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Quella sera volevo passarla nel completo relax, avrei fatto ciò che più amo fare, ovvero bere.
L'alcool per me era sempre stato come un dolce modo per lasciarmi andare.
Potevo farlo, era venerdì sera dopotutto, l'indomani avrei avuto un brutto hangover e nulla più.
Il bar era colmo di persone, mi guardai attorno cercando un posto libero, lo trovai al bancone, dove una coppia sulla ventina era appena andata via ridendo.
Scambiai qualche parola con il barman, interessato alla mia condizione da solitario, sorseggiai qualche drink di troppo e cominciai a sentire le voci intorno a me più lontane, sorrisi complice.
《Non mi rivolga la parola》
mi girai confuso, l'uomo biondo si era seduto alla mia destra, lo sguardo basso sulle sue dita avvolte in un accendino
《le ricordo che è lei che sta parlando a me, non il contrario》
alzò lo sguardo e lo puntò verso di me, infastidito come da copione
《tsk, l'ho fatto  per non farmi importunare da lei nel corso della serata》
sorrisi languido
《oh avanti, io non importuno nessuno.》
Le mie mani presero a gesticolare, avevo perso da un pò le redini del mio corpo
《piuttosto, beva qualcosa con me, ha sempre l'aria così dura》
esagerai con il tono e con i gesti, per rendere la mia constatazione teatrale, sì, ero totalmente andato.
《Non ho sempre l'aria dura》
il suo tono era quello di un bambino offeso, mi fece sorridere e lui parve notarlo.
《Sì invece》presi un sorso del drink appena ordinato
《ogni volta che la vedo mi viene voglia di toglierle il perenne cipiglio che si ritrova tra le sopracciglia, proprio qua》
portai il dito sul punto appena detto, la sua espressione sorpresa rese il tutto ancora più divertente.
《Lei è incredibilmente fastidioso.》

《E lei incredibilmente cinico》
sorrisi ancora
《un altro drink? offro io》
sbuffò ma accettò la mia proposta e poi quella dopo e quella dopo ancora.
《Direi che è ora di tornare in hotel, chiamo un taxi》
rimase per un pò a tastare il suo cellulare
《cazzo mi si incrociano gli occhi, provi lei》
risi di gusto
《io non sono messo meglio, siamo in una botte di ferro》
inaspettatamente scoppiò a ridere, aveva una risata così cristallina, così contagiosa, il suo corpo ne faceva da tramite.
《Dammi qua che ci provo io》
le nostre mani si toccarono per una manciata di secondi, si accorse del mio sguardo e velocemente si allontanò di un passo spostandosi i capelli dietro all'orecchio.
Contro ad ogni aspettativa il taxi arrivò, riuscimmo persino a raggiungere le nostre camere, tra gli spintoni e le risate, come due sedicenni alla prima sbronza.
《Biondo, siamo al capolinea》 il mio tono voleva essere un'imitazione di un rozzo tassista , rimasi contento dal vederlo piegarsi su se stesso
《non chiamarmi biondo, chiamami Jimin》
nascosi la mia sorpresa con un cenno di capo, l'espressione sempre ammiccante
《all right Jimin, what would you like to do now?》la mia pronuncia gravemente britannica gli fece strabuzzare gli occhi chiari
《dimenticavo sapessi parlare inglese》
《of course my dear》 gli baciai la mano per scherzo, rimase imbabolato e dimenticai di togliere la mia mano dalla sua.
Come un qualsiasi film d'amore da quattro soldi il mio sguardo cadde sulle sue labbra socchiuse, poi tornò ai suoi occhi che ora seguivano il lento movimento della sua lingua ad inumidirle.
Non ci vidi più.

sit next to me - jikookWhere stories live. Discover now