PROLOGO

120 10 2
                                    

Così bella, piccola, unica, speciale, nuova... Così simile a lei.
Era nata, nata da un amore vero e eterno.

La vita... La vita è una fiamma che via via si consuma, ma che riprende fuoco ogni volta che nasce un bambino.

La nascita è l'improvvisa apertura di una finestra, attraverso la quale ci si affaccia su di una prospettiva stupenda. Che cosa è successo? Un miracolo. Hai scambiato il nulla con la possibilità del tutto.

LEI, lei era arrivata, dopo tutto quel tempo, dopo aver combattuto.

LEI, lei avrebbe portato alto il nome di sua madre, una donna che si poteva definire tale.

LEI, lei, era qui.

-tu.. Che sei finalmente sopraggiunta...-
Disse tenendo la bambina minutissima e pallida in braccio, la piccola creatura emise qualche gorgoglio agitando le braccia fini.
L'uomo fece un sospiro molto profondo e malinconico.
-come vorrei che tua madre fosse qui... - sussurró lui con la voce soffocata dai suoi stessi sospiri.
L'uomo, grosso e con una barba folta, si avvicinó lentamente alla parete della montagna più alta della zona tribale, in corrispondenza di uno strapiombo a picco.
Guardó la bambina negli occhietti di color cobalto scuro e le accerezzó il viso pallido. La piccola sorrise, mostrando un suo unico dente centrale, ed emise una leggerissima risata.
-Tua madre sarebbe fiera di sentire il nome che ho scelto per te.. - mormoró con ipocondria l'uomo picchettando il nasino leggermente lentigginoso della piccola. -se solo.. Potessi davvero pronunciarlo... - continuó questo abbassando il capo con i suoi tanti capelli neri legati e attorcigliati.

Vide comparire delle immagini davanti a lui, combattimenti, rapimenti, guerre, misteri, segreti ed urla.

Urla femminili, urla di disperazione, di aiuto, di dolore, di timore.
Delle urla, solo il ricordo lacerava.
Immagini, immagini veloci, scorrevoli, di dolore, sofferenza, sangue, tanto sangue, rosso, tanto rosso, rosso cupo e smorto.
Sospriri, pianti, lacrime, lacrime sempre rosse.
Tanta sofferenza e tanto mistero in azioni che non possono definirsi umane, anche se fatte da veri e propri umani probabilmente senza anima.

Il pover uomo sentì un dolore in petto e fece dei sospiri più veloci e irregolari.
Egli guardó il viso pallido della piccola.
-se solo... Potessi dartelo questo nome... - soffió con note malinconiche quasi disperate.

-dillo... Pronuncialo..voglio saperlo.. La montagna vuole saperlo...-

L'uomo nell'udire tali parole alle sue spalle, si voltó prontamente e impugnó il suo coltello dal taschino, senza tuttavia estrarlo.

Una donna, molto minuta e bassa, estremamente pallida, con le palpebre violacee, occhi grigi, capelli lunghi, folti, mossi e bianchissimi.
Postura perfettamente dritta.

-Sono Dawn... Non mi riconosci...? Reidar... -
la misteriosa donna parló con termini elementari e usando un tono estremamente pacato e lento.
L'uomo allontanó la sua grande mano, segnata e sporca dall'età, dal manico del coltello.
-Non posso più stare tranquillo... Lo sai.. - ammise l'uomo dal nome di Reidar, avvicinandosi lentamente alla donna.
La donna soffermó il suo sguardo di ghiaccio sulla dolce creatura che portava l'uomo sulle braccia.
-Per la tribù potrai anche essere inesistente ma... - inzió lei avvicinandosi a passo lento verso la piccola.
-ma lei.. Merita di avere un nome...
Con questi occhi, che hanno lo stesso colore della roccia della montagna..
Con questo pallore che ricorda quello delle nuvole serene... -
Spiegó Dawn passando la sua mano magra sulla guancia liscia della bambina che rise probabilmente per il solletico.
-coraggio.. Pronuncia il suo nome! Sarà.. Per sempre impresso nella memoria della montagna... -
continuó la giovane donna dirigendosi verso un cespuglio in fiore per raccogliere delle bacche blu notte.
-la tribù non accetterà mai una cosa simile... - ammise Reidar osservando i movimenti della chioma bianca che raccoglieva bacche probabilmente per qualche rito tribale.
-sono una.. Consigliera della montagna madre di queste terre! E come tale, posso permettermi di battezzare chiunque voglio!-
Esclamó Dawn spremendo i frutti con un pugno in un piccolo contenitore in legno.
L'uomo dalla barba folta abbassó il capo quasi in segno di rassegnazione e sospiró, emettendo aria pesante e scapigliando i pochi capelli della bambina che colpì varie volte il naso per il fastidio causato dall'aria.
-Pensa a Iselin.. - insistette la donna misteriosa, rivolgendosi direttamente all'uomo che si era abbattuto su se stesso.
Dopo quelle parole, appena pronunciate da Dawn, Reidar alzó immediatamente il capo spalancando i suoi occhioni verdi smeraldo.

|The only one|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora