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Scusi, può spostare la borsa? Il mio posto è B22, accanto al suo.》

Lo guardò male, sbuffando rumorosamente.
Tolse il borsone da viaggio con poca grazia, come per evidenziare ulteriormente il suo fastidio.

"Che caratterino."  Pensò.

Sentiva i suoi occhi addosso costantemente, e ciò che lo infastidiva all'inverosimile, oltre al non riuscire a concentrarsi abbastanza per leggere il suo libro, era la mancanza di motivi affinché l'uomo accanto potesse essere giustamente arrabbiato con lui.
Insomma, aveva pagato il posto al finestrino e ci voleva stare, quella per lui era semplice giustizia.

L'uomo in questione dimostrava all'incirca la sua età, ovvero 32 anni, portava capelli biondo cenere,una lieve barba e labbra insolitamente colorite e carnose.
Esteticamente era attraente, se non fosse stato per quell'espressione seria priva di ogni emozione, dettata da iridi di un bell'azzurro limpido, roba che non si vede mai in un uomo di taglio orientale.

Misterioso per Jungkook, che di studio dei visi ne aveva a che fare ogni giorno, essenziale per la sua vita lavorativa.
Se avesse commesso un crimine sarebbe stato oltremodo facile riconoscerlo, con quelle caratteristiche così strambe per un orientale.


Viaggiare da solo non gli era mai piaciuto, lo rendeva triste.
Eppure lo faceva da una vita, per lavoro.
Perciò era triste per lavoro, o lavorava per essere triste.
La destinazione però non gli dispiaceva, la vecchia Paris, ora contemporanea con la Défense, pullulava di uomini d'affari, soldi, smog e ancora soldi.

Non era partito bene quel viaggio, odiava chiunque lo disturbasse.
Se fosse stato un ragazzino o un turista imbranato gli avrebbe sicuramente urlato addosso ma quello accanto era uguale a lui, entrambi in giacca e cravatta.
Il tipico uomo d'affari orientale, non vi era nulla in lui che lo contraddistinguesse dalle altre centinaia che ogni giorno salivano su quell'aereo, alla volta di un nuovo contratto.
Si divertiva particolarmente a fissare senza ritegno le persone, perché queste non contraccambiavano mai le sue attenzioni.
Incuteva troppo timore.

L'uomo al suo fianco accese un portatile ultrasottile, cominciando a digitare velocemente in quello che scoprì fosse coreano.
Poi giapponese e infine cinese.
Sbuffò,  non avrebbe concluso nulla così.
Chiuse gli occhi emanando un lieve sospiro, odiava svegliarsi così presto.

"Ma che ha tanto da sbuffare?"
Finì di rispondere anche all'ultima richiesta del suo capo e spense il portatile, godendosi l'ora che mancava all'atterraggio dell'aereo in totale silenzio.
Dopotutto erano appena le sei del mattino, preferiva partire sempre verso quell'orario, ritenuto il meno trafficato.
Si voltò un attimo verso i finestrini presenti dall'altro lato dell'aereo e il suo sguardo cadde irrimediabilmente sui tratti estremamente gradevoli del viso dello sconosciuto, ora ad occhi chiusi.
Jungkook era sempre stato di mentalità aperta, aveva avuto molte ragazze, ma mai la testa per sposarsi.
Il suoi occhi indugiarono troppo sulle labbra di un'insolita tonalità rosa scuro, quasi rosso, ora piegate in un lieve sorriso.

Quasi ebbe paura di essersi spezzato l'osso del collo per via del brusco movimento del capo verso il panorama esterno, per seppellire tra quelle nuvole le sue gote rosse d'imbarazzo.
Dannazione a lui e alla sua passione nel fissare i visi della gente.

Un lieve tonfo destabilizzò il suo riposo, che si fosse rotto un motore? 
Si guardò attorno e scoprì di essere giunto alla pista d'atterraggio dell'aeroporto.
L'orientale al finestrino si schiarì la voce e lui si voltò a fissarlo, come per chiedere spiegazioni.

Non so lei, ma io dovrei scendere.》

Lo fissò per un'altra manciata di secondi, sorprendendosi della determinazione mostrata dall'orientale nel guardarlo dritto negli occhi, come nessuno faceva mai.
Si alzò aspettando il suo turno, scese dall'aereo e inspirò a fondo l'aria umida e fresca del primo mattino.

Dell'orientale non c'era più traccia.



Mi hanno educato fin da bambino a non distogliere mai lo sguardo, mio padre mi diceva sempre che era dimostrazione di sicurezza e a me francamente piaceva studiare gli occhi delle persone.

I suoi erano così spenti però.
Surreali, meravigliosi, certo, ma incredibilmente piatti.
Si passò una mano tra i capelli biondi, afferrò il borsone e scese.
Poco dopo lo trovai a fissare il cielo, si portò il telefono all'orecchio mescolandosi con la folla delle 7 del mattino.

sit next to me - jikookWhere stories live. Discover now