Martino era stato coinvolto nel folle piano del fidanzato in trenta secondi. Un minuto prima erano seduti al tavolo del piccolo soggiorno della nuova casa di Niccolò intenti a studiare in vista dell'ultima verifica bastarda, quella prima delle vacanze pasquali; il momento dopo Niccolò lo aveva trascinato sul letto, nascondendo dietro le spalle una misteriosissima busta bianca.
"Dai Nì, mi fai vedere che hai?" Chiese ancora Martino, supplicandolo. Aveva assunto quella faccia da cucciolo a cui il più grande non sapeva resistere e sperava che con qualche bacino e due moine sarebbe riuscito a svelare questo mistero che Niccolò custodiva.
Niccolò sorrise ampiamente. "Prima che tu possa dire qualsiasi cosa, sappi che ho pensato a tutto. Ho parlato con tutte le persone che dovevano essere informate e sono tutte d'accordo...tranne te! Ma per te era una sorpresa." Ammise porgendogli quella bustina con applicato su un logo che Martino riconobbe subito come l'agenzia di viaggi a due passi da casa sua. Sospirò appena prima di tirare fuori due fogli identici. Praga. Fu l'unica cosa che lesse tra lo shock e la gioia. "Nico, andiamo a Praga?" Chiese per esserne sicuro prima di lanciarsi tra le braccia del fidanzato. Niccolò annuì ridendo di pancia, accogliendo il fidanzato e abbracciandolo con lo stesso entusiasmo.
"Tre giorni. Partiamo a Pasquetta... poiché ho pensato che avresti voluto passare Pasqua con tua mamma, per non lasciarla sola." Argomentò spiegando la scelta dei giorni.
Ecco, quelle attenzioni di Niccolò erano per Martino qualcosa di marziano. Era impensabile per lui credere che qualcuno al mondo avesse quella sensibilità, ed anche se ormai conosceva bene il suo ragazzo ancora se ne meravigliava.
Si sporse per dargli un bacio su quelle labbra rosee che amava e bramava costantemente, ricordando di rivolgergli dopo un sorriso carico di riconoscenza.
"So che magari potevamo passare Pasquetta con gli altri ma 'sto cazzo de EasyJet partiva solo de lunedì!" Disse ancora mentre Martino scuoteva la testa. "Ce stiamo sempre co' gli altri, Nico. Andiamo a Praga." Disse scandendo ancora le parole, come a volersene convincere.
Risero ancora, Niccolò ubriaco della felicità del fidanzato; Martino felice come mai.
"Nico..." Disse dopo un attimo di silenzio il più piccolo. "Hai speso un sacco di soldi però." Continuò facendo arricciare il naso del fidanzato. "Dai smettila Marti, non hai visto dove andiamo a dormire...se nella stanza ce sta il letto semo fortunati." Rispose spingendo leggermente il ragazzo con una botta sulla spalla.
"No vabbè, me devo trovare un fidanzato ricco, ho capito..." Disse allora Martino beccandosi un cazzotto sulla gamba insieme al volto indignato di Niccolò. "A' stronzo!" Rispose prima di avventarsi sul suo collo per lasciargli un morso.
Peccato che Niccolò sapesse benissimo che in quel modo non avrebbe fatto male il fidanzato, anzi...Il sonno aveva ancora possesso di tutti i sensi di Martino. Se ne stava con la faccia schiacciata sul finestrino della macchina di suo padre: quello di accompagnarlo all'aeroporto alle cinque e mezza del mattino era uno dei tentativi disperati dell'uomo di recuperare un briciolo del loro rapporto, peccato questa volontà non fosse accompagnata da niente di concreto.
Martino dal canto suo aveva bisogno che qualcuno lo portasse a Fiumicino e piuttosto che aspettare un autobus, la proposta del padre era sembrata la migliore. A pensarci adesso, invece, era più idonea l'idea dei genitori di Niccolò: andare a dormire da loro ieri avrebbe semplificato tutto.
"Che hai fatto ieri?" Chiese l'uomo per fare conversazione. Martino sbuffò appena. "Io e mamma abbiamo deciso di far finta che non fosse Pasqua per evitare di andare da zia. Abbiamo ordinato sushi e visto serie tv su Netflix." Commentò con un filo di voce, ancora particolarmente assonnato.
"Hai aperto delle uova?" Martino scosse la testa.
L'aria in quella macchina era pesante e Martino maledisse il suo fidanzato che non rispondeva ai messaggi. "Come mai questo viaggio?" Disse ancora.
"Deve esserci una ragione?" Rispose acido Martino. "Intendevo dire...come mai tu ed i tuoi amici avete deciso di andare a Praga?" Continuò, probabilmente aggravando la situazione. Martino si girò a guardarlo con quella sfacciataggine che non avrebbe avuto qualche mese addietro. "Pensavo mamma te lo avesse detto. Non parto con Giò e gli altri, vado in vacanza col mio fidanzato. Niccolò." Disse sospirando alla vista in lontananza dell'aeroporto.
Il padre si ammutolì. "Vedi, lasciami qua, che se entri paghi il parcheggio." Se ne uscì improvvisamente Martino, aprendo la portiera al volo a qualche metro dal parcheggio dell'aeroporto. Tirò lo zaino dai sediolini posteriori e si abbassò al finestrino. "Grazie per il passaggio." Disse e senza aspettare la risposta del padre, corse verso quella che riconosceva essere la macchina del padre di Niccolò.
"Buongiorno!" Disse l'uomo uscendo dall'abitacolo della macchina e stringendo la mano di Martino. "Pronti?" Chiese Anna stringendolo in un abbraccio. Niccolò pareva, se possibile, ancora più assonnato di come lo sembrava il fidanzato. "Buongiorno" Mormorò il più piccolo stampandogli senza imbarazzo alcuno un bacio sulle labbra.
Assieme a Niccolò, anche i suoi genitori erano entrati a far parte della sua vita, con una regolarità che scaldava il cuore di Martino. Con il passare dei mesi si erano studiati e pian piano avevano costruito mattone dopo mattone un muro di fiducia e di complicità che li rendevano a tutti gli effetti una famiglia.
Dall'inizio di questo incredibile anno che stava vivendo, Martino aveva realizzato di non soffrire nemmeno più per l'assenza del padre come prima. Non se la prendeva più per le sue mancanze e per quella velata disapprovazione che non perdeva occasione di fargli notare. Martino aveva riscoperto la bellezza del rapporto rinato con la madre che era diventata la sua prima supporter e confidente ed aveva accolto i genitori di Niccolò come punto di riferimento, sicuro di potervi fare affidamento.
Eppure non poteva smettersi di chiedere perché qualcuno che ti mette al mondo, sangue del tuo stesso sangue, sia capace di abbandonarti tutto ad un tratto e non provare dolore nel vedersi rimpiazzato. Martino si chiedeva davvero se il padre fosse rimasto a guardarlo mentre abbracciava due sconosciuti in un parcheggio di un aeroporto o se semplicemente avesse fatto retromarcia per tornarsene a letto, felice di essersi tolto davanti l'ennesima rottura di coglioni.
"Chi ti ha accompagnato, Marti?" Chiese Anna accarezzandogli il volto. "Avrai mica preso il bus?" Continuò con una punta di rimprovero nella voce. Martino sorrise, stringendo della mano la mano del fidanzato. "No, mi ha accompagnato mio padre. "
Niccolò gli rivolse uno sguardo eloquente, come a volergli leggere il pensiero e capire come fosse andato quel breve ma pesante tratto di strada insieme.
"Ah..." Disse Anna, a conoscenza del minimo necessario per capire riguardo la situazione familiare di Martino. "Ora è presto, ma più tardi ti chiamerà mamma per ringraziarti..." Disse Martino prima di stringersi in un abbraccio con la donna, giusto all'entrata dei check in.
"E di cosa? Divertitevi ragazzi e mi raccomando..." Rispose la donna porgendo un bacio sulla fronte del figlio e allontanandosi assieme al marito.
Niccolò gli accarezzò una spalla mentre si mettevano in fila per il check in. "Qualsiasi pensiero tu abbia...lascialo qua a Roma, okay?" Disse facendo annuire il rossiccio. "E poi vedi? Non ho nemmeno dimenticato la nostra valigia a casa." Continuò indicando il bagaglio condiviso. "Basta che non hai tolto i miei vestiti per metterci i tuoi." Lo prese in girò Martino avanzando nella fila. La testa già svuotata dai pensieri negativi e pieni della gioia del fidanzato.Quel primo giorno a Praga era stato distruttivo. Letteralmente. Erano arrivati al centro alle dieci e mezza del mattino e dopo aver lasciato la valigia nella camera spoglia ma con una meravigliosa vista sulla Casa Danzante, avevano passato tutta la giornata ad esplorare in giro. Niccolò si era letteralmente innamorato dell'atmosfera su Ponte Carlo. "Mi ricorda Il Pont Neuf." Aveva detto con gli occhi pieni di luce, facendo mentalmente annotare a Martino la volontà di portarlo a Parigi, magari per il loro anniversario. Stucchevole e romantico: era diventato così.
Dal canto suo Martino si era deciso a nutrirsi soltanto di Trodlo per i prossimi tre giorni, dolci ricoperti di zucchero, che caldi erano letteralmente il paradiso.
Avevano visitato il quartiere ebraico e a ora di cena si erano ritrovati seduti su una panchina alla luce della Casa Danzante con un kebab tra le mani.
Avrebbero potuto attraversare la strada per mangiare seduti sul letto, nella tranquillità della loro stanza ma ad entrambi quella atmosfera sembrava più in linea con la loro personalità.
