Capitolo nove.

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Capitolo 9.

Giorno venticinque. (7.12.2012)

Si può benissimo dire che questi ultimi giorni non siano stati veramente il massimo.
Ho potuto vedere Melody solo nella sua pausa pranzo, poiché è stata veramente molto impegnata col lavoro. Come si avvicina dicembre il mese del Natale sembra che qui le persone si facciano più male. Riusciremo a passare il giorno di Natale assieme? Lo spero.
A parte il fatto di aver visto poco Melody, non sono stato nemmeno molto bene.
Faccio le terapie, prendo le mie solite medicine, ma sembra che davvero più passino i giorni e più la malattia mi distrugga dentro molto lentamente. Secondo i dottori presto dovrò cominciare ad aumentare le terapie, a dover fare qualcosa in più anche a casa. E quando arriverò a quel punto come potrò continuare a tenere questa cosa nascosta a lei?
Sta già diventando difficile, perché se continuerò a sentirmi giù e debole come mi sono sentito questi giorni come potrò continuare?
Dovrò prendere davvero coraggio e fargli sapere come stanno le cose. Uno di questi giorni dovrò farlo.
Finalmente però adesso è arrivato il venerdì. Questa sera potrà venire da me. Passeremo il nostro solito week end assieme, senza essere disturbati da nessun altro.
Devo veramente prendermi un giorno di questi e dirle il mio destino? Come posso rovinare i nostri momenti con questo? Sinceramente non lo so, e oltre la malattia il pensiero di doverlo fare per forza mi distrugge ancora di più.
Vorrei andare avanti senza dirle niente, arrivare così da un giorno all'altro e morire senza averle detto niente per non farla essere triste, ma non posso, così finirebbe solamente per odiarmi. Ed è veramente l'ultima cosa che voglio andarmene con lei che mi odia.
Ma lo farò. Uno di questi lo farò.

Prima che lei venisse da me questa sera ero convinto sarei riuscito a dirle ciò che realmente stava accadendo, ero convinto sarei riuscito a dirle della malattia e che presto o tardi me ne sarei andato, ma così non è stato, perché quando l'ho vista arrivare non ci sono più riuscito, e non volevo farlo.
Mi sembrava di farle un torto dicendoglielo. Anche se purtroppo il torto già lo sto facendo nascondendole tutto.
Ma come si può dare una brutta notizia ad una così bella ragazza? Semplicemente non si può.. Anche se dovrei.
Come ogni fine settimana questo venerdì lei è venuta a mangiare da me, e poi abbiamo guardato un film, anche se sinceramente abbiamo capito ben poco del film, eravamo impegnati in altro.
Ho dovuto fare uno sforzo enorme questa sera. Mi sentivo stanco, giù, e ho dovuto resistere con tutte le mie forze per non crollare proprio lì davanti a lei.
Poi siamo venuti a letto, e dopo un po' che stavamo parlando lei si è addormentata, mentre io ancora stavo cercando di riprendermi, di riprendere le forze che prima mi stavano lasciando.
Ora sto abbastanza bene, anche se ancora sento un po' di dolore al petto, ma basta dormirci su e quando domattina mi sveglierò tutto sarà passato.

Giorno ventisette. (9.12.2012)

Da come è andato il sabato sembrava che anche questa domenica sarebbe andata bene, ma in realtà lo avevo solo sperato.
Oggi pomeriggio eravamo in giro a passeggiare come sempre, ma Melody non si è sentita molto bene, e così siamo tornati a casa.
Una volta a casa lei ha passato la maggior parte del tempo in bagno, a vomitare.
Non ero mai stato preoccupato per una ragazza come in quel momento in vita mia.
Non sapevo cosa potevo fare, cosa potevo darle, e lei come provava a parlare doveva girare a rimettere.
Mi ha chiesto dopo un po' se potevo lasciarla sola ed io l'ho fatto, anche se contro la mia volontà.
Dopo una ventina di minuti che l'avevo lasciata sola in bagno, la porta si è aperta, ed è uscita lei, anche se un po' barcollante, e così l'ho aiutata a sedersi.
Non stava comunque bene anche se era riuscita ad alzarsi ed uscire da la.
"Come ti senti? C'è qualcosa che posso fare?" gli ho chiesto con molta ansia.
Lei ha annuito, ed io ho aspettato la sua risposta, anche se sembrava non volesse uscire dalla sua bocca.
"Mel?" ho domandato di nuovo.
Lei ha preso un respiro e allora ha detto "Devi ascoltarmi, solo questo ti chiedo".
Ho annuito ed ho atteso che cominciasse a parlare.
"Non credo sia un virus o qualcosa così" ha cominciato, "penso sia altro. È qualche giorno già che sto così, ci sono alcuni odori che da qualche giorno mi fanno venire la nausea, ed ho un ritardo.. Così venerdì prima di venire da te sono passata in farmacia".
Ho provato ad intervenire, ma prima che potessi farlo mi ha fermato.
"No Harry, fammi finire.. Così ho preso un test, che solo pochi minuti fa ho avuto il coraggio di fare".
"Cosa ha detto il test?" ho chiesto con voce tremante.
Prima di rispondere l'ho vista prendere un grosso respiro, ed infine "ha detto che sono incinta".

In quell'esatto momento ho sentito come se il mondo mi cadesse veramente addosso, peggio di quando mi avevano detto della mia malattia.
Questo era ancora peggio.
Trovare qualcuno, trovare l'amore sapendo di doverlo abbandonare di qui a qualche mese pensavo che già fosse una sofferenza fin troppo grande per chiunque, ma questo.. Saper di star per diventare padre ma essere consapevoli che mai si vedrà crescere il proprio figlio, questa si che è una sofferenza. Questo fa più male del cancro.
Come posso andarmene dopo questo? Crescere un bambino con lei, passare la vita con lei, sarebbe un sogno bellissimo, peccato che sarà uno di quei sogni che rimarrà nel cassetto, chiuso a chiave.
Perché non ho la minima speranza di veder nascere mio figlio, figuriamoci di vedergli compiere i primi passi, di sentirgli dire le prime parole, di sentirmi chiamare papà.. Non ho tempo per niente ormai.. Tutte queste cose non accadranno mai nella vita. Devo rassegnarmi sul serio, guardare in faccia la realtà.. E cogliere il momento, metterla in guardia da me, dirle subito ciò che realmente c'è sotto, dirle che io non posso darle un futuro, che non posso dare un futuro al nostro bambino, che nascerà, crescerà e passerà la vita senza aver conosciuto suo padre.
Devo dirglielo ora, perché se non lo faccio adesso, non ci riuscirò mai più.

"Harry.. Di qualcosa, qualsiasi cosa ti prego" la sua voce implorante e spaventata mi ha riscosso dai pensieri, ma non ho potuto comunque far altro che fissarla. Forse la paura già si leggeva nei miei occhi, ma lei, nemmeno poteva immaginare quali fossero i pensieri che mi attraversavano la testa in quel momento, nessuno poteva.
"Non so che dire.. Vorrei essere felice, e lo sono.. Ho sempre voluto un figlio con la persona che amo, ma non così"
"Non così come?" ha chiesto con terrore nella voce.
"Non nelle mie condizioni Melody."
"Quali condizioni?"
"C'è una cosa che devo dirti, che dovrei dirti dal nostro primo appuntamento. E chiamami pure codardo ma io non ci sono mai riuscito, non volevo mai rompere il tuo sorriso, la tua felicità, e anche adesso continuo a non farcela."
"Cosa succede Harry?" mi ha chiesto con voce tremante.
"Io non potrò mai essere presente per nostro figlio. Io non potrò mai darti un futuro con me, ma solo il presente. Io non potrò mai crescere nostro figlio. Non potrò vederlo diventare grande, sposarsi e diventare padre pure lui. Non passerò il resto della mia vita con te. Semplicemente non posso.." la mia voce tremava, ero sull'orlo del pianto, e potevo vedere che anche lei lo era.
"Harry tu vuoi lasciarmi?" Qualche lacrima già stava cominciando a scendere dai suoi occhi.
"Assolutamente no. Io farei ognuna di queste cose, e anche molte di più, ma ci sarà qualcosa tra qualche mese che mi porterà via da qui. Melody io non vengo all'ospedale per mio nonno. Qui io non ho nessuno, tu sei l'unica persona a tenermi compagnia qua. Nessun parente, nessun amico, nessuno. Tu sei l'unica."
"Non capisco Harry, per cosa vieni all'ospedale allora?"
"Per me." ho potuto percepire il suo sussulto, "sono malato. E non mi hanno dato nemmeno un anno, solo qualche mese, dai cinque ai dieci mesi, non si sa."
Lo avevo detto. Ormai niente poteva riportarmi indietro nel tempo. Ormai quello che avrei dovuto dire da un bel po' di giorni era detto, e non poteva essere cancellato.
"Cosa? Harry.. Tu.. Morirai?" stava già singhiozzando, parlando con voce rotta dal pianto. Ciò che temevo sarebbe accaduto, era proprio davanti ai miei occhi, chiaro e preciso.
Ho annuito leggermente, e in un secondo avevo le sue braccia avvolte attorno a me.
Le sue lacrime stavano bagnando il mio collo, sentivo i suoi singhiozzi rimbombarmi nella mente, e non ho potuto fare a meno di cominciare a piangere anche io.
Di qui a pochi mesi non avrei più potuto tenere la mia Melody così stretta tra le mie braccia.
E molto probabilmente non avrei visto nascere mio figlio.
"Deve esserci una soluzione Harry."
"Stanno provando, ma probabilmente non funzionerà. Dobbiamo essere realisti."
"Per favore continua a provare."
"Solo per noi, e per nostro figlio Melody. Te lo prometto."
"Harry, ti amo. Lo farò sempre. Qualunque cosa succeda." ha detto guardandomi negli occhi.
"Ti amo anche io Mel." E poi ci siamo baciati. Un bacio disperato, che sapeva di lacrime, di dolore..un bacio che sapeva della nostra sofferenza.

Spazio dello scrittore.
Probabilmente avrò perso quei pochi lettori che avevo, da più di un mese ormai non aggiorno, e veramente io non so più come farmi perdonare, ma la scuola mi prende davvero tanto tempo.
Sinceramente non so quando potrò aggiornare, ma spero molto prima.
E i tempi trascorreranno un po' più velocemente adesso, anche perché col fatto della scuola molto impegnativa ho poco tempo quindi cercherò di non fare una storia lunghissima, non andrò oltre i 20 capitoli, se ci arrivo.
Ringrazio già chi leggerà questo capitolo, e continuerà a essere qui nonostante tutto.
Alla prossima.xx

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