ADESSO

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Ormai sono passati sette mesi dalla scomparsa di Chiara e in qualche modo devo superare la mia paura di guidare. Mi sono vestita, ho aperto il garage e dopo tanto tempo mi sono seduta al posto di guida della mia auto. Non appena ho acceso il motore, quella sera mi è tornata in mente come se stessi rivivendo il momento.
Chiara stava guidando, quando dalla strada sbuca un gatto e per non investirlo, siamo andate a scontrarci con un'altra auto. Sul momento sembrava non fosse successo niente, ma quando mi giro verso di lei per vedere se stava bene, aveva gli occhi chiusi e perdeva molto sangue da vari punti del corpo. Qualcuno aveva chiamato il pronto soccorso e ci avevano potate via. Durante il tragitto per arrivare in ospedale, ricordo che lei aveva aperto gli occhi, mi aveva sorriso e ci siamo tenute la mano. Una volta arrivate ci separarono e quella fu l’ultima volta che la vidi. I medici dissero che aveva avuto un’emorragia interna molto grave e che nonostante avessero fatto il possibile, non era riuscita a sopravvivere. Urlai e piansi molto da quanto ricordo e poi, il nulla.
Le lacrime mi rigano le guance ma non posso permettere che la paura mi impedisca di guidare, così asciugo le lacrime, prendo coraggio e mi “butto” in strada.
In fondo non è così difficile come credevo e mi dirigo verso l’unico posto che mi è venuto in mente: il bar dove ogni mattina io e Chiara andavamo a fare colazione prima di entrare a scuola. Da lontano si può già vedere l’insegna rosa che lampeggia. Parcheggio vicino all’entrata e con un bel sospiro spingo la porta ed entro. È come se avessi messo piede in un alveare: uno sciame di ricordi mi riaffiorano nella mente e la forza per non piangere di nuovo mi costa parecchia fatica.
“non ci posso credere! Emily??”
“in carne ed ossa Josy”
“fatti abbracciare tesoro” Josy è la proprietaria del bar è sempre stata lei a servire me e Chiara quando eravamo nel locale, in poche parole ci ha viste crescere assieme. Chissà se ha saputo…
“mi dispiace molto per quello che è successo. Tu stai bene?” era come se mi avesse letto nella mente
“sono stata meglio”
“cosa ti preparo? Cappuccino?”
“sì grazie”
In pochi minuti ho il mio cappuccino caldo fra le mani da portar via
“lascia stare” mi dice quando prendo il portafoglio
“per questa volta offre la casa”
“va bene, ti ringrazio, alla prossima!”
Nel mentre che mi giro, un ragazzo mi viene addosso e tutto il caffè mi si rovescia addosso sporcandomi la maglietta.
“o cazzo scusami non volevo, andavo di fretta, ti prego perdonami”
Alzo gli occhi e incontro due occhi penetranti di un nero intenso. Lo guardo meglio e noto che anche i capelli sono di un nero corvino. Ha molti piercing in faccia, e inizialmente lo guardo un po’ storto. Non sono abituata a vedere tanto metallo in una sola faccia, però ammetto che gli stanno molto bene
“tranquillo non fa niente”
“e invece fa! Ma guarda ti ho rovinato la maglietta. Che stupido che sono. Aspetta ti aiuto a pulire” e prende dei tovaglioli per pulire tutto quel disastro. E poi come in uno di quei film americani, le nostre mani si incontrano e ci guardiamo negli occhi
“beh di solito è così che nei film iniziano le più appassionanti storie d’amore no?” rido della battuta e lui mi imita
“in teoria si, chissà se anche in pratica è così” ridiamo entrambi e mi aiuta ad alzarmi
“sono Nikolas per la cronaca”
“Emily, Emily Cooper”
“Emily Cooper? Ho sentito parlare di te al telegiornale”
“sì è probabile” dico con aria triste
“cos’era quello che hai ordinato? Caffè? Cappuccino? Tè?”
“cappuccino”
“Hey Jo, puoi farmi un cappuccino per questa bella signorina e un macchiato per me da portar via?”
Bella signorina? A me? Questo ragazzo inizia a piacermi sul serio
“cappuccino e macchiato in arrivo”
“ma no cosa fai, non serve” tento di dire
“spero tu stia scherzando! È il minimo che possa fare oltre a comprati una nuova t-shirt!” dice in tono quasi scioccato.
“e va bene allora la prossima volta offro io” rispondo ridendo
“prossima volta? E chi ha detto che ci sarà una prossima volta?”
“oh beh, non so… scusa hai ragione” dio che stupida come ho potuto credere di incontrarci di nuovo?
“ma sto scherzando certo che ci sarà una prossima volta se ti va di uscire ovviamente”
“ah, beh si certo” che conversazione assurda.
Paga le nostre bevande e mi propone di farci una passeggiata in centro.
Mi racconta di essere arrivato in Italia dall’America e di quanto fosse bella la vita laggiù, ma anche se aveva tutto quello che desiderava si sentiva in gabbia e desiderava solo andarsene, così scappò di casa a 17 anni.
Io invece gli racconto della mia infanzia, dell’incidente e dei miei progetti futuri. Abbiamo passato un paio d’ore a parlare e nel frattempo ha insistito per prendermi una maglietta bianca con un gufo nero. Lo ringrazio e mi lascia il suo numero raccomandandomi di scrivergli quando ne avrei avuto voglia. Ci salutiamo e torno a casa col sorriso.
Passo il resto della giornata a leggere, a pensare e a guardarmi un film. La sera non tarda e quando arriva l’ora di andare a letto, i miei sogni sono popolati da un bambino dai capelli neri, in cerca della felicità.

At the endDove le storie prendono vita. Scoprilo ora