XXIV. Il coraggio che (non) hai

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"Dici così pe' colpa dell'anestesia, vè? Michele m'ha detto che dovresti stare tipo in uno stato di trance". Claudio si rende conto di farneticare, ma non sa come interpretare il gesto e l'affermazione di Raffaele. Ha ritirato immediatamente la mano, che ora giace sul suo ginocchio, stringendolo nervosamente.

Sa solo che gli ha fatto mettere una mano sul suo cazzo. E gli ha detto che gli piace, in un momento di incoscienza.

"Dico così perché lo penso", ribatte con tono serio il ragazzo dai capelli biondi.
Solo in quel momento Claudio si accorge di essere ancora seduto tra le sue gambe, ad altezza interno coscia, in una posizione molto equivoca che è l'ultimo dei suoi problemi, momentaneamente.

"Ma...in che senso?", domanda ancora. Non può negare che il cuore gli stia battendo fortissimo, quella conversazione lo mette in imbarazzo.

"Mi sono accorto che mi piaci da un pochino in realtà, ma oggi l'ho capito davvero", la sua voce è improvvisamente più alta, non sembra nemmeno che abbia appena ricevuto un intervento in circostanze sospette. Appare in perfetta forma mentale. "Quando ti ho detto che non sei abbastanza coraggioso, ho detto un'enorme cazzata. È che ho sempre associato il coraggio all'avere fegato nel fare cose pericolose e cattive, tipo saper usare una pistola. Tu non ne sei capace, ma oggi hai avuto il coraggio di caricarmi in macchina, portarmi in ospedale ed assistere alla mia operazione", tossisce a causa della gola secca. "Prima di arrivare al campo mi hai detto che non riesco ad esprimere le mie emozioni, e forse è vero".

Claudio boccheggia. "Penso di essermi sbagliato, invece".

Raffaele solleva un angolo delle labbra. "Quasi tutti si sbagliano sul mio conto, tranquillo".

Il diciassettenne non sa come comportarsi, ora che ha appreso quell'informazione. Piaccio a Raffaele. Cosa si fa in circostanze come queste? Ci si alza e si bacia il ragazzo in questione? Si finge indifferenza?

Claudio opta per la seconda e torna ad infilargli i pantaloni della tuta. È quasi arrivato alle ginocchia, quando Raffaele parla di nuovo.

"Questo tuo silenzio devo interpretarlo come un rifiuto?".

Claudio non si è mai sentito così tanto in imbarazzo. "Uhm, no macché...è che non so come comportarmi", ammette con sincerità e Raffaele lo apprezza, avendo ancora una volta prova della semplicità del ragazzo.

"Non mi devi dimostrare nulla, hai già fatto tantissimo per me", lo rassicura. Claudio si stringe nelle spalle senza sentirsi perfettamente a suo agio; il suo volto sta per andare in fiamme.

Raffaele è costretto a sollevare il bacino quando Claudio gli tira su i pantaloni fino alle cosce, poi lo osserva mentre si alza in piedi e si morde il labbro sovrappensiero.

"Puoi rimanere, se ti va, non penso sia il caso che tu vada in giro".

Il diciassettenne sembra soppesare le sue parole, poi conviene che passare il resto della notte lì sia la scelta più saggia da prendere. Tolto l'imbarazzo per la confessione di Raffaele, è davvero troppo stanco per pensare a ciò che è accaduto nelle ultime ore, a partire dalla rissa con gli zingari per arrivare a ciò che ha appreso pochi minuti fa: il suo interesse nei confronti del ragazzo coi capelli biondi è ricambiato.

L'indomani metabolizzerà il fatto e agirà di conseguenza, ora riesce a raggiungere a fatica il bagno e farsi una doccia veloce. Quando torna in soggiorno dopo aver indossato dei vestiti che Raffaele gli ha permesso di prendere in prestito, trova il padrone di casa profondamente addormentato.

Lo guarda per qualche istante, poi spegne la luce e brancola nel buio fino a raggiungere il divano e ci si rannicchia sopra, stando attento a non colpire Raffaele. Controlla velocemente i messaggi sul telefono e ne manda uno a Davide, accertandosi che il suo motorino sia in buone mani: ha lasciato le chiavi del suo mezzo a lui. Spegne il telefono ormai quasi scarico e la stanza piomba nel buio più assoluto.

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