Capitolo quattro.

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Giorno cinque. (16.11.2012)

Ho cucinato per lei. A lei è piaciuto tantissimo. Non ha smesso di ringraziarmi per la magnifica cena per tutto il tempo che abbiamo trascorso assieme.

Quando è arrivata a casa mia alle sette, non c’e stato quell’imbarazzo che credevo ci sarebbe stato dopo il bacio di ieri. Al contrario, quando le ho aperto la porta mi ha abbracciato, lasciandomi un casto bacio sulle labbra.

Quello a rimanere spiazzato sono stato io. Ad ogni modo, le ho avvolto un braccio attorno alla vita e ho approfondito per pochi secondi il bacio.

“Buona sera signor Styles” mi ha sorriso dopo il nostro bacio.

“Signorina Evans” ho sorriso a lei, “vuole entrare?” le chiesto lasciando il passo libero. E lei è passata sorridendo.

“Che adorabile dimora” ha riso mentre stava guardando la casa da cima a fondo.

“Non ti sto prendendo in giro, mi piace davvero” mi ha sorriso infine raggiungendomi in cucina.

“Ne sono contento” le ho risposto.

Si è avvicinata a me. Era veramente vicina. Le sue braccia strusciavano contro le mie in una bellissima carezza. Cercavo di non pensare al fatto che lei fosse così vicina, ma ogni qual volta lo facevo rabbrividivo.

L’Harry di Londra non sarebbe rabbrividito. Quell’Harry, al solo contatto con una ragazza come lei, l’avrebbe presa, e l’avrebbe portata in camera e sbattuta sul letto.

Ma non sono più quel ragazzo. Non lo sono più da quando sono atterrato qua quasi sei anni fa.

Sono scappato da quello che ero, e non vorrei esserlo mai più.

Non voglio farle del male, non voglio privarla di niente. Voglio solo prendermi cura di lei il più possibile.

Mi sono voltato e le ho sorriso, prendendomi in cambio un sorriso che ha illuminato l’intera cucina.

“Quindi, cosa hai deciso di prepararmi?” mi ha chiesto poi girando per la cucina, in cerca di qualche indizio.

Era bellissima anche questa sera, e lo è anche adesso che la guardo dormire accanto a me, raggomitolata su se stessa ma con un braccio sul mio petto.

Si è presentata a casa mia con dei semplici jeans e una camicetta rosa, ma le stava tutto alla perfezione. Le sue gambe erano slanciate da dei tacchi neri, che la facevano ancora più vicina a me. Ma io adoro il suo non essere altissima. Rende tutto molto più dolce.

Quando è venuta da me alcuni dei suoi capelli erano raccolti da una spilla che glieli spingeva dietro la nuca, mentre adesso sono sparsi per tutto il cuscino, e alcuni dei suoi morbidi capelli solleticano la mia spalla.

Si è addormentata mentre stavamo parlando, mentre ci stavamo conoscendo, e mentre io le stavo dolcemente accarezzando i capelli, mentre facevo attorcigliare le sue punte tra le mie dita.

Prima di cadere in un sonno profondo, dato anche dalla stanchezza del suo lavoro, mi ha rivelato che le piace tantissimo quando qualcuno le accarezza i capelli.

Ho sperato sin dall’inizio della serata che lei sarebbe rimasta a dormire qua, ma non per approfittarmi di lei, per il semplice motivo di averla vicina, perché quando lei è con me io mi dimentico del male che ho. Sto in pace con me stesso, e mi fa vivere una fiaba che in realtà la mia vita non è.

Abbiamo mangiato alcuni cibi tradizionali inglesi. Ci siamo seduti sul divano conoscendoci, e quando si stava avvicinando l’ora di andare, lei si è raggomitolata sul mio petto, e nascondendo il volto contro il mio collo mi ha sussurrato se poteva rimanere a dormire qua.

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