Capitolo 5

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-Perché lo hai fatto? Avevi smesso!- urla Davide, mentre cerca delle bende.
-Non ho mai smesso.- dico guardando il vuoto.
Torna da me e con le mani tremanti comincia a disinfettarmi e fasciarmi il braccio.
Guardo fuori dalla finestra; il cielo è azzurro con qualche nuvola bianca che lo nasconde, cielo che non si vede spesso a febbraio, sembra quasi che mi sfotta con la sua bellezza.
-Cami, devi smetterla. Così rischi di morire dissanguata. Guarda come hai conciato il letto.
Il mio piumone bianco è macchiato qua e la da delle goccioline di sangue, mentre da una parte c'è una strisciata rossa con accanto un'impronta della mia mano.
-Dobbiamo nascondere il piumone. Se mamma lo vede non finisce bene.
-Come se picchiasse te...
Mio fratello sospira, quindi si siede accanto a me e mi guarda preoccupato.
-Perché ti fai questo?
-Perché voglio farla finita Davide. Non voglio più vivere questa vita di merda.
-La tua vita è questa e devi accettarla.
-Come posso accettare una vita che mi ha tolto tutto?! Come posso continuare a vivere in una famiglia che non mi ama?!- urlo, mentre delle lacrime cominciano a rigarmi il volto.
-Cami, scusami, scusami- dice abbracciandomi. -Però non è vero che nessuno ti ama.- Tiro su col naso e lui mi posa un bacio sulla testa.
-Da quando sei entrata in questa casa ti ho subito considerata come la mia sorellina. Non mi importa se hai o meno il mio stesso sangue; sei mia sorella e nessuno può farmi cambiare idea. Se pensi che in questa famiglia nessuno ti ama o ti voglia bene, ti sbagli di grosso, perché io basto a darti tutto il bene di cui hai bisogno.
Rimango spiazzata da queste parole. Alzo leggermente la testa per incontrare i suoi occhi verdi.
-Ammetto che mamma non voleva un altro figlio, ma papà ha insistito, e siccome la mamma non voleva avere nessun rapporto con lui, decise di adottarne uno.
-Me lo ricordo... quando entrò in orfanotrofio. Voleva un maschietto, ma bastò uno sguardo e prese me.
-Quando ti vidi entrate subito il mio cuore si riempì di gioia.
-Mentre quello di Jessica e Cassandra di odio.
-Mia madre non era pronta ad avere figli quando partorì me. Sono cresciuto grazie a papà, ma nonostante questo le voglio bene lo stesso.
-Beato te.- lo sento ridere.
-So che non è facile la tua vita Camilla, ma- si blocca.
-Ma?
-Vestiti veloce- dice alzandosi e correndo in camera sua.
-Sono già vestita- urlo.
Risbuca in camera mia con addosso il suo giubbotto di pelle e le chiavi della macchina in mano. -Allora sbrigati a scendere e sali in macchina.- dice con un sorrisone.
Obbedisco senza fare domande.

Quando salgo in macchina, Davide mi raggiunge poco dopo, mette in moto e parte come un fulmine.
-Dove stiamo andando?- gli chiedo curiosa.
-Non te lo dico, è una sorpresa.
-Mi stai portando in un posto dove puoi ammazzarmi senza lasciare tracce?- scherzo.
Lui ride di gusto. -No!

Quando si ferma ci troviamo davanti ad una delle villette vicino a casa nostra. Le mura sono tinte di giallo e nella parte destra ci sono delle enormi finestre che mostrano l'interno della casa. Dentro le luci sono spente.
-Cosa ci facciamo qui?
-Shhhhh- mi zittisce.
Suona il campanello, ma nessuno risponde al citofono.
-Bene non c'è nessuno, andiamo via!
-Aspetta un secondo.
La porta si spalanca rivelando sulla soglia un'uomo dalla lunga barba rossa e gli occhi marroni contornati da delle profonde occhiaie.
-Chi cazzo è che rompe... Davide?!
-Ciao Giorgio.
-Non ci credo. Fra è da una vita che non ti vedo.- dice abbracciandolo e mio fratello ricambia.
-Guarda quanto cazzo sei cresciuto... madonna sei diventato il doppio.- dice battendogli una mano sulla spalla; poi i suoi occhi si spostano su di me.
-E questa bambolina chi è? La tua ragazza?
Il sangue mi si gela nelle vene al solo pensiero.
-No no no, è mia sorella.
-Cassandra? Sei cambiata molto.
-No Giorgio ascoltami. Ho bisogno del tuo aiuto, o meglio... lei ha bisogno del tuo aiuto.
Gli occhi dell'uomo diventano seri. -Capisco...- dice accarezzandosi la barba.
-Entrate pure, volete qualcosa da bere?
-Una birra grazie- dice Davide.
-E per te?- mi chiede il vecchio.
-Niente... grazie.
Attraversiamo un corridoio con tre porte, una davanti a noi, che porta al giardino, una a destra e una sinistra.
Apre la porta alla nostra destra e quando entriamo vedo subito un gruppo composto da otto ragazzi radunato sul divano a giocare alla play.
-Ragazzi, vi presento il nuovo componente del gruppo!
"Dove cazzo sono finita?"

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