Capitolo 3

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-Siediti. Abbiamo molto di cui parlare.- mi dice la preside con un sorriso forzato.
Sposto la sedia con un calcio e mi lascio cadere su di essa.
-Cos'hai combinato oggi? 
Resto in silenzio.
-Camilla...
-Non ho fatto niente di male! È quello stronzo del professor Marzelli che ingigantisce le cose.
-Chiudere il computer sulle dita del professore non mi sembra una cosa che gli studenti facciano tutti i giorni.- dice guardando dei fogli.
La guardo sorpresa. -Come fa a saperlo?
-Io so tutto mia cara... e poi mi ha chiamato lui stesso prima che tu arrivassi.
Sbuffo. -È solo uno scassa cazzi.
-È normale che un professore voglia essere rispettato dai suoi studenti.
-Ma al contempo stesso anche noi vogliamo essere rispettati!
-Bè di sicuro comportandoti in questo modo non arriverai mai ad essere rispettata.- dice guardandomi da sopra gli occhiali.
Mi appoggio allo schienale della sedia sbuffando.
-Porto rispetto solo ai professori che mi rispettano.
-Questo l'ho notato. Il professor Balsamo è l'unico che parla bene di te.
-Non gli ho mai mancato di rispetto. È l'unico che ha fatto qualcosa per aiutarmi.
La preside mi guarda per qualche secondo poi torna sui suoi documenti.
-Vai ancora dalla psicologa della scuola?
-No.
-Perché no?
-Perché non ho bisogno di una strizza cervelli.
-Ma è stato lo stesso professor Balsamo a consigliarti di andare.
-Non faccio sempre quello che mi dice. Sono andata a due sedute e mi ha detto le stesse identiche cose che mi dice mio fratello. È piuttosto inutile come psicologa, forse dovrebbe cambiarla.
Mi guarda con occhi impassibili, quindi si leva gli occhiali e li poggia sulla cattedra, si stropiccia gli occhi e sbuffa.
-Sai vero che dovrei sospenderti per questo tuo comportamento.
-Tanto ormai.- dico alzando le spalle.
Sospira e mi guarda.
-Io non ti sospendo, ma oggi vai a casa e salti le lezioni, ma domani devi arrivare in orario altrimenti verrai sospesa.
Mi alzo dalla sedia e con un sorrisetto le dico:-Ci proverò.
Esco dall'ufficio e mi avvio verso l'uscita.
Quando passo davanti alla portineria una delle bidelle mi ferma e mi chiede dove stia andando.
-Vada a chiederlo alla preside- dico indicando dietro di me; dopo di che esco.
Il sole mi colpisce in pieno e chiudo subito gli occhi.
-Siamo proprio in contrasto tu ed io- dico alzando leggermente lo sguardo.
Cammino verso il parcheggio, ma qualcuno mi spinge da dietro e finisco a terra.
-Dove vai sfigata?- dice una voce che conosco fin troppo bene.
-La mamma sarà molto contenta quando saprà che sei tornata dalla preside.
"Sorella del cazzo".

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