XXXI. Significa qualcosa

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L'incontro con Mariano è stato rapido.
Il proprietario della macelleria, un omone di almeno centoventi chili, li ha accolti in casa sua ed ha ascoltato la richiesta di Raffaele guardandolo dritto negli occhi.

Il figlio del Messicano ha presentato la collaborazione con Fabaro con sincerità: una costrizione scaturita dall'arresto di suo padre, una situazione che loro, privi di ogni tipo di mezzo, non riusciranno mai a sostenere. Ha spiegato con fluidità i vantaggi del piano, un sacco di soldi che entrerebbero nelle casse del clan.

Il macellaio l'ha ascoltato con pazienza, poi ha cambiato stanza per fare una telefonata. Davide ha provato ad origliare la conversazione con scarsi risultati, e quando Mariano è tornato in soggiorno gli ha dato un ultimatum: domattina parlerete con Flavio. Flavio Marciatti, che è impegnato fuori città fino al giorno seguente.

Quindi ora il gruppo vaga per i corridoi di un supermercato, alla ricerca di qualcosa da mangiare per cena.

L'appartamento che hanno affittato è dotato di un piccolo angolo cottura che gli consentirà di mettere qualcosa di caldo sotto i denti, dopo i panini spugnosi mangiati a pranzo.

Lorenzo spinge il carrello scivolando tra le corsie, divertendosi come un bambino mentre di tanto in tanto Marco lo richiama all'ordine.

Giorgio afferra due casse di birra e una bottiglia di rum. Raffaele le osserva giacere in fondo al carrello.

"Volete per caso ubriacarvi, stasera?", domanda contrariato. Er Duca si stringe nelle spalle.

"Se divertimo, tranquillo", lo rassicura.

"Aglio, olio e peperoncino?", propone Marco, lanciando nel carrello tre pacchi di pasta da mezzo chilo.

"Eddaje", è la risposta che dà qualcuno.

Mentre Lorenzo si addentra tra le corsie del supermercato, Vittorio affianca il suo ragazzo.

"Ma hanno intenzione de ubriacasse?", gli chiede.

"Boh, a quanto pare", ribatte, "perché me lo chiedi?".

Vittorio tace per un istante, indeciso se manifestare i suoi dubbi a Marco. "No, così, tanto pe' sapè".

Marco si volta verso di lui ed assottiglia lo sguardo. "Nun me dì cazzate, te conosco, a che stai a pensà?".

In pochi mesi hanno imparato a conoscersi così bene...Vittorio sospira.

"Non ci hai paura che se Raffaele dovesse bere troppo potrebbe fare come quella volta in discoteca?", chiede a bassa voce, assicurandosi che il soggetto della sua domanda sia a debita distanza.

"Quella volta in discoteca non era ubriaco, ma fattissimo", lo corregge Marco, guardando dritto davanti a sé per poi voltarsi verso Vittorio. "E poi secondo me mo' è cambiato 'na cifra".

Vittorio aggrotta la fronte ed annuisce, riconoscendo un fondo di verità nelle parole di Marco.

Nonostante ciò, ancora non riesce a fidarsi completamente di lui.

*****

Una decina di bottiglie di birra vuote giacciono abbandonate sul tavolo del soggiorno, in attesa di essere gettate nel cestino dell'immondizia. Il clan Fear Us, ora al completo dopo l'arrivo di Giorgio e Mattia via treno, ha da poco finito di cenare.

C'è chi se ne sta sdraiato sul divano, chi seduto a terra, chi sulle sedie. La conversazione riguarda una partita di calcio che la Roma disputerà la sera successiva.

Mattia, che è l'unico laziale del gruppo, si alza in piedi velocemente, liberandosi dal groviglio di gambe e braccia in cui è rimasto incastrato per troppi minuti. Occhieggia la bottiglia di rum sul tavolo, in preda a quella che sembra un'illuminazione divina, ma che poi si rivela semplicemente un'idea di merda.

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