Capitolo sei.

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Giorno tredici. (25.11.2012)

Penso di non essere mai stato così felice come in questo fine settimana. O forse si. Forse il fine settimana migliore della mia vita è stato lo scorso passato a casa mia. Perché nonostante gli eventi di questi giorni, niente si può mettere a confronto ai primi giorni in cui ha passato la notte dormendo al mio fianco.

Ad ogni modo, non ho avuto nemmeno un momento per fermarmi a pensare. Ho vissuto il momento, e sono stati i più belli.

Quando il venerdì sono arrivato a casa sua ci siamo abbracciati e dati un lungo bacio.

Non lo facevano così bene da qualche giorno. Poiché la mattina in ospedale avevamo avuto solo il tempo di un veloce bacio.

Dopo che ci siamo staccati dal nostro bellissimo bacio, mi ha detto di andare subito in cucina, perché la cena già ci stava aspettando.

E’ una cuoca veramente brava. Ha cucinato il piatto simbolo della cucina canadese, la poutine, e come finire una semplice torta di zucchero. Questa gliela aveva insegnata a fare sua nonna.

Mi ha raccontato qualcosa di più su i suoi nonni, mi ha fatto vedere gli album con le foto di quando era piccola. Foto con suo fratello e sua sorella, coi suoi genitori, coi suoi nonni, e i suoi tanti cugini.

Suo fratello ha i capelli un po’ più scuri dei suoi, ma gli stessi occhi, mentre guardando la sorella, sembra di avere una copia di lei, però in miniatura..

A detta sua, i suoi nonni, sono le persone più dolci che possano esistere.

Mi ha raccontato di quando sua nonna le ha insegnato a fare tanti dolci tipici, di quanta pazienza aveva.

Mi ha raccontato di suo nonno, dei suoi baffi enormi, prima neri ma che col passare del tempo sono diventati bianchi. Mi ha detto di quanto fosse bello quando la portava al parco e la spingeva sull’altalena. Le sembrava di volare e di toccare le nuvole a quell’epoca.

Mi sono veramente reso conto che questa è la ragazza più genuina, innocente e dolce che io abbia mai conosciuto. E mi sono reso conto, di quanto davvero io sia stato fortunato per i miei ultimi mesi.

Ho come una tentazione. La tentazione di non dirle niente, di continuare a mentire, ma so che non potrò sparire da un momento all’altro tra qualche mese. Deve saperlo, ma non ancora.

Il suo letto è molto comodo, ma soprattutto è comodo dormire ovunque ci sia lei.

Sarebbe comodo dormire anche su una tavola di legno, o una tavola di ferro se lei è tra le mie braccia.

Penso che anche a lei piaccia, perché quando queste sere, ma anche a casa mia, abbiamo dormito assieme, è stata lei per prima a cercare questo contatto. Contatto che io non ho rifiutato e continuerò a non farlo.

Il venerdì è stata la prima sera che ho dormito veramente bene in questa settimana, perché finalmente ero con lei, perché per quanto io mi sforzi di addormentarmi col suo sorriso, coi suoi occhi, e con la sua voce in testa, non sarà mai uguale alla bellezza di averla accanto.

Il sabato mattina siamo usciti presto, avevo voglia di stare fuori con lei tutto il giorno.

Una veloce colazione in centro e poi non siamo tornati a casa fino alla sera.

Abbiamo girato per tutte le piccole città carine vicine a Los Angeles, e in serata siamo rientrati, fermandoci a prendere delle pizze da portare a casa.

“Mi sono divertita oggi, veramente” mi ha detto mentre stavamo mangiando la pizza.

Quanto è sempre bello sentir quelle parole.

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