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Era uno di quei pomeriggi tiepidi, col sole che illuminava il cielo di un bel rosso scuro, ma che non scaldava molto. Uno di quei giorni in cui prendi una coperta, accendi Netflix e ti dimentichi che fuori la porta esiste un mondo fatto di persone che vivono, corrono, esistono. Per Martino era uno di quei pomeriggi da passare incastrato tra il bracciolo del divano e la schiena di Niccolò, fingendo di guardare un film scelto a caso e beandosi di tutta quella calma.
Era un sabato qualunque, quello: Niccolò l'aveva aspettato in cortile all'uscita da scuola per tornare a casa insieme, poi l'aveva convinto a restare a pranzo da lui e Martino si era dovuto sorbire la solita -ilare- conversazione con la madre che ormai riusciva a vederlo soltanto sporadicamente. Avevano mangiato delle lasagne precotte comprate al supermercato durante una delle ultime spese fatte insieme e avevano goduto del tempo per loro stessi. Casa di Niccolò era deserta per i prossimi giorni e a Martino parve che l'intenzione del fidanzato fosse quella di prenderlo in ostaggio per tutto il weekend. Che sacrificio!
"Questo film è 'na stronzata colossale!" Affermò Niccolò, così dal nulla, facendo ridere il rosso che non aveva idea nemmeno della trama del film che stava andando avanti sulla tv.
Niccolò era sereno, Martino lo avvertiva dal respiro che aveva imparato a riconoscere. E niente, come quella consapevolezza, sapeva scaldare il cuore del più piccolo.
"Spegni se non ti va..." Disse Martino accarezzandogli piano i capelli e lasciando un bacio impercettibile sul suo capo.
Niccolò si mise a sedere con un salto e rivolse il suo sguardo all'altro. "Che ne dici se andiamo a trovare tua madre? Hai detto che non l'hai vista nemmeno ieri quando è tornata da lavoro... possiamo andare da lei e al ritorno pizza e birra?" Propose in un lampo. "Andare a trovare mia madre? A casa mia?" Rispose Martino tra il sorpreso e il divertito. Niccolò fece spallucce, come se avesse proposto la cosa più normale del mondo. "Mi spiace se non la vedi fino a lunedì, non voglio che mi odi." Fece una pausa. "Prendiamo un dolce, lo portiamo e facciamo merenda con lei. Che dici?" Propose con un sorriso.
Martino aveva letteralmente un caos in testa. Mille pensieri -mille bombe, direi- in testa.
"Questo perché ovviamente resto qui a dormire fino a lunedì..." Esordì Martino ridendo dell'espressione colpevole del fidanzato. "Vada per la merenda." Disse stiracchiando le gambe mentre Niccolò aveva già iniziato a prepararsi per uscire.
La vide istantaneamente. Succede a tutti, a nemmeno diciott'anni, di avere davanti l'idea precisa di come avrebbe voluto che fosse la sua vita da lì in poi? O era solo un fortunato, uno su un milione? Vedeva precisamente la bellezza di quelle giornate, la meraviglia di vederle diventare quotidiane. Gli spazi da condividere, le cose semplici, la sensazione di tornare a casa ed essere felice sapendo chi c'è dietro la porta. Era assurdo volere già tutto questo? Martino credeva sì, di essere un po' folle, ma era felice. Felice mentre Niccolò faceva attenzione a salire le scale del suo palazzo senza far cadere il tiramisù che stringeva tra le mani. Per portarlo a sua madre.
Bussarono alla porta e sembrò quasi naturale. La madre di Martino aveva il volto un po' sorpreso ma lo stupore fu rimpiazzato dall'entusiasmo di Niccolò in un attimo.
"Lo so che Marti non è mai a casa, ma è colpa mia! Ho pensato che un tiramisù avrebbe aiutato..." Disse porgendole il dolce per poi stringerla in un abbraccio.
Martino in disparte guardava due delle persone più importanti della sua vita interagire come se fosse una abitudine di anni e si sentì ancora felice.
