CAPITOLO 4: "Cappello bianco"

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PASSATO

DANICA P.O.V.

"AHHHHHHH COSA MI È VENUTO IN MENTE?!" urlai mentre sbattevo la testa sul mio banco.
"Ehm, non vorrei fare la guastafeste, ma stai schiacciando il mio diario e dovrei scrivere i compiti per domani" disse Jane, la mia compagna di banco.
"Compiti? Ma domani abbiamo quasi tutte ore buche" risposi mentre lei prendeva il suo diario.
"Sì, ma abbiamo comunque la presentazione di Geografia e devo aggiungere altri punti per concludere il mio lavoro" disse intanto che scriveva i vari punti.
"Geo-GEOGRAFIA?! Ma mica era per mercoledì?!" chiesi agitata.
"Domani è mercoledì"
"Intendo il prossimo mercoledì!"
"Sei senza speranze" rispose lei mentre si teneva la fronte con la mano destra.
Geografia è alla prima ora domani. Blaze se ne andrà proprio la prima ora dopo aver salutato i suoi compagni. Io volevo salutarlo almeno l'ultima volta, neanche questo mi è possibile?
Non importa, ho già lasciato il post-it, prima mi pentivo di averlo fatto ma penso che sia meglio così. Sono riuscita ad esprimere la mia gratitudine verso di lui che mi ha reso quest'anno indimenticabile. Ma sapete la cosa migliore? La cosa migliore è che sono riuscita a mostrare la mia gratitudine senza risultare come una pazza innamorata di lui e soprattutto senza far scoprire la mia identità.
Già, alla fine ho ancora una lunga vita davanti, non è l'unico ragazzo al mondo.
Però nonostante tutto, provo un nodo alla gola...forse in fondo in fondo volevo davvero che scoprisse la mia identità. Forse, volevo che scoprisse che sono io quella che viene ad ogni suo allenamento e partita di calcio. Forse, volevo che scoprisse che sono io quella che in mensa chiede ogni volta alla cuoca di tenere da parte un po' di carne di manzo, il suo piatto preferito, così, dopo gli allenamenti poteva godersi un buon pranzo. Forse, volevo che scoprisse che sono io quella che lascia sempre una bottiglietta d'acqua sulla panchina nel caso avesse sete. Forse, volevo che scoprisse che ero io ad aver lasciato il post-it. Volevo davvero che scoprisse che la sua fan numero uno, sono io.
Ma tutto questo non importa alla fine. Non avrà chissà quale importanza nel mio futuro, soprattutto ora che sarà lontano.

Il giorno dopo mi alzai con molta fatica, beh come tutti gli altri giorni d'altronde. Mi preparai come mi è solito fare, una doccia di 15 minuti, una colazione a base di latte e cereali, una bella pulizia dei denti, una semplice T-shirt nera con dei jeans blu scuro e un paio di scarpe bianche.
"A scuola" dissi a mio padre.
"Cosa sei uno stato di whatsapp? Usali i verbi. A scuola cosa?" chiese mio padre con un tono altezzoso.
"Sto andando a scuola" risposi.
"Si...chi te l'ha chiesto?" disse ridendo.
Mi sta prendendo in giro eh...non mi faccio battere così.
"L'hai fatto quindi papà?" chiesi mentre aspettavo che lui rispondesse "cosa".
"Si, però tua mamma non deve scoprirlo" disse a bassa voce.
Eh? Scoprire?
"Cosa?" chiesi.
"CHUPAAAAAA" urlò mio padre.
"FREGATA HAHAHAH" continuò.
Non posso credere di essere stata fregata dalla mia stessa idea.
"I miei colleghi mi insegnano tante cose. Ora hai imparato che non puoi battere il re delle battute" disse mio padre tutto felice.
"Ok...ho imparato la mia lezione. Ora posso invece imparare la lezione a scuola?" chiesi con un sorrisetto.
"Oh. Ho visto. Brava brava impari in fretta" rispose anche lui con un sorrisetto.
"Ok a dopo tesoro" disse mio padre mentre mi dava un bacio sulla fronte.
"A dopo" risposi.
Misi un piede fuori dalla porta e stavo già morendo di caldo.
"Papà...è ora di attivare l'auto" dissi rimettendo il mio piede dentro casa.
"Sapevo che l'avresti detto. Dai, sali in macchina"
Durante tutto il tragitto ascoltammo la musica.
"I'M SO SICK OF THIS FAKE LOVE! FAKE LOVE! FAKE LOVE!" cantò a squarciagola mio padre.
Io invece facevo da seconda voce per armonizzare il tutto. I BTS sono vita, nessuno può contraddirmi.
Arrivammo a scuola. Stavo già per scendere dall'auto quando mio padre mi preso per il braccio.
"Oh. Oh. Guarda quel pervertito. Ti guarda in modo strano. Devi stare attenta. Soprattutto perché sei bella, visto che hai preso tutto da tuo padre. GUARDA! Ora ti sorride pure. TI STA SALUTANDO! Aspetta tolgo la cintura, aspettami qua... è una faccenda tra uomo e pervertito" disse tutto infuriato mio padre.
Lo presi anch'io per il braccio e lo fermai prima che potesse fare cazzate.
"Papà...lui è il mio prof di Geografia"
Mi guardò. Lo guardai.
Iniziai a ridere come non mai e anche lui mi segui con la sua risata da maiale.
"Beh la giornata non inizia affatto male" pensai.
Entrata a scuola feci le scale infinite per andare in aula video.
"Oddio che stanchezza. Ci sono gli ascensori, ma li possono usare solo i professori e i bidelli, ma loro almeno si ricordano chi è che paga il loro stipendio? Siamo noi alunni. Ingrati" dissi mentre respiravo ancora con fatica.
In aula video non c'era ancora nessuno. Guardai l'orologio. 7.30.
"COSA?! Sono arrivata mezz'ora prima, che faccio ora?" pensai.
È tutta colpa di mio padre, con la sua risata da maiale, ho perso la cognizione del tempo.
Optai per fare un giretto per la scuola.
Scendendo al piano terra sentì 2 ragazze parlare mentre erano appoggiate al calorifero.
"Quindi Fox si trasferirà oggi?" chiese una delle ragazze.
"Purtroppo sì. Fra tutti i ragazzi della nostra classe era pure il più bello. Cavolo era proprio il mio tipo" rispose l'altra.
"Tsk. Solo perché è bello non vuol dire che ha per forza un bel carattere, quindi prima di dire che è il tuo tipo, impara a conoscerlo" pensai.
Mi recai verso le macchinette per prendere una barretta di cioccolato.
Notai qualcuno con un cappello bianco che prendeva a pugni la macchinetta.
"Stupido coso. Ridammi i miei soldi. Eh no, ora ti spacco. OH OH. SI SCENDI. VAI VAI CONTINUA COSÌ. NOOOO COSA TI FERMI PROPRIO QUANDO SEI VICINO!"
Non so se era la mia mente pervertita che mi faceva pensare male, ma suonava davvero male. Ma non era quella la cosa che mi preoccupava di più...
quella voce e quei capelli.
Feci lentamente dei passi indietro, retromarcia e mi allontanai con la destrezza di un gatto...beh almeno è quello che pensavo.
"Ehi tu. Hai per caso 2 euro?" chiese il tizio.
"Io no avere 2 euro. Appena trasferita io qui, no sapere niente" risposi senza nemmeno girarmi.
Stavo già scappando via, però un ragno rovinò tutti i miei piani.
Dal soffitto scese un ragno grande quanto almeno la mia faccia e la cosa più schifosa è che dietro di sé teneva i suoi figli; non rimango a dire i dettagli di quel mostro.
"Cos- cos- CHE CAZZO È QUEL ROBO?! PROVA AD AVVICINARTI E TI STACCO LA TESTA E ME LA MANGIO" urlai a squarciagola mentre avevo la posizione di un gabbiano pronto a volare.
"Danica?" chiese Blaze sorpreso.
"Eh...ciao" dissi con un sorrisetto impaurito. Non avevo paura del ragno, avevo paura di quello che Blaze avrebbe pensato di me.

"ALL THESE YEARS"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora