Undici
Gli ho inviato un messaggio mezzora fa con scritto che saremmo andati a pranzo da McDonald's, niente di particolare proprio perché quello non era un appuntamento e lui avrebbe dovuto capirlo.
Voleva delle delucidazioni sul romanzo? Bene, questo è esattamente ciò che avrebbe ottenuto.
Niente di più, niente di meno.
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'Ehi, è un piacere vederti' mi sorride
'Ci siamo visti.. due ore fa più o meno' dico con un sorriso beffardo e tono di superiorità. Non deve essere facile parlare con me.
'Oh beh si, ma comunque è un piacere.' ricambia il sorriso nel quale posso scorgere una briciolo di sfida.
Entriamo da McDonald's e ci sediamo fuori dopo che Hero ha ordinato per entrambi due McMenu.
Ho fame e probabilmente tutto è dovuto dall'ansia dopo la seduta con il Dottor Moore e dal fatto che ho paura di svenire di nuovo, magari in preda a uno dei miei attacchi da pazza-non posso parlare con nessuno altrimenti svengo.
Mangiamo il nostro menu senza pronunciare parola e la cosa sta diventando imbarazzante infatti decido di rompere quel silenzio con la voce tremante
'D-dunque? Non volevi ti parlassi di Briony?'
'Oh si certo, volevo lasciarti finire in pace' si pulisce con il fazzoletto per poi pulire le ultime briciole rimaste agli angoli della bocca velocemente con la mano. Ha delle belle labbra per essere un ragazzo. Chissà che... No, No, No Josephine. Ma cosa ti salta in mente?
E' fastidiosamente carino oggi. Indossa dei Jeans e una maglietta degli eroi della Marvel, capelli un po' arruffati ma allo stesso tempo sistemati con il gel. Oggi indossava gli occhiali da sole, ma questo non rende i suoi occhi meno belli. Sono riuscita a vederli ancor prima che se li togliesse.
Aspetta, l'ho detto davvero?
Comunque ha un sorriso ebete stampato in faccia quindi è arrivato il momento che io gli risponda.
'Beh, ho finito. Cosa vuoi sapere esattamente?' chiedo con tono incurante e menefreghista.
'Beh, voglio sapere cos'è che l'ha spinta a denunciare Robbie di una cosa che non aveva fatto, nel senso, lei sapeva che non era lui giusto?'
'Beh, per risponderti a questa domanda dovrei spoilerarti la fine del libro, quindi è meglio che prima tu lo finisca di leggere' rispondo secca come a porre fine alla conversazione pulendomi le mani con il gel disinfettante distogliendo lo sguardo dal soggetto con cui sto parlando.
'L'ho finito il libro' risponde cupo
'C-come?' poso lo sguardo su di lui
'Non avevo niente di meglio da fare stanotte e quindi l'ho finito, e ad ogni modo, l'avevo già letto ricordi?" risponde sorridendo
'Oltre che Spiderman adesso sei anche una sorta di vampiro? Perché non dormi di notte? E se lo avevi gi letto non sapevi da solo di Briony?"rispondo seccata.
In realtà il fatto che abbia riletto il mio libro preferito in una sola notte mi spinge a voler andare oltre le apparenze, a volerlo conoscere davvero per com'è lui e non per quello che mostra di essere.
Ecco di nuovo la sensazione però.
Posso fidarmi di qualcuno che va da uno strizzacervelli? Io non so che problemi ha, magari è davvero uno stalker oppure un pazzo con problemi più seri.
Poi mi ricordo che io vado dal Dottor Moore, sono stata ipnotizzata e mi ha diagnosticato una 'malattia' che mi porta ad odiare il mondo a causa di un trauma e subito inizio a pensare 'Lui si sta fidando di me, perché io non dovrei?' o forse la vera domanda è ' faccio bene a fidarmi di lui?'
Lui sogghigna guardando ciò che resta delle mie patatine, ne prende una e posa nuovamente lo sguardo su di me.
'Beh, dormo di solito ma quella storia mi ha talmente preso che volevo rileggerla una seconda volta e volevo il tuo parere, per capire se la pensavamo allo stesso modo..."
