8. Touching you

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Una volta usciti tutti, mi avvicino con il foglio in mano.
«Ehi, Jungkook» – marca sul mio nome – «Com'è andata?» mi chiede, rivolgendomi il sorriso più dolce che abbia mai visto.
«Bene, bene» gli porgo il pezzo di carta, ignorando il nervosismo che si è impossessato ora di me.
«Senta, ieri sera non volevo inviarle quella mia foto, davvero, ho sbagliato, era per un mio amico» dico, tutto d'un fiato, ho bisogno di togliermi questo peso.

Ciò che mi sorprende è la sua reazione: scoppia in una fragorosa risata. È un suono soave.

«Ma dai! Ti sei preoccupato di dirmelo, è una foto innocua d'altronde, mica mi hai mandato un nude.» Vorresti?
Sorrido debolmente, non sapendo cosa dire e sto per inchinarmi per salutarlo, ma mi precede con una domanda.
«Devi andare via? Potresti aiutarmi a portare questi fogli insieme al registro nel mio cassetto in presidenza, altrimenti.»

«Ah no, non ho nessuna urgenza»
Scusami Jimin.

Prendo il registro e lo seguo per il corridoio. Lo osservo da dietro. Il modo in cui cammina, il suo portamento, l'eleganza che lo avvolge, tutto di lui è così magnetico.
Entriamo nella stanza e prende le chiavi per aprire il cassetto, infilandoci prima la pila di fogli e poi si gira verso di me, per farsi passare il registro di classe.

«Per quanto tempo crede che starà qui?» decido di rompere il silenzio.

«In realtà non lo so, mi dispiace dirlo ma le condizioni del vostro professore non sono per nulla ottimali. È triste, mi sembra un uomo davvero gentile.»

«Lo è..» rispondo, lasciando trasparire il dispiace nella mia voce.

«Ah sì? Sembra che tu ci sia legato.»

«È sempre stato buono con me, con tutti i ragazzi in realtà, ha stretto un bellissimo rapporto con la classe.»

«Spero che possiate stringerlo anche con me.»
Non sai quanto lo spero io.

Alzo lo sguardo, che fino ad ora era rivolto verso il pavimento e mi soffermo sul suo viso, poi incastro i miei occhi nei suoi. La sua espressione sembra immutabile e non cambia la posizione del corpo, appoggiato al grande mobile dietro di lui e con le mani nelle tasche. Sono di fronte a lui ed è bellissimo.
Mi avvicino piano, fino a ridurre al minimo la distanza. Ancora una volta non so cosa mi stia dicendo la testa, ma il pensiero che questo momento è un'occasione per tenerlo vicino è impiantato nella mente. Osservo ogni dettaglio del suo volto, che sembra essere stato scolpito dal più bravo degli artisti per quanto è perfettamente proporzionato.

Ora si trova fra me ed il mobile e non so perché questa cosa mi fa piacere. Il mio dito inizia a percorrere la linea di bottoni della sua camicia, dal basso verso l'alto, fino a quando non arrivo al collo. Tocco il suo pomo d'Adamo e rabbrividisce. La mia mano retrocede, trovandosi di nuovo all'ultimo bottone della camicia. Scende ancora con un tocco quasi impercettibile sulla sua cintura.
«Jungkook.» mi richiama serio, ma non si muove. Deglutisce visibilmente. Forse non vuole davvero che la smetta.

Mi scivola lo sguardo sulle sue labbra: sono a forma di cuore, così rosee, così belle.
Sembrano soffici.
Mi avvicino di più, ma il rumore di un paio di tacchi che si avvicinano mi fa staccare rapidamente.

Teach me. || VKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora