Capitolo otto.

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Capitolo 8.
Giorno ventuno. (3.12.12)

Uno dei fine settimana più magici di tutta la mia vita.
Anche la domenica è passata come niente. Ci siamo divertiti come due ragazzi alla loro prima cotta adolescenziale. Siamo saliti su ogni gioco. Abbiamo riso, abbiamo scherzato, e abbiamo perso la voce urlando sui giochi spericolati che a lei piacciono tanto.
Da questo fine settimana siamo tornati ieri sera, o meglio questa notte ed era molto tardi, così che lei mi ha invitato a restare da lei per le ultime ore di sonno che avevamo a disposizione.
Abbiamo dormito abbracciati, tenendoci stretti senza mai lasciarci andare. Le nostre gambe intrecciate tra loro, i nostri respiri che si univano in un'armonia leggera e dolce.
Questa mattina lei è andata a lavoro molto presto, con tutta la stanchezza del giorno prima, mentre io sono tornato a casa per una doccia per poi andare a fare la prima terapia della settimana.
È quasi passato un mese. Un mese dalla prima volta che l'ho vista, che ho visto i suoi occhi scontrarsi e poi fondersi coi miei. Un mese dalla prima volta che mi ha parlato.
In quel momento era arrabbiata, molto arrabbiata, poi però la sua rabbia era sparita, lasciando spazio solo alla mia dolce Melody.
Al tempo stesso però, quel giorno mi avevano anche diagnosticato il cancro.
Il giorno più brutto e più bello della mia vita. Ma come può esserci questa molteplicità delle cose?
Secondo alcuni antichi filosofi non può esistere la molteplicità delle cose, perché altrimenti si cadrebbe in contraddizione. Dicendo quindi che è stato il giorno più brutto e più bello in teoria dovrei contraddirmi, ma allora a me piace contraddirmi, perché è pure la realtà di quel che è accaduto.

Ad ogni modo, non sono riuscito ad incontrarla per i corridoi e così sono tornato a casa senza però avere il bacio di cui avevo bisogno. E così, per non sentire la sua mancanza, nel pomeriggio l'ho chiamata, chiedendole se in serata sarebbe voluta venire a cenare da me per poi rimanere a dormire.
E il fatto che adesso lei si trova accoccolata sul mio petto dopo aver fatto l'amore è la prova che aveva detto 'si'.
È su di me, dopo aver passato la serata ad amarci, e a fantasticare sul futuro, sul futuro in generale, azzardando anche il nostro futuro. Non sono riuscito a dirle che però il nostro futuro sarà fatto solo di ricordi perché tra qualche mese una brutta bestia strapperà via la vita dal mio corpo. Non volevo rompere quel momento, la sintonia che c'era, e la felicità che era evidente sul suo volto.

"Guardaci" mi ha detto ad un certo punto, mentre in silenzio le stavo facendo dei cerchi circolari sulla pelle nuda delle sue braccia.
"Cosa?" ho chiesto io non capendo a cosa si riferisse in particolare.
"Guarda noi. Me e te. Questo momento andrebbe immortalato."
Immortalato. A quelle parole ho fatto subito la prima cosa che mi è saltata nella mente. Mi sono sporto leggermente verso il comodino, prendendo il mio telefono, ed ho fatto esattamente ciò che lei desiderava facessi.
"Cosa fai? Siamo coperti solo da un lenzuolo Harry!"
"Una foto. Ciò che volevi. Chi se ne frega, nessuno a parte noi vedrà questa foto"
"Ma un giorno potrebbero vederla i nostri figli" ha riso.
Figli. Già, i nostri figli. Magari potessero vederla. Magari poter fare una famiglia con lei, peccato che io non vincerò però questa battaglia contro il cancro che purtroppo mi porterà via dalla cosa migliore che potesse accadermi. Vorrei potergli dire tutto, vorrei potergli dire come mi sento quando parliamo di queste cose, ma non ne ho il coraggio e se lo avessi fatto in quel momento, ad essere tristi sarebbero state due persone, e lei non doveva esserlo. Così, ho deciso di portare avanti questa cosa, ancora per un po'. Ad essere triste devo essere solo io.
So di essere ripetitivo, ma vederla dormire é veramente la cosa più bella che possa esserci al mondo. Vedere il modo dolce del suo petto che si alza e si abbassa, le sue lunghe ciglia che sfiorano le sue guance leggermente sfumature di rosso.
Anche questo potrebbe essere un momento da immortalare no?
È così l'ho fatto. Ho scattato una foto a lei, a sua insaputa, una foto che scoprirà che esiste solo quando la stamperò e la metterò sul mio comodino, così da potermi sempre svegliare con lei al mio fianco anche quando non c'è.
Tanti momenti sono da immortalare. Dobbiamo immortalarne tanti, perché quando io sarò morto, a lei dovrà rimanere qualche ricordo, dovranno rimanere i ricordi di me, di un me he stava ancora bene, di un Harry che ancora non aveva cominciato la sua decadenza per colpa del cancro.
Lei non dovrà far altro che ricordarmi così, portarmi nel suo cuore in questo modo.
Non voglio che lei abbia ricordi di me in condizioni pessime, in quel momento non ci saranno più foto. Le rimarranno solo foto di noi due felici, come è giusto che sia.

Spazio dello scrittore.
A volte penso veramente di eliminarla, ma non per voi, so di non essere per niente nota qui, ma per la mia scarsa presenza.
Insomma quanto è passato? Tre settimane? Un mese? Non lo so.
Solo che è difficile scrivere avendo il computer rotto e doverlo fare con l'iPad. In più metteteci la scuola veramente pesante, e trovare un attimo è un miracolo.
Scusate veramente tanto a quei pochi che leggono seriamente, cercherò veramente di muovermi la prossima volta, perché ci tengo veramente tanto!
Alla prossima.xx

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