3. Ryan

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"L'anima libera è rara,
ma quando la vedi
la riconosci: soprattutto perché
provi un senso di benessere,
quando gli sei vicino"
-Charles Bukowski

Sfreccio sulle strade di Sydney con la mia motocicletta e il vento mi provoca la pelle d'oca nonostante il giubbotto di pelle.
Sono diretto a The black reality per iniziare ad organizzarmi per i lavori che intendo svolgere in quello schifo di locale.
Che presto diventerà proprio come dico io.
Svolto a sinistra e mi inoltro in questo schifo di quartiere.
Parcheggio la mia moto davanti all'entrata del mio nuovo locale e sospiro, passandomi una mano tra i capelli.
È passata una settimana dall'incontro con quel pezzo di merda e ora sono qui, con i miei uomini, a guardarmi intorno.
"Bene, allora. Jim annota tutto ciò che ti sto per dire."
Jim, il mio assistente sfigato ma ottimo nel suo lavoro, si aggiusta con una mano la spessa montatura nera e annuisce, impugnando la penna nera pronto all'azione.
"Dobbiamo chiamare Rafael per la verniciatura e dobbiamo dirgli che sarà rosso scuro.
Dopodiché dobbiamo avvisare Linda per l'arredamento interno e per-"
"Scusate.." una voce delicata ferma il mio monologo, facendomi girare di scatto con fare incazzato.
Cazzo, ero così concentrato.
Ma alla vista della piccola figura di Lola, le mie spalle si rilassano non essendo in grado di essere troppo acido con lei.
"Cosa ci fai qui, Lola?"
"Scusate signor James-" Ma la interrompo con una mano, irritato.
"Quante volte te lo devo ripetere che devi chiamarmi Ryan e non signor James?" le dico avvicinandomi un po' troppo a lei.
Alza la testa per potermi guardare negli occhi.
"Ma i miei colleghi la chiamano signor James"
Mi avvicino pericolosamente al suo orecchio, abbassandomi di qualche centimetro.
Incurante di tutti i presenti, un mio respiro suona nel suo orecchio e il suo sussulto a quella pericolosa vicinanza, è musica per le mie orecchie.
"Tu puoi benissimo chiamarmi Ryan, non preoccuparti." le sussurro, dopodiché mi allontano notando le sue gote rosse e il labbro inferiore incastrato tra i denti.
Cazzo.
Mi giro nuovamente di spalle come se non fosse successo niente.
"Cosa stavi dicendo?"
"Si, mi scusi, Ryan. Stasera le volevo chiedere se potesse darmi un giorno libero, perché dopo lo stage che svolgo tutti i pomeriggi vorrei ripassare per l'esame che terrò domani all'Università." Mi volto di scatto verso di lei, con occhi spalancati dallo stupore.
"Tu non abiti qui?"
Ero convinto che fosse una ragazza di qui.
Una di quelle che si salva a differenza della sua famiglia che nella vita ha saputo solo circondarsi di merda.
"No. Abito con la mia famiglia in un quartiere di Sydney poco lontano da qui." Vedo che non entra nei dettagli e decido di non indagare oltre.
"Si, certo. Ora vai che non posso perdere ulteriore tempo." Le rivolgo un sorrisetto e mi volto, incamminandomi verso Jim che nel frattempo, guarda Lola con occhi sognanti.
"Che cazzo hai da guardare, Jim? Abbiamo del lavoro da sbrigare." Sbotto incazzato verso quel povero ragazzo, che come risposta sobbalza spaventato posandosi una mano sul cuore.
"Si, mi scusi signore."
Sbuffo scocciato e ricomincio ad elencare tutto ciò che c'è da modificare in questo posto di merda.

La giornata ormai è finita da un pezzo e non so neanche perché sono qui dentro.
Butto giù un altro sorso di birra, annoiato ai massimi livelli.
Butto uno sguardo tra la folla e noto che due ragazzine stanno ballando in modo provocatorio in dei vestiti striminziti.
Ecco le donne che ormai regnano in questo cazzo di mondo.
Notando il mio sguardo annoiato su di loro, le vedo avvicinarsi fino a ballare a 10 centimetri di distanza da me.
E che gioco sia.
Mi giro completamente verso di loro, sorseggiando la mia birra e le osservo mentre non fanno altro che sprecare il loro tempo a pensare di sedurre gli uomini.
Quella mora inizia ad avvicinarsi pericolosamente a me.
"Ehi." mi sussurra lasciva, posandomi una mano sul petto.
Me la scosto e mi avvicino al suo viso troppo truccato.
"Se fossi stata più grande, visto la noia che alloggia nel mio corpo non avrei perso tempo a soddisfare i tuoi desideri, ma sei tropo piccola." Mi allontano definitivamente da lei e mi incammino verso l'uscita, con la birra ancora tra le mani.
Una volta al di fuori, respiro l'aria pesante che c'è e afferro una Malboro dal mio pacchetto.
Aspiro una boccata di fumo e i miei nervi si rilassano facendomi provare una sensazione di benessere.
Resto a fissare quella nuvola di fumo volare via e penso a quello che tormenta i miei pensieri.
Ora non c'è più solo il mio passato.
Ma una ragazzina dai capelli neri e gli occhi di un colore azzurro così fottutamente bello da accecare.

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