Erano stati giorni pesanti. Questo era tutto ciò che Martino riusciva a pensare mentre si trascinava letteralmente per casa cercando di mettere ordine. Niccolò si era da poco trasferito nella vecchia casa della nonna che era diventata a tutti gli effetti il loro rifugio. Certo, non era particolarmente nuova e mancava ancora da arredare gran parte delle stanze, come ad esempio la camera da letto di Niccolò -la loro, appuntò Martino- che aveva solo un grosso armadio in legno su una parete ed il letto dall'altra. Ancora non avevano dei comodini, non avevano messo la televisione ed anche il wifi era una delle cose necessarie da installare.
Martino aveva preso l'abitudine di appuntare le cose che mancassero per cercare di procurarsele senza spendere troppi soldi, ma aveva capito di aver completamente perso la testa, trasformandosi in una casalinga disperata, quando era entrato in un negozio per la casa in cerca di utensili per la cucina e qualche federa per i cuscini particolarmente liscia, come piaceva al suo ragazzo.
Le settimane erano state scandite dal loro entusiasmo, da Martino che rivedeva casa sua sempre più raramente e anche da qualche nervosismo. Il minore si era convinto fosse normale, poiché insieme alla scuola erano sottoposti a quello stress ulteriore, nell'intento di rendere vivibile quel posto che non vedevano l'ora di chiamare casa.
Ed era successo con una rapidità che spaventava sempre Martino, Niccolò aveva iniziato a spegnersi un po'. Dormiva più del solito e non voleva mangiare nemmeno i piatti preferiti che con cura Martino gli cucinava.
Così si era rassegnato e aveva iniziato a stendersi semplicemente accanto a lui, coccolarlo e sperare che andasse meglio. Aveva ascoltato i suoi pensieri quando raramente li tirava fuori ed aveva asciugato le sue lacrime causate da pensieri ingigantiti dal suo malessere.
A volte sembrava che quest'ombra attorno a lui volesse mangiarsi tutto: Martino lo realizzo quando Niccolò gli confidò quanto anche quelle quattro mura nuove per cui aveva tanto lottato gli trasmettessero brutti pensieri.
"Forse non è bene che tu resti qui tanto tempo" gli aveva detto, mentre evitava il suo sguardo, rannicchiato tra le coperte rosse.
"Che dici, Nico? Perché?"
"Perché mi abituo ad averti intorno. E quando finirà sarà peggio."
"Nico...che diciamo sempre? Minuto per..."
"L'abitudine non va minuto per minuto."
Martino riuscì finalmente a guardare negli occhi il fidanzato, tra quell'ammasso di coperte e capelli.
"Ma poi mi spieghi perché dovrebbe finire? Abbiamo litigato per la raccolta differenziata e per il colore del divano...ma stiamo bene Nico."
Niccolò alzò lo sguardo come a volersi accertare che Martino stesse dicendo la verità.
"Stiamo bene?" Martino annuì con vigore prima di stringerlo forte tra le sue braccia e lasciare che si addormentasse con i suoi impercettibili baci sulla testa.
E poi erano passati i giorni, ancora pesanti, ancora pieni di malinconia. Martino aveva scoperto di vivere i periodi bui del suo fidanzato con la malinconia di chi aspetta ancora il suo sorriso, con la voglia di rivedere gli occhi del fidanzato splendere.
Quella sera posò finalmente tutti i loro vestiti nella lavatrice e dopo averla azionata, rientrò in camera, sorprendendosi di un Niccolò seduto al centro del letto intento a disegnare. Sembrava essere tornata un po' di luce e a Martino il pensiero scaldò il cuore.
"Ben sveglio!" Disse, nonostante l'ora, avvicinandosi e lasciando un bacio delicato sulle labbra secche del più grande.
"Che disegni?" Chiese sporgendosi verso il blocco del fidanzato ma intravide ancora forme non interpretabili.
"Ha squillato il tuo telefono, ho letto che Federica chiedeva se ci andasse di cenare da lei con gli altri ma mi sa che abbiamo fatto tardi!" Disse con fare dispiaciuto.
