1 Capitolo

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«Cosa mi combini piccola, ignobile,
puttana?»

Domanda con tono sarcastico, sogghignando di tanto in tanto.

Le parole mi muoiono in gola, mozzandomi il respiro.

«Ti offro vitto, alloggio, divertimento a non finire e tu mi ripaghi così?
Rimanendo incinta di chissà chi?»

Una lacrima scorre sul mio volto, facendo capolinea sul pavimento.

«Quelle che dici sono solo menzogne.
Tu mi hai rapita e mi hai obbligato ad accettare tutto questo.
Mi hai torturata per giorni e solo per soddisfare la tua sete di vendetta nei confronti di tuo fratello.
Non è colpa mia se sono rimasta incinta, perché i ragazzi della festa hanno preso delle precauzioni, ma tutte le volte che hai abusato del mio corpo te ne sei fregato altamente delle conseguenze»

Dico tutt'ad un fiato, tirando su con il naso.

Lascia il mio mento e si alza in piedi, andando alle mie spalle.

Mi volto stando seduta sul pavimento, guardando ogni sua mossa.

Fruga in un cassetto e quando si gira mi si gela in sangue nelle vene.

Prende la pistola fra le mani e la carica con dei colpi, per poi rivolgermi un ghigno perfido.

Subito mi guardo intorno cercando una possibile via di fuga, ma vado nel panico non appena realizzo di essere in trappola.

Sogghigna in modo malefico, mentre si avvicina a passi lenti.

I miei occhi si riempiono di lacrime e il mio cuore batte forte nel petto.

«Cosa dovrei fare adesso con te?»

Chiede con tono ironico, avvicinandosi sempre di più.

Alza la pistola con una lentezza allucinante e la punta su di me.

Mi paralizzo dal terrore, mentre le lacrime scendono incontrollate sul mio volto.

Il mio cuore batte all'impazzata, mentre non riesco a smettere di piangere.

Cerco di trattenermi, ma è praticamente impossibile.

Nella mia testa prego che accada qualcosa, qualsiasi cosa che possa salvarmi da questa morte certa.

Mi guardo nuovamente in giro, cercando una possibile di fuga.

Provo ad alzarmi in piedi e a quel mio gesto i ragazzi ristringono ancora di più il cerco.

Cado nuovamente a terra, dato che le mie gambe, da come tremano, non riescono a sopportare il peso del mio corpo.

Non posso credere di perdere la mia vita senza lottare, ma d'altro canto cosa posso fare?

Incapace di reggermi in piedi, completamente circondata e senza una via di fuga, con una pistola puntata sulla testa.

L'unica cosa di cui mi pento è di non aver vissuto la mia vita a pieno.

Dovevo lasciarmi il mio passato alle spalle e accogliere tutto quello che la vita mi aveva dato.

In particolare avrei voluto vivere a pieno Axel.

E' entrato nella mia vita come un uragano, portando la pace nella mia vita.

Mi ha insegnato cos'è l'amore e ha fatto di tutto pur di farmi dimenticare chi sono.

Ha sempre cercato di farmi sorridere nei migliori dei modi e mi lasciavo andare, ma non completamente.

E' di questo che mi pento.

«Preparati a morire»

A quelle parole sento una terribile stretta allo stomaco.

I miei singhiozzi si fanno più pesanti, mentre cerco di tirare su con il naso.

Abbasso lo sguardo e chiudo gli occhi, aspettando il colpo che porrà fine alla mia vita.

                                       **

«No, no, no!»

Apro gli occhi di scatto, sentendo delle urla al mio fianco.

Mi volto verso la direzione da cui provengono i lamenti e trovo la mia piccola in preda ad un'altro incubo.

«No, non uccidermi!
Ti prego!»

La stringo fra le mie braccia, posandole un bacio sulla fronte.

Sento il suo cuore battere a mille e il suo respiro accelerato.

«Amore è un 'incubo, svegliati!
Svegliati!»

Le sussurro all'orecchio, cercando di svegliarla.

La sento sobbalzare fra le mie braccia, mentre la tengo stretta a me.

«Axel... Axel...»

Cerca di dire qualcosa, ma la sua voce viene bruscamente interrotta dalle sue lacrime.

«Sono qui amore, sono qui»

Sussurro lasciandole dei baci fra i capelli, mentre nasconde il viso mio petto.

Il suo corpo trema violentemente e sobbalza numerose volte a causa dei forti singhiozzi.

«E'... stato ter- terribile.
Io... i-io...»

Cerca di dire, ma comprendo che fa fatica a parlare, così le prendo il viso fra le mani e la zittisco, stampandole un bacio sulle labbra.

«Non sforzarti amore, ho capito»

Sussurro accarezzandole le guance, facendo sparire le lacrime.

