Capitolo sedici

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Il quartultimo giorno prima che i 5 Seconds Of Summer partano per il loro terzo Tour Mondiale, è lo stesso giorno in cui io e mia madre perdiamo la voce a forza di urlarci contro.

Inizia come un'altra delle nostre solite battaglie.

 Lei carica il suo fucile di parole come "Università", "Futuro", "Lavoro" e "Indipendenza", mentre io costruisco muri di mattoncini alti quattro metri e mi ci nascondo dietro con le mani premute sulle orecchie. Non ne voglio sapere nulla, è ancora estate!

Ad un certo punto considero di impostare il telefono in muto e iniziare a gridare tutta la mia rabbia all'appartamento vuoto di Calum, che è fuori per lavoro da stamattina.

Però poi mi stufo anche di essere arrabbiata e quindi, prima di terminare la chiamata, liquido gli strilli di mia madre con qualche saluto distratto.

"Grazie a Dio, era solo una telefonata" sospiro di sollievo, buttandomi sui cuscini del divano dove Duke si lecca pigramente le zampe anteriori.

"Questa notte penso proprio che ti farò compagnia. Se torno a casa, quella mia ammazza" mi lamento, accarezzandolo dietro le orecchie e ritraendo la mano di scatto, quando accenna a volermi rifilare un paio dei suoi affettuosi colpi di lingua.

Non so bene quando, molto probabilmente dopo aver spento il cellulare e prima di iniziare la sesta puntata di Riverdale, gli occhi mi diventano pesanti e i suoni iniziano a farsi distanti.

Senza averne l'intenzione, tormentata dalla calura estiva e da un terribile principio di mal di testa, mi addormento con il corpicino peloso di Duke incastrato sotto un'ascella e un cuscino infilato tra le gambe.

Il mio pisolino è privo di sogni, perlopiù perché non dura nemmeno un'ora e assomiglia più ad un dormi-veglia.

E nonostante tenti più volte di tornare a dormire, fallendo miseramente, resto comunque raggomitolata sul sofà con gli occhi semi-chiusi.

A ragionare su tutto e a cercare di cancellare i pensieri subito dopo averli formulati.

Certe fantasie sanno solo come essere pericolose. Soprattutto se coinvolgono Calum.

Il sopracitato torna a casa all'ora di cena e quando rientra, si assicura di farmi prendere un infarto sbattendo per bene la porta d'ingresso contro lo stipite.

Quando apro gli occhi, di soprassalto, lo intravedo che si scalcia via le scarpe da ginnastica con un grugnito.

"Vanilla? Ti sei addormentata?" Mi chiede, sedendomisi accanto.

Io però, senza una ragione precisa, strizzo forte gli occhi e faccio finta di non averlo sentito.

"Guarda che prima ti ho visto con gli occhi aperti" mi informa, pizzicandomi una guancia con due dita.

Scaccio via la sua mano con un gesto brusco della mia e mi metto a sedere, assestando dei colpetti a Duke per farlo scendere dal divano.

Il meticcio però si butta addosso al suo padrone e ignora totalmente le mie indicazioni, scodinzolandomi felicemente in piena faccia.

"Comunque, ti volevo chiedere una cosa" mormoro, passandomi le dita tra i capelli annodati. Calum mi lancia un'occhiata con la coda dell'occhio e annuisce una volta, facendomi cenno di proseguire.

"Posso rimanere a dormire qui?" Gli chiedo, osservandolo attentamente. Gli si spalancano gli occhi dalla sorpresa.

Quella però non sembra essere la sua unica reazione. Infatti, segue un sorrisetto malizioso che mi fa venire i brividi e la sua stupida domanda "Con me?".

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