Fu quando si sedettero sul divano con le coppe di dolce tra le mani che la donna prese parola. "Comunque pensavo che avrei assistito a questa cosa almeno tra qualche anno." Disse prendendo un boccone di torta. "Cosa?" Chiese Martino osservandola. "Mio figlio che mi viene a trovare a casa... non fa molto coppia sposata?" Disse ridendo e coinvolgendo Niccolò.
Ed effettivamente anche la spesa fatta a tarda sera per i giorni successivi, le pizze ordinate da Martino che già conosceva i gusti del fidanzato, i baci pigri a letto prima di chiudere gli occhi avevano un sapore strano. Piacevolmente diverso.

Niccolò masticava il suo pezzo di pizza osservando distrattamente la televisione. Ai piedi dello stesso letto, Martino cercava disperatamente di finire quella noia mortale dei Malavoglia, sbuffando alla fine di ogni capoverso e punzecchiando le anche del fidanzato col piede, giusto per fargli fastidio.
"Comunque ho parlato con mamma di una cosa e volevo sapere che ne pensavi..." Accennò il più grande, facendo pressione con la gamba sul fianco dell'altro.
Martino si girò su un fianco, la faccia perplessa e preoccupata leggermente. "Si Nico, m'è tutto chiaro adesso..." Disse facendo ridacchiare l'altro.
Si mise a sedere in un attimo, facendosi più vicino a Niccolò che sorrideva divertito.
"Ho chiesto ai miei di andare a vivere da solo nella vecchia casa di nonna... è vuota da anni ormai ed io penso che sia arrivato il momento. Da Settembre inizio l'università e poi pure noi abbiamo bisogno dei' spazi nostri!" Cominciò entusiasta, non facendosi spegnere nemmeno dalla faccia allarmata di Martino.
"E Anna che t'ha detto?"
"Lei non sembra proprio felice ma più perché le dispiace che me ne voglio andà. Mio padre non vedeva l'ora che levassi le tende! M'ha detto che mi aiuta a sistemarla!" Continuò ancora. "Te che ne dici?"
Martino fece spallucce. "C'hai pensato bene? Guarda che è pesante a volte torna a casa e sapere che non c'è nessuno." Niccolò si accigliò leggermente, inclinando la testa di lato come se stesse riflettendo su qualcosa.
"Marti...io li vedo a cena cinque o sei giorni a settimana, il resto del tempo lo passo con te. Cosa cambierebbe?"
Sembrava fornirgli una risposta ovvia, scontata che era l'esatta fotografia di quel periodo in cui sembravano non riuscire a stare un minuto separati. Nessuno di quei minuti, presi uno alla volta col contagocce, sembravano essere destinati a vederli fuori contatto: se non nello stretto necessario.
"Ho capito che intendi eh. Vorrei andare dall'altra parte del quartiere, non a Londra. Prima o poi devo farla sta cosa, no?" Domandò con un pizzico di irritazione involontaria nella voce.
Martino si pentì immediatamente di quello che aveva detto. "Non intendevo quello che pensi. So benissimo che puoi prenderti cura di te. Te dispiace se c'ho l'ansia a pensà che se te senti male stai da solo?
Ci sono io e lo sai ma...permetti che mi sento più tranquillo se so che quando vado via per qualche ora c'è qualcuno con te?"
Niccolò addolcì lo sguardo, tirandosi il ragazzo addosso per dargli  un bacio a fior di labbra.
"È perché ti concentri sulle cose sbagliate testa de cazzo!
Io penso a quanto sarà bello starcene da soli tutto il tempo nelle nostre cose, ai tuoi vestiti nell'armadio, a tu madre che impazzisce perché non torni più a casa e alle feste tutti insieme da noi..."
"Da noi?"
"Che ne dici? Domani ce facciamo un giro da Ikea come le coppiette de sposini?"
Martino rise annuendo piano, inconsapevole di aver appena dato il via a qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita. Ma è questa la fortuna di incontrare l'amore della vita da ragazzini, giusto?
"Okay, ma ce portiamo Fili che noi due non siamo buoni.."

Life bites. RAMES|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora