Capitolo 11: Come una ragnatela

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Dopo aver lanciato uno sguardo minatorio a Calvin, che tuttavia pare non averlo colto, Newt mi raggiunge in un paio di falcate.

Deglutisco a fatica mentre mi fissa con quell'aria furibonda.
«Non ti hanno insegnato la buona educazione?», fa brusco.
Brusco più del solito.

«Non mi sono messa a frugare tra le tue cose tanto per fare, sai?», strillo indicando le chiavi che tiene ancora in mano.
Calvin si gratta la nuca, imbarazzato. «Beh, io vado, eh?», ci comunica prima di darsela a gambe levate, sgattaiolando fuori dalla porta.

Newt allenta la tensione alle spalle, per poi lanciarmi le chiavi che fortunatamente acciuffo al volo.
«Bene, ora fuori dalla mia camera»

Dire che sono sconvolta sarebbe riduttivo.
Voglio dire... La sera prima si atteggia in maniera quasi gentile, si offre di accompagnarmi a casa e accetta di passare del tempo con me, mentre ora si sta comportando come suo solito. Se non peggio!

«Sei solo un cafone», scuoto la testa indispettita, mentre mi incammino al di fuori di questa stanzetta polverosa che odora di chiuso.
Ignoro il suo sguardo ancorato ad ogni mio movimento, e quando raggiungo le scale trasalisco quando Newt sbatte la porta con forza.

Al piano terra trovo Calvin che raccoglie i cocci di un vaso in ceramica apparentemente pregiato.
Sbuffo, esasperata. «Senti, Cal...», faccio appoggiando la testa contro il muro alle mie spalle. «Io non lo so se lui mi odia o cos'altro... Ma una cosa è certa».

Si interrompe, asciugandosi con il dorso della mano una goccia di sudore sulla sua fronte. «Sentiamo...»
«Io non lo sopporto più».

_______

Il giorno dopo, per mia sfortuna, è un lunedì.
E cosa mi spetta ogni singolo lunedì? Il corso di pittura.
E chi incontrerò al corso di pittura? Newt.

Non mi sorprendo più quando lo ritrovo già seduto al suo banco, in silenzio, pronto a dare il via a una serie di provocazioni nei miei confronti.

Mi chiedo se, il giorno prima, studia le migliori tattiche per portarmi allo stremo della mia resistenza.
Una cosa è certa... Di questo passo, non tarderà a concludere la sua missione.

Non lo degno di un saluto, quando prendo posto accanto a lui.
Ovviamente non perde occasione per farmelo notare. «Ci siamo alzati con il piede sbagliato?».
Taccio, ma non sembra intenzionato a cedere: «Pare di sí», mi provoca con quel sorrisetto malizioso.

Prendo il bloc-notes fingendo di buttare giù altre idee per il concorso. In realtà sto solo scarabocchiando il foglio, per cercare di calmare i nervi, già fin troppo tesi dopo solo pochi minuti in sua presenza.

Qualche tempo dopo, Marylin fa il suo ingresso.
Tuttavia, non è smagliante come suo solito: gli occhietti scuri sono cerchiati da una nota violacea, il colorito non è dei migliori e i capelli castani sono raccolti in una crocchia scompigliata.

Inoltre, credo che stia indossando una maglietta al rovescio.
Decido comunque di non farglielo notare, dal momento che non sembra stia attraversando una fase invidiabile.

Anche Chloe pare accorgersene, poiché puntualmente si sporge nella mia direzione e si nasconde le labbra con la mano. «Deve aver trascorso una notte piuttosto interessante!», sibila.
Annuisco divertita, sentendomi decisamente più sollevata grazie alla sua presenza così piacevole.

Marylin, nel frattempo, si accascia sulla scrivania premendosi le tempie.
«Non sono nel pieno della mia forma oggi», biascica, come se non ce ne fossimo accorti.
«Dovrete vedervela voi... Sapete già dove sono le tempere», indica l'armadio e socchiudendo gli occhi, suscitando il mormorio di tutti i presenti.

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