«E' sempre il solito, vero?»

Chiedo con tono confuso e lei annuisce debolmente, mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime.

«Non preoccuparti amore mio.
Sei qui con me e nessuno può farti del male»

Posa la testa sul mio petto, chiudendo gli occhi.

Prendo le coperte e le tiro su, coprendo entrambi.

Sospira e si rilassa contro il mio petto, mentre la riempio di coccole.

Passano attimi di silenzio, in cui si sente solo il ticchettio della pioggia che batte sul vetro e il vento che suona impetuoso.

A interrompere questo silenzio è proprio lei, voltandosi verso di me.

«Grazie...»

Sussurra impercettibilmente.

«Di cosa?»

Chiedo con tono confuso, accarezzandole la guancia con le dita.

«Per... amarmi nonostante tutto.
Resti qui al mio fianco, ad aiutarmi a superare tutto questo, quando ti avrei, fra virgolette, tradito con un centinaio di uomini o più.
Non credo che ci sia una giustificazione valida per una cosa del genere.
Nonostante non riesci a farti una dormita come si deve a causa dei miei costanti incubi, tu rimani qui al mio fianco e dici di amarmi, ma tu ne sei certo?
Tu meriti una ragazza normale, che sappia darti tutto quello che una fidanzata come si deve dovrebbe darti e non una come me, piena di traumi, problematica e che piange in continuazione.
Meriti molto di meglio di me... e capirò se un giorno ti stuferai di tutto questo...»

Non le faccio terminare la frase e faccio combaciare le nostre labbra.

«Non dirlo nemmeno per scherzo!
Ti amo nei tuoi difetti e nei tuoi pregi.
Per me esisti solo tu e le altre non mi fanno alcun effetto, non contano per me.
Puoi avere tutti i traumi che vuoi, ma io non ti lascio e te li faccio dimenticare.
Puoi piangere tutte le volte che ne senti il bisogno, perché io sarò al tuo fianco per asciugare qualsiasi lacrima che righerà la tua guancia.
Ti ho promesso che ti aiuterò a superare qualsiasi ostacolo, che non ti lascerò mai più e queste promesse intendo mantenerle.
Sei una ragazza forte, sai lottare e hai già superato tante cose.
Sono sicuro che con un po' di amore e di pazienza, passerà tutto»

Le dico lasciandole un lungo bacio sulla fronte.

«Parli come mia madre.
Sono sicura che adesso lei mi avrebbe detto le stesse cose che mi stai dicendo tu»

Sorride leggermente, per poi sospirare.

«Tu... vuoi mantenere queste promesse perché ti senti in colpa per quello ché successo o perché il tuo amore per me esiste davvero?»

Chiede con tono dubbioso, prendendo a giocare con una sua ciocca di capelli.

Ridacchio divertito e scuoto il capo.

Mi metto a sedere e prendo il suo volto fra le mani, facendo scontrare i nostri occhi.

«Non dire mai più una cosa del genere, hai capito?
Non devi pensarlo nemmeno!
Io ti amo con tutto me stesso e lo farò per sempre.
Sono completamente certo dei miei sentimenti nei tuoi confronti, altrimenti ti avrei lasciata nelle mani di quel pazzo.
Non nego di sentirmi colpevole, anche se tu mi dici ripetutamente di non esserlo, ma io ti amo amore mio e te lo dimostrerò nel corso dei giorni.
Sarà il nostro amore a darci la forza di andare avanti»

«Tu sei sicuro di tutto questo?»

Chiede di nuovo con tono dubbioso, con una piccola scintilla di paura negli occhi.

«Certo amore, ma devi esserne sicura anche tu.
Devi cominciare a tornare a credere in te stessa»

Sospira e appoggia la testa sulla mia spalla, accarezzandomi il petto.

«Io credo in me stessa, ma ho paura.
E' quella che mi blocca»

«E sei tu a doverla sconfiggere.
Non sei sola sé questo che ti spaventa.
Non posso capire cosa senti dentro di te, ma posso capire che non è facile.
Devi lasciarti tutto alle spalle e sconfiggere ogni demone che ti danza attorno»

Mormoro accarezzandole i capelli, guardandola incantato.

«Se c'è una cosa che ho imparato da questa esperienza è che devo lasciarmi tutto alle spalle e vivere la vita fino in fondo.
Quando avevo quella pistola puntata sulla fronte, sai cosa pensavo, di cosa mi stavo pentendo?
Pensavo a quanto fossi stata stupida a non essermi lasciata andare, di non aver vissuto a pieno ogni mio momento, ma nonostante questo non sempre riesco a lasciarmi andare come vorrei.
C'è sempre quel qualcosa che mi blocca»

«Ed è da questo che devi ripartire piccola»

«Non devo lasciare che il mio passato rovini il mio presente e il mio futuro»

Mormora con una nota di determinazione nella voce.

«Brava amore!
Questo è parlare!»

Alza lo sguardo e si mette in ginocchio davanti a me, facendo scontrare i nostri sguardi.

Prende il mio volto fra le sue piccole mani e mi bacia, facendomi sorridere orgoglioso dei suoi sforzi.

«Che ore sono?»

Chiede con tono confuso, stropicciandosi gli occhi.

«Le sette del mattino amore»

Le dico con tono dolce, accarezzandole i capelli.

«Sono stanca, ma sono troppo agitata per dormire adesso.
Tu come ti senti?»

Mi chiede facendo scontrare i nostri occhi.

«Sono stanco anch'io amore, ma nulla che si può risolvere con una bella dormita»

Commento stiracchiandomi leggermente.

«Allora io scendo di sotto.
Non ha senso che sto qui a disturbarti, dato che non tornerò a dormire»

Mormora e mi lascia un bacio sulle labbra.

Fa per alzarsi dal letto e andarsene, ma la fermo per un polso.

«Non pensarci nemmeno amore.
Da troppe notti vai avanti così e non puoi reggere questa situazione a lungo.
Adesso tu resta qui e coricati sotto le coperte, io invece scendo un' attimo in cucina a prepararti una tazza di latte caldo.
Di solito funziona per far conciliare il sonno»

Scosto le coperte e mi alzo, mentre l'aiuto a porsi sotto le coperte.

Le lascio un bacio sulla fronte ed esco dalla stanza, dirigendomi in corridoio.

Scendo le scale e vado direttamente in cucina.

Accendo la luce e prendo una tazza dallo scaffale, riempiendolo di latte.

Lo scaldo nel microonde e una volta pronto, poso il bicchiere sul tavolo.

Apro il cassetto dei medicinali e prendo il sonnifero, mettendo qualche goccia nel latte.

Aggiungo il cacao e una volta mescolato il tutto risalgo in camera.

Chiudo la porta alle mie spalle, avvicinandomi al letto.

Mi siedo accanto a lei e le porgo il bicchiere.

«Devi berlo tutto»

Le dico porgendole il bicchiere.

Lo prende fra le sue piccole mani e sotto il mio sguardo attento inizia a berlo tutto, piano piano.

Una volta finito tutto mi ripassa il bicchiere e si stente sotto le coperte.

Poso il bicchiere e mi stendo accanto a lei, attirandola contro il mio petto.

Le lascio un bacio fra i capelli e la guardo addormentarsi subito, come una bambina.

Non ci metto molto a raggiungerla e ci rivediamo entrambi fra le braccia di Morfeo.

*

Sbadiglio leggermente e scendo lentamente le scale, diretto in cucina.

«Ben svegliato»

Mi saluta Lewis, non appena varco la soglia.

«Che ore sono?»

Chiedo con tono confuso, sbadigliando di nuovo.

«Le dieci del mattino»

Annuisco leggermente e mi verso una tazza di caffè, sbadigliando pesantemente.

«Anche stanotte un'altro incubo?»

Chiede con tono curioso.

Si, ed è sempre lo stesso

Dico per poi bere tutto il caffè in un solo sorso.

Mi appoggio al bancone ed incrocio le braccia, voltandomi a guardarlo.

«Purtroppo non riesce a superarlo così facilmente»

«Devi avere pazienza e darle tempo.
Quello che ha vissuto non è di certo una cosa da niente»

«Ha ancora paura di tutto, si fida solo di me.
Per tutto questo tempo non ha voluto mettere piede fuori casa, non mi ha chiesto nulla sulla sua famiglia, sui suoi amici e, pensa, non mi ha chiesto niente nemmeno di Juan!»

Lewis sospira rumorosamente e si passa una mano fra i capelli.

«Eppure non è da lei.
Perché non ha chiesto di Juan?»

Chiede con tono confuso.

«Forse non si ricorda che c'era anche lui il giorno del suo rapimento, oppure non era presente al momento in cui è stato sparato.
Altrimenti non so che dirti»

«Beh, è possibile che lei non ricordi qualcosa.
Infondo, ci sono state cose più forti che hanno occupato e che occupano tutt' ora la sua mente»

Sospiro e vado verso la mensola, prendendo un vassoio.

«Ed è per questo che sono preoccupato.
Tutto quello che quel mostro gli ha fatto vivere sono cose più grandi di lei.
Lei sta lottando per superarli e io le sto accanto in questa battaglia, ma non so per quanto tempo lei riuscirà a sostenere questo ritmo.
Alexa non mollerà questa battaglia, perché anche lei vuole andare avanti, ma la paura che non sparisce, i continui incubi e i frequenti attacchi di panico la stanno distruggendo.
Per due mesi ha retto, ma a seguire?
Quanto può resistere fisicamente, ma soprattutto mentalmente?
E sai qual è la cosa più brutta?
Che non posso fare altro se non coccolarla e starle vicino nel momento del bisogno»

Apro il frigo e prendo del latte, versandolo nel bicchiere.

«So che è frustante, ma d'altro canto cosa vorresti fare?
Il primo periodo è difficile, ma con il tempo tutto sparisce.
Anche se...»

Mi volto a guardarlo, arrestando ogni mia azione.

«Anche se, cosa?»

Chiedo con tono confuso, guardandolo di traverso.

«Axel, non prenderla a male, ma forse è meglio portarla da un psicologa.
Lei potrebbe aiutarla e...»

Non gli lascio terminare la frase e metto il bicchiere del latte sul vassoio.

«No Lewis!
La metterebbero dentro una clinica e da lì non potrei fare niente per proteggerla.
Sarebbe un bersaglio facile per tutti i suoi nemici, specialmente lo zio che la sta cercando per ucciderla.
No, non se ne parla assolutamente»

«Ma sarebbe la cosa migliore per lei.
Non faremo sapere a nessuno, se non alla sua famiglia, dove si trova e...»

Batto le mani sul bancone, facendolo smettere di parlare.

«Ma non capisci Lewis?
Rinchiuderla lì dentro sarebbe come toglierle la libertà una seconda volta.
Non posso e non voglio allontanarla da me.
La cosa si chiude qui»

Dico con tono autoritario misto alla rabbia.

«Axel non puoi essere così egoista!
Alexa ha bisogno di aiuto!»

«Lei non ha bisogno di stare rinchiusa in una clinica per pazzi!
Ci è già stata chiusa in una casa con dei pazzi squilibrati e guarda com'è ridotta!
Puoi dire quello che vuoi, ma la mia decisione è questa.
Lei rimane con me e punto!»

Si alza furiosamente dal tavolo, facendo cadere la sedia a terra.

«Non puoi decidere tu per lei!
Non è una tua proprietà!»

Urla su tutte le furie, rosso in volto.

«Non sto decidendo per lei, ma ben si dico quello che ti direbbe lei!
La conosco e so che...»

«Tu sai cosa!
La conosco da molto più tempo di te»

«E secondo te, razza di stupido, lei accetterebbe di andare in una clinica, senza poter uscire, confinata nella sua camera senza poter vedere nessuno?
No, non ha bisogno di questo.
Ha bisogno di me, di te e di tutti noi che le vogliamo bene.
Quei dottori le faranno solamente il lavaggio del cervello e la imbotteranno di medicinali per niente, perché poi tornerà peggio di prima.
Se credi che tutto questo sia meglio per lei, amico mio, ti sbagli di grosso»

«Guarda che lei andava già dalla psicologa prima che venisse rapita!»

Al sentire quelle parole mi volto di scatto verso di lui.

«Che cosa hai detto?»

Chiedo con tono incredulo.

Non appena comprende cosa ha detto sbarra gli occhi.

«Una stronzata...»

Cerca di dire, ma lo interrompo.

«Alexa andava da una psicologa e tu lo sapevi?
Perché non mi hai detto niente?»

«Perché lei non voleva fartelo sapere.
E' per questo che ti dico di continuare con la stessa terapia che stava facendo prima!
Quella stava dando risultati incredibili!»

Rido amaramente e mi passo una mano fra i capelli.

Non posso credere che il mio migliore amico mi abbia tenuto all'oscuro di una cosa di così grande importanza e soprattutto non capisco perché Alexa non si è fidata abbastanza per dirmi una cosa del genere.

«Sarà che stava dando risultati, ma non metti in conto una cosa fondamentale.
Alexa doveva superare solo l'abuso sessuale da parte del padre, ma adesso ha molto di più da affrontare e superare.
L'omicidio di Cody, i continui abusi psicologici e sessuali da parte di Samuele, il suo gruppo e tutte le altre persone che hanno giocato con lei.
Forse non capisci, ma lei sta uscendo da un disturbo post- traumatico.
Non comprende a pieno il fatto di essere al sicuro da tutte quelle mani che le hanno fatto del male e non distingue i suoi incubi dalla realtà.
Ha bisogno di essere protetta, amata e coccolata, non di una strizza cervelli.
La questione si chiude qui e la mia decisione è questa.
Se non ti sta bene puoi anche andartene!»

Gli do le spalle e torno a preparare la colazione per Alexa.

Lo sento emettere un basso ringhio e poco dopo sento la porta sbattere.

Non m'importa quello che pensano gli altri.

Alexa rimane con me, perché solo con me è al sicuro e nessuno può portarmela via.

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