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Dodici

"Da due anni soffro di depressione. Moore dice che è una cosa leggera che non è niente di grave, fatto sta che quello che era la mia vita prima di questo periodo è lontana, talmente lontana che quasi non mi sembra vero'
'Che intendi?'
'Ho un cane, si chiama Tessa. Giocavo sempre con lei quando tornavo dall'università. Avevo degli amici, ma piano piano ho iniziato a distaccarmi e chiudermi sempre di più in me stesso' le lacrime hanno riempito i suoi occhi verdi e le sue labbra si sono increspate in una smorfia. Minaccia di piangere da un momento all'altro. Cerco di evitare l'argomento, non saprei che fare se scoppiasse in lacrime.
'Andavi all'università?'
'Si, ero in gamba' mi guarda con un mezzo sorriso.
'E chi ci crede?' dico con un mezzo sorriso appoggiando i gomiti sul tavolo, cercando di strappargli un sorriso. Ottengo il risultato che volevo.
Vederlo sorridere mi fa momentaneamente dimenticare il motivo per cui IO vado dal dottor Moore.
'Che facoltà?' chiedo
'Sociologia' risponde lui asciugandosi con un pollice le lacrime dagli occhi prima ancora che gli righino il viso.
'Anche io studiavo sociologia' sorrido sorpresa.
Buffo eh? Una ragazza che studia i comportamenti e li strati della società pur odiando le persone che la abitano e la società stessa.
'Tu mi dirai mai il motivo per cui vai da mio- cioè dal dottor Moore?'
Scuoto la testa in diniego.
'Voglio vedere Tessa. Adoro i cani' sorrido.
'T-tessa? Oh si, certo' risponde incerto.
'Andiamo?' mi alzo velocemente prendendolo per mano.
E' un gesto meccanico, lo prendo per mano colta dall'euforia di andare a casa sua a giocare con il suo cane. O forse, colta dall'euforia di farla giocare con lui, come faceva prima.
Sento di poterlo aiutare. Lui si è fidato di me ed, io voglio essergli riconoscente.
-

Entriamo in casa sua.
E' una casa non molto diversa dalla nostra, a parte che per l'arredamento.
Mobili molto moderni, così come le porte e le finestre. Probabilmente è stata arredata recentemente.
Mi fa vedere il giardino. Enorme, molto più grande del mio.
C'è una piscina, un gazebo e degli alberi di ciliegio tutti intorno. Sicuramente non sono autoctoni ma sono stati fatti piantare.
Vedo in lontananza un pitbull color miele con gli occhi azzurri venire nella mia direzione a farmi le feste.
Mi chino, poggiando le ginocchia nell'erba tagliata e leggermente bagnata a causa della pioggia del giorno prima e inizio ad accarezzarla.
Sento gli occhi di Hero addosso, così mi giro verso di lui mentre continuo ad accarezzare Tessa.
'Da quanto vivi qui?'
'Quanto basta, ci siamo trasferiti da Londra un po' di anni fa'
'Sapevo che non eri americano. Hai un accento diverso. Come mai vi siete trasferiti"' sorrido.
'Mio padre era spesso fuori per lavoro e mia madre fa la fotografa. E' piuttosto brava dunque è stata presa da un magazine di Manhattan e adesso fa la fotografa ufficiale lì'
'Tuo padre invece? Che lavoro fa?' continuo a chiedere accarezzando Tessa.
Hero si siede accanto a me giocherellando con i fili dell'erba.
'Mio padre faceva l'account manager' dice con un filo di malinconia nella voce.
'Faceva? E adesso che fa?' lo guardo con fare interrogativo. Oh...
'E' morto due anni fa' alza lo sguardo e lo posa su di me, i suo occhi verdi sono umidi e non posso che sentirmi in colpa.
'Oh mio dio, che stupida che sono. S-scusami, scusami davvero,  sono un disastro'
'Ehi, stai tranquilla ok? Va tutto bene' dice asciugandosi nuovamente gli occhi per poi posare una mano sulla mia leggermente e lentamente.
Sorrido.
Non ho intenzione di scostare la mano. Il contatto è, stranamente, piacevole.
Mi sorride imbarazzato ed io ricambio, con lo stesso imbarazzo arrossendo leggermente.
Gli prendo la mano dolcemente e la sposto dalla mia al dorso del cane. Adesso la mia mano è sopra la sua e insieme stiamo accarezzando  Tessa.
Hero sta sorridendo tenendo gli occhi puntati sulla sua cagnolina. Scosto la mano.
Adesso la sta accarezzando da solo e non c'è cosa migliore che vederlo felice in questo istante.
-
'Il dottor Moore è mio zio.' mi guarda
'Davvero?' rispondo sorpresa.
'Si, non sarei mai andato da uno psicologo per la mia depressione'
Il dottor James Moore è lo zio del mio vicino di casa. Non poteva essere un po' più contorto?
'Adesso dovrei andare' poso lo sguardo su di lui
'Oh, si certo' mi sorride
'Ci vediamo in giro' sorrido di ricambio.
Mi alzo e mi avvio verso il cancello per andare verso casa mia.
Non so perché ma mi sento stranamente soddisfatta, felice.