La strada era stranamente deserta, poche luci ad illuminare i loro volti e due birre appoggiate a terra.
Niccolò addentò un pezzo del kebab del fidanzato facendolo ridere. "Stronzo!" Disse l'altro indignato. "Prima non hai voluto quello completo e mo te voi magnà il mio?" Chiese mentre l'altro annuiva con vigore. "Ma certo, pensavo che ce metteva qualcosa de strano!" Rispose il più grande accigliato. Il più piccolo, facilmente corruttibile, gli porse il panino senza battere ciglio e facendo ridere Niccolò. "C'è qualcosa che mi negheresti? Un rene?" Disse ridendo ancora. Martino scosse la testa. "E se te serve il rene che faccio, un te lo do?" Rispose prendendosi un bacio dalle labbra del fidanzato, incurante della quantità di cipolla che avessero mangiato in quel kebab.
Niccolò era felice. Quando aveva prenotato quella vacanza all'insaputa del più piccolo si era pentito immediatamente. Purtroppo non avevano un bel ricordo del loro primo "viaggio" insieme e la paura che Martino potesse associare quello che era successo a Milano a tutte le trasferte. Ma il suo fidanzato era davanti a lui, con gli occhi piccoli piccoli dalla felicità e la bocca sporca di ketchup che non pensava ad altro che a godersi quei giorni insieme a lui.
"Mille volte meglio questo che Luchino ed Elia che litigano su chi deve accende la brace..." Commentò Martino facendo ridacchiare il fidanzato. "Che dici, ogni anno una città diversa per Pasquetta?" Propose il più piccolo prima di trascinare Niccolò dall'altra parte della strada, nella loro stanza d'albergo, per dimostrargli quanto fosse grato di essere esattamente in quel posto, in quel momento.Martino, steso sul letto della loro stanza, si guardava attorno, intento ad aspettare che Niccolò uscisse dalla doccia.
"Secondo me se non te metti i boxer te viene qualche malattia..." Commentò il maggiore ridendo, alludendo alle condizioni non proprio ottimali di igiene di quell'ostello. Martino scattò in piedi recuperando le sue mutande, mentre mandava a cagare il fidanzato. "Mi passi il pigiama?" Gli chiese allora mentre Niccolò era intento ad asciugarsi. Il più grande, dopo aver infilato un pantalone della tuta, si piegò ad aprire la valigia per poi bloccarsi subito dopo.
"Ho un regalo per te." Disse saltando sul letto e prendendo tra le mani il viso del più piccolo.
"Ancora?" Chiese Martino con quel luccichio speciale negli occhi. Niccolò annuì lentamente, impossessandosi della sua bocca per dare vita all'ennesimo bacio pieno di passione.
"Non se direbbe che te sei vuotato mo, Niccolò." Mormorò Martino dandogli un morso sulla spalla. Il maggiore scoppiò a ridere. "Che finezza Marti..."
Niccolò si sporse fuori dal bordo del letto e tirò fuori dalla valigia un enorme uovo di cioccolata Kinder. "E' quello Maxi, il più grande che c'era. Ed ho scelto quello con gli Avengers, perché so che ti piacciono. " Disse porgendoglielo.
Era un uovo di cioccolato. Da bambino Martino ne aveva ricevuti a decine dai genitori, dai parenti e anche a scuola all'ora di pranzo ne regalavano uno ai bambini nella settimana di Pasqua. Eppure da qualche tempo in casa sua erano scomparse tutte le tradizioni, anche cioccolato e regali; da una parte per la volontà di creare ricordi nuovi di zecca e non ancorati al passato, da una parte perché l'universo aveva spinto Martino a capire che era diventato grande e che non gli spettasse più quella coccola, quell'attenzione speciale di chi ti compra un uovo di cioccolato per dirti che ti ama.
Ma Niccolò non era così. Niccolò aveva fatto comprato delle decorazioni nuove per Natale e gli aveva portato un regalo da aprire sotto il vischio, tra un bacio e l'altro; Niccolò aveva comprato cioccolatini e fiori per San valentino e non mancava di far qualcosa per lui ad ogni mesiversario, Niccolò aveva tolto qualche maglia e un paio di jeans dalla valigia per portare a Praga un uovo di cioccolato per il suo fidanzato.
E fu ancora così, quel momento realizzò che non aveva bisogno di niente e di nessuno perché Niccolò era arrivato per prendersi cura di lui e riempire tutti i buchi, tutte le mancanze di cui soffriva. Niccolò era arrivato per amarlo nel modo più totalizzante che poteva immaginare."Io non ti merito."
"Per la cioccolata?"
"Per tutto quello che fai. Io non ti merito, ma ti amo."Ed i baci di Niccolò furono intervallati da mille ti amo suss

STAI LEGGENDO
Life bites. RAMES|
FanfictionMa che staranno facendo Martino e Niccolò, tipo adesso ?