Martino si sedette accanto a lui sul letto e fece spallucce.
"È già ora di cena, andiamo un altro giorno..."
"Comunque il fatto che ci chiamino Martinico fa cagare amò." Affermò guardando il fidanzato con fare serio, come se la questione fosse di vita o di morte. Erano giorni che non avevano una conversazione normale ma Niccolò sembrava voler parlare di quel nome idiota.
"Ho pensato che invece potrebbe essere Rames il nostro nome, come il faraone. Sto disegnando le sfingi con le nostre facce." Spiegò facendo capire a Martino perché avesse insistito su quella questione.
Martino scoppiò a ridere. "Amo sei 'na pippa! Il faraone se chiama Ramses!" Disse coinvolgendo in una risata anche il suo fidanzato, i cui occhi finalmente brillavano appena, vivi di tutta l'energia che Niccolò possedeva.
Niccolò sbuffò divertito. "E va beeene, vuol dì che dopo te ne faccio un altro di disegno." Disse prima di sporgersi verso il fidanzato e stampargli un bacio sulle labbra. Passarono pochi secondi prima che chiedesse di approfondire il bacio, ed in un attimo Martino sentiva le mani di Niccolò ovunque. Lasciò che questo gli tirasse un po' i capelli per mettere la sua testa in modo da avere migliore accesso ad essa e continuò a dedicarsi a lui come se ne dipendesse la sua vita.
Si staccarono a corto di fiato con una espressione che sembrava dire "Cazzo quanto mi sei mancato!" anche se all'atto pratico non si erano mai separati.
Niccolò si alzò di scatto, per poi stendersi sul pavimento, con la testa sotto il letto.
"Che fai?" Chiese Martino sporgendosi.
"Controlli se ho tolto bene la polvere?" Disse ridendo prima di affacciarsi per osservare il volto del fidanzato.
"Viè qua!" Rispose soltanto, tirando una caviglia di Martino per invitarlo a scendere.
Martino non se lo fece ripetere due volte e qualche momento dopo erano entrambi stesi sotto il letto.
Se qualcuno li avesse visti da fuori avrebbe creduto che fossero impazziti completamente ma Martino guardava Niccolò e si sentiva in pace. Sapeva che stava iniziando a sentirsi meglio, ed era tornato il suo Niccolò, strano e dolce.
"Grazie." Disse soltanto all'improvviso il maggiore. Martino arricciò la fronte perplesso.
"Per?"
Niccolò girò istantaneamente il viso verso il fidanzato per rivolgergli il sorriso più bello che potesse fare.
"Hai portato le stelle anche in questa stanza." Prese un momento fiato e gli strinse la mano.
"Anche quando sono nei miei momenti no, non vedo più solo il buio, tu hai portato le stelle."
Martino sorrise e si sporse per baciare la tempia del fidanzato, ben attento a non urtare la testa con la rete del letto.
"Ed ora che il buio è andato via...ho scoperto che hai portato le stelle anche sotto il letto!" Disse come se fosse il più grande dei segreti, facendo ridere il minore.
"Sei un mago!"
"No, sono innamorato." Affermò Martino guardando il materasso e vedendoci anche lui milioni di stelle. Era l'amore.Quella domenica mattina Martino se l'era presa con comoda e aprì gli occhi certo di avere il miglior buongiorno di sempre, il suo fidanzato. Ma Niccolò dormiva ancora al suo fianco.
Le sue aspettative non furono certo deluse, inaspettatamente sulla testiera del letto era attaccato un foglio a quadretti su cui troneggiava un disegno semplice ed una scritta che Martino avremmo voluto tatuarsi ovunque. Aveva accanto il fidanzato più romantico e meraviglioso del mondo e non poteva esserne più grato.
Osservò ancora il biglietto e poi si strinse a Niccolò pronto a dormire ancora un po' tra le sue braccia.
"Voglio dirti che da quando ci sei tu vedo le stelle anche da dentro la mia stanza (sono anche sotto il letto!)"
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Life bites. RAMES|
FanfictionMa che staranno facendo Martino e Niccolò, tipo adesso ?