23. DANIELLE

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23. DANIELLE

È strano passare il sabato sera in casa, è strano non preoccuparmi di dover andare a lavoro, però mi piace. Questa è stata la mia prima settimana vissuta come una semplice ragazza, eppure – normalità a parte – in me, di semplice non vedo proprio nulla. Sono un groviglio di pensieri e negatività, non c'è una singola cosa che mi porti a pensare a quanto io sia felice. Sono contenta, mi piace vivere nella mia monotonia, ma non sono... soddisfatta. Mi sembra di vedere gli altri andare avanti e di vedere me stessa sempre nello stesso posto, a qualche passo dal punto di partenza ma estremamente lontana da quello di arrivo. Con un sospiro poso il calice di vino sul tavolo e fisso il resto della pizza all'interno del piatto. Ci poggio sopra un tovagliolo e lo sistemo in frigo, poi afferro il calice e presto posto sul divano per cercare di capire meglio quello che sta dicendo il tipo mentre due enormi balene nuotano tranquille nell'oceano. Oh. A quanto pare le hanno denominate Willy e Sandy. Che nomi terribili per due balene. Lo schermo del mio cellulare lampeggia e questo mi sorprende perché chi mai potrebbe cercarmi in un normalissimo sabato sera? Rimango interdetta quando leggo cinque semplici lettere.

Nuovo messaggio.
Da Scott: Che stai facendo?

A Scott: Guardo Sandy e Willy nuotare. E tu?

Sono sicura che non capirà di cosa sto parlando ma è la verità; queste due calmissime balene sembrano proprio rasentare la mia vita.

Da Scott: Sono in macchina

Corrugo la fronte al suo messaggio. Questo che dovrebbe significare?

Da Scott: Ero al Cocos, pensavo di trovarti lì

Al Cocos? Un attimo, mi stava cercando? Una strana sensazione si diffonde per il mio stomaco, una sensazione a cui non saprei nemmeno dare un nome. Non è la prima volta che la sento in sui presenza ma questa volta... non lo so, sembra solo più intensa.

A Scott: Sono a casa. Mi sono licenziata una settimana fa.

Da Scott: Prepara da bere

Non rispondo al suo messaggio, continuo a fissare lo schermo che dopo qualche secondo diventa nero mentre alle mie orecchie arrivano i versi disperati delle due balene. Magari non sanno nemmeno loro come dovrei prendere queste sue parole, magari anche loro sono confuse dalla piega che la serata sembra aver preso.
Dopo un paio di minuti, sul piccolo tavolino, è presente un altro calice vuoto e al suo fianco una bottiglia. Scott non mi fa aspettare molto visto che suona proprio nel momento in cui sto per riprendere posto davanti alla televisione.
"Ehi." Mi faccio da parte per farlo accomodare. "Ehi." Si schiarisce la gola mentre io chiudo la porta alle sue spalle. "Vino?" faccio un ceno al piccolo tavolo situato tra il divano e il televisore. Il biondo annuisce e mi segue. Prendiamo entrambi posto poi riempio il suo calice e glielo cedo. "Allora, ti sei licenziata?" non tenta nemmeno di spiegare la sua presenza qui e qualcosa mi dice che, in realtà, nemmeno lui sappia darsi la risposta. "Sì, ero stanca. Adesso un lavoro basta." Prendo un sorso d'alcol. Devo ancora abituarmi alla sua figura tranquillamente seduta sul mio divano. "E questo ti fa sentire in colpa per lei?" mi sistemo meglio poggiando il gomito sulla superficie ricoperta di stoffa mentre sorreggo il mio viso. "No. Io ho... riflettuto parecchio e credo che tu abbia ragione. Adesso provo indifferenza. Non sto male al suo pensiero. Credo che la cosa che in realtà mi abbia scosso davvero sia stato il quadro generale." Fisso il liquido all'interno del calice e poi ne prendo un altro sorso. "Quindi il ritrovarti senza dei genitori." Il suo essere così diretto potrebbe dare fastidio a chiunque ma non a me. Sta solo dicendo le cose come stanno e sa che non crollerò in una valle di lacrime dicendomi una cosa del genere. "Sì." "E tuo padre, lui com'era?" la sua domanda mi coglie alla sprovvista ma al ricordo del sorriso di papà tutto il dolore svanisce. "Un grande, grande uomo. Ti sarebbe piaciuto. Tutto lavoro, coccole e ordini – accenno ad una risata ripensando a tutte le ore spese in officina con lui – una persona meravigliosa. Non c'è da stupirsi che io sia venuta su così." "Così come?" chiede confuso prima di riempirsi di nuovo il bicchiere. "Un maschiaccio, ovvio." "A me non sembri proprio un... maschiaccio. Trasudi femminilità da ogni poro." Ancora una volta le sue parole mi colgono alla sprovvista ma stavolta portano anche un lieve rossore sul mio volto. "Femminilità. Sensualità." Mi guarda. "Non è quello che di solito sento dire, e non lo era soprattutto quando ero più giovane." Poso il bicchiere sul tavolino e porto le gambe al petto per stare più comoda. "Perché, che dicevano questo branco di poveri ciechi?" l'atmosfera che si respira è strana, diversa dal solito ed è facile cominciare a sentire l'elettricità formarsi. "Tutte cose negative. Per farla breve offendevano e continuavano a ribadire quale fosse il vero ruolo della donna: a casa, ad accudire bambini e sfamare il maritino. Ma lo sai qual è la verità?" rilascio un piccolo sospiro. "Qual è?" mi osserva. "Non gli è mai andato il giù il fatto che una ragazzina di sedici anni ne sapesse più di loro. Odiavano sentirsi inferiori." "Non posso che essere d'accordo su tutto ciò ma credi sul serio che non ti abbiano mai guardato con desiderio? Voglio dire, una cosa sono le parole, un'altra i pensieri. Sono certo che la maggior parte di questi babbei pensi ancora a te, nei loro letti magari, sotto di loro a implorarli." I suoi occhi mi scrutano affamati e io so, so come questa noiosissima serata si concluderà. "Non lo so e non me ne importa. Adesso le cose sono cambiate e io sono consapevole di quello che faccio, quando lo faccio e come lo faccio." Se pensavo che mi sarei ritrovata a flirtare con il mio capo su un vecchio divano? Se pensavo che mi avrebbe rivelato quello che pensa del mio corpo? Ah-ah. Assolutamente no. Non mento quando dico di essere consapevole del mio aspetto fisico. Ho passato anni a pensare che fossi io quella sbagliata e che meritassi di stare sola, poi un bel giorno ho aperto gli occhi e ho capito che l'attenzione dei ragazzi l'attiravo eccome. Al di fuori del mio pensiero, per loro ero un bel bocconcino. Certo, fino ad ora non mi ero soffermata sull'idea che magari anche i miei vecchi compagni di scuola potessero pensarlo ma poco importa. E poi non ero nemmeno interessata ad una relazione visti tutti i casini che sommergevano Dana e anche papà soprattutto nell'ultimo periodo. Forse se le cose non fossero andate in quel modo e io avessi avuto qualcuno al mio fianco oggi non sarei così fragile, non mi troverei in bilico...
"Credo di saperlo piuttosto bene." Solleva l'angolo sinistro delle sue labbra e io sono un po' più debole. Dopo l'ultima volta insieme ho anche pensato che sarebbe stato meglio darci un taglio con queste scappatele ma come posso rinunciare quando lui è l'unica fonte di distrazione e vitalità che ho? 

𝐴𝑛𝑑 𝑡𝘩𝑒𝑛 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟤]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora