Oggi ho intenzione di parlarvi di un tema che ho trattato nella prima prova d'esame di italiano, è un tema un po' particolare, non tutti sono capaci di svolgerlo nel modo giusto a parer mio.
Molti fanno confusione tra debolezza e fragilità, ma allora che cos'è la fragilità?Nella quotidianità del mondo odierno, la fragilità viene vissuta come se fosse un punto di debolezza.
A volte è la società che ci fa pesare la nostra essenza, ci riduce in frantumi, facendoci credere che siamo noi la questione; invece non è così.
La nostra fragilità è fonte di una grande ricchezza interiore, è sensibilità che si può esteriorizzare verso il prossimo.
Tutti possediamo delle fragilità, ed esse possono tramutarsi in forza, specialmente mentale, che solo dopo diventerà fisica, attraverso l'azione per aiutare gli altri.
Credo che sia nei momenti di fragilità che si insedia in noi l'altruismo, la voglia di vivere appieno la nostra esistenza umana.Che cos'è la debolezza, se la fragilità non è indebolimento ?
La debolezza è mancanza di energie, è fonte di affaticamento, mentre la fragilità è quando non riusciamo a trovare le forze e diventiamo un po' più delicati.
Le parole e i gesti altrui, ci affliggono, ci sorprendono, ci fanno sentire vivi, ed è li che si ritrova la rinascita o la "morte" dell'Io.
La rinascita è una vittoria personale, invece la "morte" dell'Io è spesso tristezza temporanea. In questo stato di tristezza temporanea, si vive in una condizione di malessere, ovvero in un disagio psichico, che in casi più gravi può compromettere la salute mentale attraverso la depressione o lo stress.
"La motivazione è luce"
È solo nell'oscurità che si è in grado di vedere la luce.
È dal fondo che si riemerge in superficie: basta una spinta!
Questa spinta dev'essere motivazionale, deve avere il suo perché; in alcuni momenti della vita essa può nascere dagli altri, in altri momenti deve partire da noi l'iniziativa di ripresa.
Siamo noi i primi a dover trovare la speranza, quella ragione valida, interiore, nascosta "dentro" il nostro sé.Due grandi espositori della psicologia analitica discutono del "sé": Alfred Adler e Carl Gustav Jung.
Alfred Adler descrive il "sé creativo" come l'esigenza di esser riconosciuti, amati per le nostre abilità, mentre Carl Gustav Jung al contrario di Sigmund Freud crede e "realizza" inserendo nella sua teoria il concetto di inconscio collettivo, evidenziando tutte le emozioni e i sentimenti dell'intera umanità definendole come una necessità.
Secondo me in entrambi i casi si parla di fragilità.
Credo che la necessità se diventa una mancanza, si trasforma ben presto in una nostra fragilità; però senza fragilità non riusciremmo mai ad osservare la bellezza delle piccole cose, perché è lì che è intrappolata l'energia della vita.
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la ragazza sognatrice
RomanceCiao! Sognate anche voi una storia d'amore come i vostri nonni ? Beh io sì, vedere l'amore negli occhi dei miei nonni come se fossero ancora ragazzini, è davvero spettacolare! Un amore sincero, vero!