-
Sono in camera mia seduta vicino alla finestra dopo aver cenato, sto ascoltando la musica con le mie cuffie guardando alcune vecchie foto e rispondendo di tanto in tanto a qualche messaggio delle mie amiche.
Alzo gli occhi e mi ritrovo Hero davanti che mi fa cadere dal pouf dove ero seduta per lo spavento.
Si mette a ridere.
'Davvero divertente, si' rispondo con tono seccato, alzandomi e massaggiandomi un fianco.
'Un po' lo è dai' mi tende una mano per aiutarmi a tirarmi in piedi.
'Userai mai la porta per venire a trovarmi?' rispondo sarcastica con un mezzo sorriso.
'Non sarebbe divertente' coglie l'Ipod che mi è caduto per terra e si mette un auricolare nell'orecchio per sentire cosa stavo ascoltando.
This is me- The greatest showman.
'I'm not scared to be seen... this is me' dice in sussurro posando lo sguardo su di me.
Non posso fare a meno di non arrossire. Ma cosa diavolo mi sta succedendo?
'E' vero che non sei spaventata di farti vedere?' continua a guardarmi come se volesse che gli confidassi la verità.
'Forse' abbasso lo sguardo.
Si avvicina posando due dita sotto il mio mento per tirarlo su e guardarmi negli occhi. Stavolta non riesco ad allontanarmi.
'Non dovresti avere paura, Jo. Sei eccezionale proprio come sei' sorride per poi allontanarsi, girarsi e andare verso la finestra per uscire.
'Hero.'
Si volta.
'Soffro di misantropia mista ad agorafobia. Ecco perché.. vado dal Dottor Moore' rispondo guardando in basso. Mi vergogno di quello che sono, mi sono nascosta tutta la vita, ma non voglio più farlo non davanti a quegli occhi verdi.
'Cioè disprezzi il genere umano?' si sta avvicinando di nuovo.
'Si'
'Disprezzi tutto quello che hai intorno?' è sempre più  vicino al mio viso.
'Esattamente' decido di posare lo sguardo su di lui. Occhi azzurri e occhi verdi che entrano in collisione.
'Disprezzi anche.. questo?' la sua mano si poggia sulla mia schiena, le sue dita mi sfiorano salendo sempre più su fino ai capelli biondi e leggermente spettinati.
Sento un brivido percorrermi la schiena nel momento in cui la sua mano passa dalla schiena, le sue dita tra i miei capelli. Poggia l'altra mano sulla mia guancia sorridendo e guardandomi intensamente. Sento i suoi caldi polpastrelli sulla mia pelle e mi si forma un nodo allo stomaco.
'Come potrei?' sussurro ormai vicinissima alle sue labbra.
E proprio in quell' esatto istante le nostre labbra stanno per congiungersi in un bacio delicato, soffice e dolce, privo di qualsiasi malizia. Mi sento felice ed appagata. Sento una sensazione sublime, non ho paura. Mi abbandono completamente a lui e con questo gesto gli dichiaro completa fiducia.
Sento il cuore pomparmi nelle vene e il sangue scorrere.
L'ossigeno attraversa ogni parte del mio corpo attivando qualsiasi cosa che avevo temuto di attivare in questo lungo periodo di sfiducia verso l'umanità.
Il dottor Moore aveva ragione. Dovevo decidere io chi fosse degno della mia fiducia ed io ero più che  felice della mia scelta.

let me love you | herophine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora