sei venuta in discoteca a bere. - mi fa notare, con la faccia ora seria.
Scrollo le spalle e giocherello nervosamente con il fazzoletto giallo canarino del ristorante, direi che non è proprio abbinato alle tovaglie. - Non mi va di parlarne, scusa.-
Lui rimane in silenzio per qualche secondo, tanto che penso si sia offeso, ma poi un ghigno gli si dipinge sulle labbra. - Come vuoi. Comunque non ordinare alcolici, non vorrei che ti ubriacassi ancora e mi dicessi ancora che non sai se sono carino o no!-
Cosa? Sgrano immediatamente gli occhi e faccio per ribattere, chiedendogli cosa intende, sperando che non si riferisca a qualcosa che ho detto quando ero ubriaca, ma il cameriere arriva, interrompendo il nostro discorso.
Sento il sangue affluirmi alle guance e mi maledico mentalmente, ancora, per aver bevuto l'altra sera.
Niccolò ordina e io per tutto il tempo spero che le sue parole non siano una mia citazione e che io abbia evitato una figura di merda, ma so già che sto sperando invano.
Ho l'impressione che questo sarà un lungo pranzo, non so se abbia fatto bene ad accettare.
Nota: nuovo capitolo e nemmeno stavolta mi piace. Aspetto i vostri commenti, a presto ❤
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Ti dedico il silenzio|| Ultimo
FanfictionFedra è una ragazza di diciotto anni che è appena stata lasciata dal ragazzo con il quale ha condiviso due anni della sua vita. Si sente spaesata e spezzata, in quanto aveva fatto affidamento sul fatto che il suo ex sarebbe stato l'uomo con il quale...