Capitolo 1

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-Camilla!- urla la mia matrigna.
-Camilla farai tardi a scuola!
Mi rigiro nel letto. Non ho intenzione di andare in quello schifo di posto.
Sento dei tacchi salire per le scale poi la porta di camera mia si apre e sento poco dopo, il fiato della matrigna sul mio collo, dopo di che mi spinge facendomi cadere dal letto.
-Muoviti Stronzetta. Non ho intenzione di perdere tempo con te dalla preside; e guai a te se vieni sospesa perché ti butto fuori casa!- urla.
-Maa! Perché urli così di prima mattina?
-Oh Davide, pensaci tu a quest'idiota. Da quando l'abbiamo adottata non ha fatto altro che sfigurare la nostra famiglia!
-Via mamma non esagerare...
-Non esagerare? Non esagerare! Sai quante volte mi ha chiamato la preside in questa settimana?- dice alzando ancora di più la voce. -Quattro volte Davide, quattro cazzo di volte. E chi è andata a pregare la preside di non sospenderla? Io! Sono sempre io a tirarla fuori dai suoi casini!
-Come se facessi altro per me- dico alzandomi e guardandola impassibile.
Lei mi si avvicina e come ogni giorno da quando sono entrata in questa casa, la sua mano colpisce con forza la mia guancia.
-Non ti azzardare mai più a rispondermi. Ti è chiaro puttanella?!
-Cristallino!- dico guardandola con rabbia, ma nascondendola dietro al mio classico sorriso. Lei diventa paonazza, ma questa volta esce da camera mia.
-La prossima volta tiramelo con più cattiveria il ceffone, ormai non sento più niente.- urlo.
-Cami...- dice Davide guardandomi male.
-Bel fratello di merda che sei.- dico cominciando a vestirmi.
-Sai che se mi metto in mezzo poi finisce male.
-Lo so... ma mi farebbe piacere ogni tanto vederti dalla mia parte.- lo guardo. Davide è sempre stato un bel ragazzo. Occhi verdi e capelli castani con un bel fisico dovuto al nuoto, infatti è considerato uno dei ragazzi più fighi della scuola.
Viene verso di me e mi abbraccia.
-Mi dispiace, scusami.- mi posa un lieve bacio sulla fronte poi con un sorriso mi dice: -Muoviti a prepararti, oggi ti porto io a scuola.- mi fa l'occhiolino e ritorna in camera sua.
Mi vesto velocemente, mettendomi le prime cose che vedo nell'armadio dopo di che raccolgo i miei capelli viola in una crocchia disordinata e mi infilo le mie scarpe nere. Mi posiziono gli occhiali sul naso e corro fuori da camera mia.
Esco di casa e vedo Davide in macchina ad aspettarmi. Salgo velocemente e corriamo verso la scuola.
-Sembri in mutande.
-Mi sono messa le prime cose che ho trovato, non rompere.
-Sai che papà non vuole che tu vada a scuola con le calze a rete e poi con quel felpone sembri una drogata.
-Papà non c'è mai e poi ti sei visto?- dico tirandogli leggermente la camicia bianca.
-Questo si chiama stile da bravo ragazzo.
-Stile che non ti si addice.
Lo sento ridere.
Quando arriviamo a scuola parcheggia davanti al cancello e scende. Subito tutti gli occhi sono puntati su di lui e i suoi amici, della squadra di nuoto, lo raggiungono.
-Ci vediamo dopo.- mi dice facendomi la linguaccia.
-A dopo...- sbuffo mentre mi sistemo il cappuccio sulla testa.
Che abbia inizio la giornata di merda.

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