Capitolo 6

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"Dove cazzo sono finita?"
Questo è il primo pensiero che mi è passato per la mente appena sono entrata in questa stanza.
I ragazzi si voltano contemporaneamente per poi squadrarmi dalla testa ai piedi, con i loro occhi curiosi e voraci, dopo di che ricominciano a guardare la schermata del televisore e a giocare.
-Perdonali, non sanno cosa sia l'educazione- dice Giorgio passando una birra a mio fratello. Come risposta gli vengono mostrati otto diti medi.
-Lo vedo.- dico continuando a fissarli.
-Comunque sia, io sono Giorgio e tu?- dice porgendomi la mano.
-Camilla.- dico stringendogliela.
-Sei sicura che non vuoi niente da bere?- mi chiede gentilmente.
-Una birra non fa male a nessuno.- dico alzando le spalle.
-Quanti anni hai?- mi chiede con un'espressione indagatoria.
-Se-sedici.
-Allora sei in regola.- mi da una pacca sulle spalle, per poi scomparire in cucina.
Mi giro di nuovo verso il gruppo e noto che uno di loro mi fissa particolarmente male.
Cosa vuole? Una foto?
Lo guardo a mia volta male, finché uno dei ragazzi passa il suo controller ad un altro e mi si avvicina sorridendo.
Rimango un attimo incantata dalla sua bellezza. Capelli di un castano chiaro, con qualche ciuffo che tende al biondo; sistemati in un ciuffo scompigliato, occhi di un azzurro intenso, pelle leggermente abbronzata ed è più alto di me di qualche centimetro. Sotto la felpa risaltano i suoi bicipiti.
Un dio greco, direbbe la mia migliore amica; che tra parentesi si chiama Lisa.
-Ciao, io sono Alessandro.- dice sorridendomi con quei suoi denti perfetti.
-Camilla.- dico riprendendomi.
-Ohi, Ale! Dove cazzo è finita il resto della birra?!- urla Giorgio dalla cucina.
-Non è in frigo?!- dice andando anche lui in cucina.
Guardo perplessa mio fratello, il quale sorseggia tranquillo la sua birra.
-Allora...- dico avvicinandomi a lui. -Come fai a conoscere questi ragazzi?
-Diciamo che mi hanno aiutato nel momento del bisogno.- mi dice facendomi l'occhiolino.
-Ecco a te Camilla.- dice Giorgio porgendomi una bottiglia di birra.
-Grazie.- La prendo e cominciando a bere il liquido ambrato.
-Che ne dici se ci mettiamo a sedere?- mi chiede Giorgio.
Lo guardo ed annuisco lievemente con la testa.
Entriamo nella cucina e ci sediamo intorno al piccolo tavolo rotondo posizionato in angolo.
Restiamo qualche minuto in silenzio e mentre io mi sorseggio la mia amata birra, Giorgio e Alessandro mi studiano con occhi attenti.
-Hai degli occhi molto particolari Camilla.- mi dice Giorgio.
-Grazie- dico abbassando lo sguardo sulla bottiglia.
-Avere gli occhi di due colori diversi è molto raro e ne devi andare fiera.- interviene Alessandro.
Gli guardo, chiedendomi come questi due possano essere amici.
-Dimmi Camilla, che rapporto hai con i tuoi genitori?- mi chiede Giorgio.
-Non sono i miei genitori.-dico analizzando con una strana curiosità la bottiglia di birra.
-Hai ragione.- dice lui. -Quindi dove sono i tuoi veri genitori?
Non rispondo.
-Ti starai chiedendo perché un perfetto sconosciuto ti faccia queste domande.- Lo guardo senza dire nulla.
-Ti sto chiedendo questo perché vedendo le tue braccia fasciate e le borse che hai sotto gli occhi, hai molto in comune con questo gruppo.
-Non ho niente in comune con voi.- dico quasi ringhiando.
-Vogliamo aiutarti Camilla, ma devi fidarti di noi. Se tuo fratello ti ha portato qui ci sarà un motivo.
-E se io non volessi essere aiutata?
-I tuoi occhi dicono altro.- dice appoggiandosi allo schienale della sedia.
Torno a guardare la bottiglia.
Ho bisogno di aiuto, questo lo ammeto, ma chi mi dice che posso fidarmi di loro?
Come un flashback mi risuonano in testa le parole che Davide mi ha detto poco fa, quindi sospiro.
-D'accordo, cosa devo fare?
-Questo è un gruppo... particolare. Ci devi dimostrare che sei ai nostri livelli e che puoi stare al nostro passo.
-Cioè?
-Devi superare tre prove.
Perfetto! Ora ci mancava anche un'esame.
-Cominciamo con la prima.- dice alzandosi e tornando in salotto. Lo seguo, curiosa di sapere di cosa si tratta.
-Lo vedi quel ragazzo con i rasta verdi?- mi chiede Giorgio. Annuisco.
-Bene, la tua prima prova consiste nel batterlo a Call of Duty.
Guardo il ragazzo il quale muove velocemente le sue dita sul controller.
Ci avviciniamo al gruppo.
-Cesare ti presento Camilla, dovrà batterti a una partita di Call of Duty.
-Hai già cominciato a fargli le prove? - chiede, mentre uccide persone su persone nel videogame.
Appena la partita finisce si volta verso di noi e appena mi vede mi squadra dalla testa ai piedi, leccandosi le labbra.
-Quanti anni hai?- mi chiede con un sorriso poco innocente.
-Sedici.- dico guardando i suoi enormi occhi grigi.
Esiste un ragazzo che non sia attraente in questa casa?
Lui alza le spalle. -Mi sono scopato ragazze più piccole.- dice facendomi l'occhiolino, e in pochi secondi sento le mi guance andare a fuoco.
Mi lancia l'altro controller e comincia a picchiettare il cuscino accanto a lui.
-Fammi vedere cosa sai fare.
Mi siedo e lui da il via al videogioco.

Dopo dieci minuti di partita, Cesare è in vantaggio, e sento qualcuno dei ragazzi dire che non ce la farò.
Mi soffio via un ciuffo dei miei capelli viola, e comincio a giocare sul serio, senza però riuscire a superarlo; quindi opto per il piano B. Distrarlo.
-Sai Cesare...- dico acquistando la sua attenzione. -Ero quasi tentata di dartela, ma ora...
Lui spalanca gli occhi e interrompe la tortura su quel povero controller, quindi ne approfitto per salire di kill.
Riesco a vincere e tutti rimangono stupefatti.
-Ehi Giorgio, ma non vale, lo ha distratto!- urla il ragazzo che prima mi guardava male.
Ha uno strano accetto, forse è spagnolo?
-Zitto Joele!- dice Giorgio. Mi si avvicina e mi spettina i capelli sorridendomi.
-Mi piaci ragazzina.- Gli sorrido a mia volta. Forse non sono poi tanto male questi ragazzi, potrei divertirmi con loro.
-Ora passiamo alla seconda prova.

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