'Dunque sai come finisce il romanzo, non vedo in cosa posso servirti io' rispondo secca nuovamente
'Voglio sapere come ha fatto Briony a vivere con il rimorso di aver rovinato la vita non solo a sua sorella, ma anche al primo uomo che abbia veramente amato in vita sua' risponde con tono profondo
'I-io, i-io'
'Voglio sapere come mai l'autore ha voluto finire il libro in un modo così aspro senza la riconciliazione dei due innamorati. Io credo che Robbie e Cecilia se la meritavano un po' di felicità, non credi?' mi interrompe.
Sono senza parole, non so cosa dire.
Il modo in cui parla del libro, il sentimento che ha negli occhi mentre pronuncia quei nomi. Vedo del rimorso e della tristezza.
Robbie e Cecilia meritavano di essere felici , ma per un peccato di gioventù, per gelosia , invidia e odio non hanno potuto esserlo, mai. A parte una volta, quella sola volta in biblioteca dove si promisero amore eterno, la promessa di una vita insieme stroncata dall'amore geloso di una tredicenne entrata nel giro di poche ore nel mondo dei grandi e segnata per sempre da questo suo errore. E' una vera e propria tragedia e amavo il libro tanto quanto amavo il film perché quando pensavo che la mia vita non potesse andare peggio di così pensavo a quei due poveri amanti sfortunati, a Robbie e alla sua ingiusta condanna, a Cecilia che morì sperando di rivedere almeno una volta gli occhi del suo unico vero amore.
Come potevo dirgli una cosa del genere? Dopo tutta quella tristezza mista a speranza che avevo visto nei suoi occhi?
'Secondo me sono stati felici' rispondo d'un tratto 'Lo sono, anche adesso'
Mi guarda con un'espressione confusa e dunque decido di iniziare a parlare
'Robbie e Cecilia hanno vissuto come fratelli e hanno creato un rapporto unico e indissolubile'
'Stiamo parlando di un amore interrotto, una passione sottratta-'
'Si, ma anche di un amore senza tempo e senza fine. Tutte le frasi che ci sono nel libro come ' Torna da me' oppure ' Ti aspetterò' te lo fanno capire. Sono riusciti ad amarsi anche quando erano distanti e la speranza gli ha fatti andare avanti e gli ha fatto affrontare la vita in modo diverso'
'La chiave di questo libro dunque è che nonostante la ragazzina sia una stronza loro hanno vissuto di-' lo interrompo.
'Speranza, si' concludo.
Mi sta guardando e lo stesso sto facendo io. Sto vedendo l'alone di tristezza allontanare i suoi occhi e sono contenta di esserci riuscita.
'Tu conosci la speranza?' continua a guardarmi
'Beh, chi non la conosce?' sorrido nervosamente giocando con i miei braccialetti
'Non lo so, ma deve essere tremendo vivere senza speranza e ancor più senza fiducia' risponde lui.
Esatto, deve essere tremendo vivere come vivo io.
's-si'
'Stai bene?'
'Si, ma devo andare adesso' mi alzo velocemente recuperando la mia borsa
'Ti prego, non andare' risponde Hero con lo sguardo basso ancora seduto al suo posto.
Perché mi sta pregando di rimanere, come mai ha detto quelle cose?
Non posso rimanere, non voglio. Ma allora perché mi sono fermata?
Prendo una grossa boccata di ossigeno.
'Perché vai dal Dottor Moore?'
Le parole escono come un treno in corsa, forse non avrei dovuto chiederglielo , ma avevo il bisogno di sapere.
Il cuore mi sta battendo all'impazzata.
'Tu resti, io ti dico perché vado da James Moore'
'E' un ricatto?' chiedo secca
'No' sorride 'Forse. Cosa cambia? '
Picchietto il piede al suolo tenendo le braccia incrociate, mi guardo intorno e-
fanculo.
Mi siedo pronta ad ascoltare il ragazzo che ho di fronte.
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let me love you | herophine
FanfictionJosephine è una ragazza di ventidue anni che ha sempre vissuto a Perth, ma che a causa del lavoro dei suoi deve trasferirsi a New York dove incontrerà Hero. Riuscirà ad aprirsi ed affrontare le proprie paure? |herophine AU