Part 1

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24 Agosto 79 d.C., Pompei

L'alba di un nuovo giorno illuminava la città.
Era stato un giorno insonne per tutto il popolo di Pompei: scosse di terremoto avevano disturbato la notte e per le vie, genti avevano pregato gli dei di far smettere quel martirio.

"Diana lascialo stare" sussurrò ancora il ragazzo dagli occhi verdi, accarezzando le spalle della ragazza, accomodatasi su uno sgabello.
"Io, io non posso lasciarlo, io non voglio" ribadí lei, alzandosi di scatto e spintonandolo.
"Non capisci che ti farà soffrire ancora?!" quasi gridò il giovane.
"Io lo amo!" esclamò Diana.
"Ma lui no!" protestò "Litigate sempre, non si interessa mai del tuo volere, prende tutto poco seriamente e sta sempre rintanato nelle sue stanze a fare ricerche su chissà cosa" continuò lui "I tuoi genitori vogliono il tuo matrimonio. Hai 18 anni, è ora che ti sposi! E di certo non puoi maritare un ragazzino che non ha alcun interesse per la sua donna" la fulminò con lo sguardo.

Lei si avvicinò alla finestra, quasi come se quelle parole non fossero state rivolte a lei.

"Lui è buono, lui mi ama. Farebbe di tutto per me" sussurrò insicura.
"Ma sentila! Non credi neanche tu alle tue parole"
"E allora dimmi tu cosa dovrei fare, Tullio" sputò girandosi verso di lui; scorse un luccichio negli occhi del ragazzo "Sposa me. Posso darti tutto quello che vuoi. Ogni cosa di questa villa sarà tua. Vivrai da ricca matrona e non dovrai passare tutto il giorno dietro un ragazzo che non ti guarda"
"Tu non sei l'uomo che amo" disse Diana tra i denti.
"Ma i tuoi genitori sarebbero felici se fossi io il tuo sposo"
"Ma io no" ribattè lei.

Tullio si avvicinò velocemente alla ragazza, prendenole il mento tra le dita "Non essere avventata con le decisioni, pulchra puella, pensaci e quando il sole sorgerà di nuovo, mi darai una risposta"

Diana non proferí parola; si scostò da quel tocco, uscendo dalla villa e dirigendosi verso la sua dimora.

No, lei non avrebbe mai accettato le avances di quell'uomo, non era lui che amava.

Guardò in alto; fra qualche ora la grande stella luminosa avrebbe raggiunto l'altezza massima del cielo.

Erano i nove giorni prima delle Calende di settembre; lei era solita passare quel giorno insieme al suo amato, a guardare la grande sfera bianca nel cielo.
Lui, futuro astronomo, si poneva degli interrogativi riguardanti la Luna che sormontava la città, quando il sole era scomparso tra i monti; e lei si deliziava a guardarlo, mentre con gli occhi puntati in alto, scrutava meravigliato quello spettacolo che avevano offerto gli dei agli uomini.

Solo lei ammirava quel ragazzo; per gli altri era solo uno straniero pazzo, arrivato dalla Britannia perché neanche la sua patria lo aveva accettato.

Diana sorrise; no, Logan non era pazzo; lui era solo un sognatore che guardava oltre la realtà; forse un po' scorbutico, non amante della confusione, ma dannatamente dolce e buono.

La ragazza, ancora sovrappensiero, era giunta alla domus del ragazzo.

Dopo aver salutato con un cenno di capo le serve, si avviò verso la bibliotheca, certa che il ragazzo si trovasse lì.

Dopo essere entrata nella stanza, trovò il giovane, in mezzo ad una montagna di pergamene, intendo a cercare chissà quale scrittura.

Si schiarí la voce, attirando così l'attenzione.

"Disturbo?" chiese in un sussurro.

Logan si alzò, pulendo le proprie ginocchia, e sistemandosi alla ben meglio la tunica.

Le rivolse un tenero sorriso "Tu non disturbi mai" rispose, avvicinandosi alla ragazza; lei gli cinse il bacino con le esili braccia, posando il capo sul suo petto.

Logan la strinse a sé, accarezzandole la schiena coperta dalla palla, chiudendo gli occhi e godendosi il calore della propria amata.

"Che cosa stavi facendo?" chiese lei.
"Dopo l'ultima scossa, tutte le pergamene si sono mischiate; stavo cercando di metterle in ordine" rispose lui, spostandole una ciocca di capelli che si era posata sulla sua guancia, facendo diventare quel gesto una timida carezza.
"Posso darti una mano?" domandò lei, togliendosi il mantello.
Il ragazzo la guardò per qualche secondo: si, quel sùpparum che le aveva regalato qualche giorno prima, le stava un incanto.

Logan annuí e le spiegò come avrebbe dovuto suddividere quei vari scritti.

La ragazza si inginocchiò vicino a lui e, insieme, iniziarono quel lavoro che, per quando noioso, era reso dinamico dalle battute dei due giovani che, qualche volta, perdevano la concentrazione, iniziando a farsi scherzi, finendo sempre per ridere, perdendosi negli occhi l'uno dell'altra.

Diana posò la mano sull'ennesima carta, notando che essa era diversa dalle altre.

"Logan, perché è così corto?" domandò.
Lui guardò il foglio, sorridendo, una volta averne letto il contenuto "Perché non è un testo scientifico... Sai alcune volte, per esprimere i sentimenti, non servono tante parole"
"Vuoi dire che è una dichiarazione?" chiese lei; Logan annuì "È un epigramma di Catullo"
"Me lo leggi?" chiese lei dolcemente.
Il ragazzo sorrise annuendo; lei si accovacciò, sulla sua spalla, rivolgendo lo sguardo al testo.

Logan le cinse la vita, iniziando a leggere:
«Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.»

Diana lo guardò negli occhi mentre lui posava il foglio sul pavimento.

Pose la sua mano sulla guancia del ragazzo, accarezzandola.

Lui la strinse, imprimendole un bacio sul palmo.

I loro visi si avvicinarono, mentre una luce radiosa, si posava sui loro corpi: era quasi mezzogiorno.

La tragedia era vicina.

#SpazioAutrice#
Spero che questa piccola storia vi inizi a piacere.
Ho scelto di cambiare epoca per constatare se vi va bene o no... Possiamo definirlo un esperimento.
Commentate per farmi sapere cosa ne pensate ;-)

~SleepwalkerH

End of the World |Logan Henderson|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora