"Dove sei?"

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Avevo intenzione di baciarlo fino allo svenimento. Volevo che le sue mani stringessero le mie. Volevo seriamente spiegargli quella sensazione strana che provo quando sono con lui. Perché lui era diverso. Incredibilmente romantico.

Lunedì grigio, un pò come la Milano di sempre.

Non era tra i banchi a copiare i miei compiti.

Non era seduto accanto a me per dirmi che voleva fossi sua, proprio in quel preciso instante.

Accesi il telefono, spento da quella mattina, con la speranza di trovare un suo messaggio o una sua chiamata. "Sto bene, tranquilla. Mi manchi", questo mi bastava. Mi ricordai del pomeriggio quando ci baciammo, dopo avermi raccontato di sua sorella e dopo aver sentito il suo cuore spezzarsi in piccoli pezzi. Soffriva ancora e temevo davvero facesse qualche cazzata.

Avevo solo la spietata e dolce voglia di rivedere quegli occhi e tenerli ancora un pò con me prima che tornasse a casa. Non può andare tutto secondo i piani per una volta? Non possiamo semplicemente abbracciarci senza avere casini in mezzo? Possiamo fissarci tutto il tempo stesi sul divano?

Non ho mai avuto questo tipo di pace dentro di me. Fin da piccola è sempre stato un casino e da quando sono venuta a conoscenza di certe cose, dentro di me è ancora tutto un fottuto disordine. Non è colpa mia. Solo piccoli rimpianti per aver sprecato lacrime inutili. La mia testa è un caos, così come i miei sentimenti ed il mio armadio. Anche mio padre era scompiglio e venendone a conoscenza anche lui, ha preso e se n'è andato. Ha deciso di non "combattere", resistere e cambiarsi. Niente buona volontà mi dicono.

Ho sempre cercato di non essere come lui: alla sera mi domandavo se un giorno anch'io avessi avuto il coraggio di abbandonare le persone più importanti che ci sono sempre state al mio fianco. Ma non ci riesco. Non riesco a distaccarmi da Leonardo, figuriamoci da mio figlio. Non lo capisco e non lo capirò mai. In fondo preferisco così. Abituarmi al fatto di non avere più una figura maschile accanto a me, è stato duro e lo è tutt'ora. Ed è per questo che voglio un ragazzo come Leo. Con la testa sulle spalle, che ami e sia egoista al punto giusto. A me basta lui e il suo essere. Ho bisogno di questo e lo so per certo.

Il telefono squillava senza nessuna risposta. Non resistevo più: le ore erano pesanti senza incrociare i suoi occhi.

Riordinai lo zaino, aggiungendo velocemente i libri e i quaderni appoggiati sul banco. Pagine bianche.

La scuola non mi è mai dispiaciuta del tutto. Certo, invece di vedere quelle ragazze perfette desiderate da tutti preferisco starmene a casa con una buon pizza e la schermata di Netflix davanti. Passavo così i pomeriggi con Lena. Eravamo sorelle da piccole. Ci siamo conosciute in prima media. Eravamo le solite ragazze escluse da tutte  che se ne stavano da sole, sperando di non essere giudicate e notate da quelli più grandi. Odiava i suoi capelli arancioni e le sue lentiggini. Io li trovavo adorabili.

Non era a suo agio con il suo corpo: trovava in esso sempre un difetto mentre per noi, era perfetta. In tutte le sue forme ed in ogni sua sfaccettatura, lei era il sole, portava luce quando entrava nella stanza. La vedevi arrivare in lontananza con i suoi capelli ricci ed i suoi grandi e tristi occhi. Parlava con poche persone e con quelle poche non parlava quasi mai. Non sapevo niente della sua anoressia. Neanche i genitori. Andava a fare ogni controllo da sola perché "Questo è un mio problema e non posso mettere in mezzo altre persone". Avrei voluto che me ne parlasse. Avrei potuto starle più accanto fino al suo ultimo battito.

E' stata una delle cose più belle.

Distolgo la mia testa dai pensieri che la invadono quando sento il telefono squillare.

- Isabelle -

- Finalmente. Mi stavo preoccupando Leo -

- Non preoccuparti piccola, sto bene. Ti spiego tutto. Vediamoci davanti scuola -

Non risposi.

- Oh, già ti avverto. Ti consumerò di baci -

Dio, mi fa perdere completamente la testa.

Mani fredde #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora