CAPITOLO 7: "Più vicino"

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PRESENTE

DANICA P.O.V.

"Sto morendo. Che caldo" dissi mentre portavo il mio viso davanti al ventilatore.
Sventolai il mio ventaglio, ma niente da fare, non bastava.
Odio l'estate. Perché esiste? Ma non solo per il fatto del caldo, vogliamo parlare degli insetti?
"Danica, hai sistemato le tue valigie?" chiese mia madre dal piano inferiore.
"Si" risposi.
"Dai, sistema tutto che il taxi sta per arrivare" continuò mia madre.
"Ok"
Oggi parto per andare a Seoul.
I miei genitori mi hanno permesso di spendere le vacanze estive insieme alla mia migliore amica, Jane.
Appena scesi le scale mio padre mi fermò e chiese: "obbligo o verità?"
"Ehm, obbligo" risposi.
"Abbracciami" disse mio padre.
Fui molto sorpresa dalla sua richiesta, ma lo abbracciai comunque.
"Mi mancherai, piccola" disse mio padre.
"Anche tu" risposi.
Mia madre uscì dalla cucina e disse: "mancherà solo per circa 3 mesi, mica non la rivedremo mai più".
Io e mio padre restammo a guardarci e un sorriso apparve sui nostri visi.
"Uno"
"Due"
"Treeee"
Corsi verso di lei e anche mio padre fece lo stesso.
"ABBRACCIO DI GRUPPO" urlammo io e mio padre mentre la abbracciavamo.
Mia madre ricambiò l'abbraccio.
Dopo tutta quella scena dolce, mia madre mi avviso del fatto che il taxi era arrivato, perciò mollai la presa e presi la mia valigia.
I miei mi accompagnarono fino alla porta.
"Fai la brava, mi raccomando. Chiamaci appena arrivi a Seoul e aggiornaci su cosa succede" disse mia madre.
"Va bene" risposi mentre aprivo la porta.
Salutai per l'ultima volta i miei genitori e salì sul taxi.
Arrivata in stazione guardai gli orari dei treni.
*Daegu to Seoul 8.21*
"Sono già le 8, dove si è cacciata Jane?" chiesi mentre guardavo l'orologio.
"DANICA SONO ARRIVATA!" urlò Jane con il fiatone mentre stava correndo verso di me.
"Scusa per il ritardo. Non riuscivo a trovare il mio cellulare" continuò.
"Sei riuscita a trovarlo alla fine?" chiesi.
Mi mostrò il suo cellulare.
"Perfetto, andiamo" dissi.
Alle 8.21 precise, il treno arrivò e salimmo con tutte le nostre valigie.
"Che fatica" disse Jane appena sistemò le ultime valigie.
Durante il viaggio parlammo del più e del meno, finché non decidemmo di riposarci.
Appena aprì gli occhi sentì una voce che diceva: "Fermata Seoul. Fermata Seoul."
"Siamo arrivate" dissi mentre svegliavo Jane che stava dormendo tutta tranquilla.
Il viaggio durò un po' di tempo e per questo motivo mezzogiorno arrivò in fretta.
Appena scese dal treno Jane disse: "Ho voglia di ramen."
"Pensandoci bene...anch'io ne ho voglia" dissi.
"Va bene, avviamoci verso l'appartamento e fermiamoci in un convenience store a mangiare" consigliai.
"Ok, allora andiamo" rispose.
"Aspetta che faccio una chiamata veloce ai miei" dissi mentre tiravo fuori il cellulare dalla tasca.

Dopo mangiato e dopo aver appoggiato le valigie nel nostro appartamento decidemmo di fare un giro per la città.
Seoul era magnifica. I palazzi lussuosi che si mischiavano con i negozi e con le caffetterie. I parchi con le persone che si rilassavano e che mangiavano. I profumi che provenivano dai ristoranti. Il bellissimo Han River dove potevi passare il tuo tempo libero.
Decidemmo di girare per i negozi a fare un po' di shopping.
"Questo devo assolutamente prenderlo" disse Jane appena uscita dal camerino.
Indossava un top nero con la scritta bianca: "I don't need a man".
"Bella. Prendila" dissi io.
Appena uscite dal negozio, una cosa mi attirò l'occhio.
In mezzo alla piazza, vicino a una fontana c'era un pianoforte.
Mi avvicinai e cominciai a premere alcuni tasti. So che non dovrei farlo. So che se ricominciassi a suonare, non mi perdonerebbe mai...ma è più forte di me. Mi manca suonare.
"Se suonassi non lo scoprirebbe, giusto?" dissi.
"Di cosa stai parlando?" chiese Jane.
"Niente" risposi.
Presi posto e iniziai a suonare "River Flows in You" di Yiruma.
Chiusi gli occhi. Il suono dolce del piano. Il suono che mi porta totalmente in un altro mondo. I sentimenti che provo suonando e sentendo questa melodia. Le lacrime iniziarono a scendere e abbassai lo sguardo per evitare che le persone mi vedessero. Il mio amore per la musica non era cambiato. Appena finito il pezzo, asciugai subito le lacrime e alzai lo sguardo. Una folla intera mi stava guardando. Molti avevano un'espressione di sorpresa, altri un'espressione di apprezzamento e altri invece mi sorridevano mentre mi facevano il pollice in sù per dire tipo: "hai fatto un buon lavoro".
È passato tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno ha apprezzato la mia musica.
Mi alzai e feci un inchino per ringraziare tutti i presenti. Le persone iniziarono ad applaudire. Guardai nel viso ogni persona presente, così da ricordare questo momento fino alla fine.
Notai, dietro la folla, un ragazzo alto che indossava un cappello bianco.
Mi accorsi di lui perché quel cappello mi sembrava familiare.
"È impossibile che sia lui. Sto delirando" pensai. Strinsi gli occhi per vedere bene il suo viso, ma la sua frangia lunga e il suo cappello gli coprivano il viso.
Il ragazzo si girò e se ne andò.
Lo guardai andarsene.
"Non può essere lui. Il ragazzo che ho appena visto è alto e robusto ed ha i capelli rossi. Blaze è alto quanto me, non è così tanto robusto e soprattutto, ha i capelli arancioni" pensai.
"Ma le persone cambiano" disse la mia coscienza.
Cancellai i miei pensieri e mi diressi verso Jane che stava in mezzo alla folla.
"Wow" disse Jane appena mi vide.
"Cosa?" chiesi.
"SEI BRAVISSIMA A SUONARE IL PIANO! Sono la tua migliore amica ma non mi hai mai detto che sai suonare il piano" disse.
"Non pensavo fosse una cosa importante..." risposi io imbarazzata.
"ECCOME SE LO È. La mia migliore amica è una ragazza così talentuosa e intelligente. Cosa posso chiedere di meglio?" disse Jane.
Mi misi a ridere e dissi: "se lo dici tu".
Ci avviammo nell'appartamento.
Appena arrivata preparai una bella vasca dove poter rilassarmi.
Entrai e chiusi gli occhi. Mentre mi rilassavo un'idea mi passò per la mente.
"Aspetta...ora mi trovo a Seoul. A Seoul si trova la squadra nazionale di calcio della Corea del Sud, ciò vuol dire che...BLAZE SI TROVA QUI!" urlai, mentre mi alzavo all'improvviso.
Scivolai per la troppa agitazione e per questo motivo Jane entrò all'improvviso in bagno e chiese preoccupata: "cosa succede?"
Vedendomi spiaccicata per terra, urlò: "STAI BENE?!"
No. Non sto per niente bene.

"ALL THESE YEARS"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora