"Eterna risorge
la speranza,
come un fungo velenoso"
-Charles BukowskiNon riesco a lavorare con i suoi occhi incollati addosso.
Sono passate due settimane dal nostro ultimo incontro abbastanza bizzarro, che mi ha fatto restare con la testa tra le nuvole per tutta la giornata, con la testa altrove, da lui.
È passata una settimana dalla nuova apertura del locale, completamente rinnovato.
Il pavimento adesso non ha più strane macchie e non ha mille crepe, ma è di un bel colore nero opaco con mille cerchi bianchi come tocco in più. Le pareti, invece, sono di coloro rosso scuro e sono coperte da vari disegni dipinti a mano. Il Dj si trova dove è sempre stato, con attrezzature nuove e musica decente.
Il posto bar è stato completamente modificato.
Il bancone ora, è rosso scuro, uguale alle pareti, con le sedie nere e lucide.
Vari divanetti bianchi, sono disposti a caso in vari parti della sala per dare la possibilità a chi è lì solo per gustarsi qualche cocktail con della buona musica, di rilassarsi.
Ricordo ancora il suo sorriso fiero, il completo elegante mentre sorrideva alle telecamere e agli intervistatori.
Con questo la mia teoria è stata confermata: Ryan è il più grande imprenditore di Sydney e comprare questo locale in questo posto e rinnovarlo completamente è come se per la stampa fosse un gesto eroico.
Devo dire, soprattutto, che ha fatto un ottimo lavoro.
Mentre preparo i cocktail per i nuovi clienti,
Ryan mi osserva, con un bicchiere di birra attaccato alle labbra.
Agitata, dopo aver passato il cocktail ad un ragazzino dalla montatura spessa e un maglioncino bianco, curiosa poso la mia attenzione su di lui.
Tutto pur di evitare di pensare a quello sguardo rovente.
"Ehi, tesoro, hai un'aria così abbattuta che succede?" Il ragazzino alza lo sguardo sul mio e noto i suoi occhi lucidi e rossi.
"Oh...ciao. Nulla di preoccupante, stai tranquilla." Scola in un sorso tutto il contenuto del bicchiere rosso e poi tossisce, forse non essendo abituato.
"Vai con calma, nessuno te lo ruba. Ora mi dici perché hai questa faccia da cane bastonato?"
Mi rivolge un piccolo sorriso, forse notando la mia intenzione di aiutarlo davvero nonostante ci sia un problema proprio a pochi metri da me, sospira iniziando a mangiucchiarsi un'unghia.
"Beh, prima di tutto c'è da dire che mi chiamo Dylan e ho 19 anni. Sono qui perché, insomma, ho bisogno di dimenticare ciò che mi ha fatto il mio ragazzo." Non dimostro la sorpresa che ho nella facilità con cui ha appena detto di essere omosessuale.
"Io sono Lola e sono molto più vecchia di te. Molto piacere."
"Ma va, dimostri si e no vent'anni." Si aggiusta la spessa montatura e gli sorrido, considerandolo molto buffo.
"Aggiungi un anno in più e sei sulla buona strada. Posso immaginare il dolore che provi per qualsiasi cosa ti abbia fatto questo ragazzo" mi fermo, cercando per un secondo lo sguardo di Ryan.
Lo trovo sempre lì, concentrato ad osservami sul divanetto in pelle nera posizionato in fondo alla stanza; ma al suo fianco noto una figura femminile o per meglio dire Dovie, avvolta nel suo braccio muscoloso.
Siamo un'occhi negli occhi, blu mischiato all'azzurro. Forse, notando la mia espressione, si acciglia, come per aver spiegazioni del mio strano comportamento.
Deglutisco con fatica la bile salita su per la mia gola e faccio un'enorme respiro, per evitare la voglia di vomitare che è presente nel mio corpo molto spesso in situazioni come questa.
"Ehi, Lola stai bene? Sei diventata tutto ad un tratto pallida." Mi giro di scatto verso Dylan, anche lui accigliato.
Mi poso una mano sullo stomaco e inizio ad accarezzarlo piano, come se questo potesse far passare il mio senso di vomito.
"No, tranquillo va tutto alla grande. Mi era sembrato di aver visto un topo nascondersi in quel piccolo condotto dell'aria. Sai, io ho una paura tremenda dei topi." Faccio una risatina forzata per ampliare il concetto e Dylan, semplicemente, annuisce ancora non convinto.
"Dicevo, so che starai soffrendo molto, ma non puoi sfogare il tuo dolore in un'orrendo bicchiere di whisky. Sei ancora così giovane."
Dylan mi sorride e con la manica del maglioncino, inizia ad asciugarsi gli occhi.
"Grazie mille per esserti interessata a me, ma non mi va di rivivere quella azione orrenda, starei ancora peggio. Te la racconterò appena mi sentirò pronto. Verrò qui, quando avrò l'occasione, per farti visita."
Sorrido, felice in parte di aver aiutato questo povero ragazzo all'apparenza così solo e triste dentro.
"Grazie a te per non avermi scambiato per una ficcanaso." Ridacchiamo entrambi, ma le nostre risate cessano, sentendo sbattere forte un bicchiere di vetro sul bancone.
Mi giro e sussulto, trovandomi la figura virile di Ryan.
Alza lo sguardo e lo inchioda al mio.
Fuoco.
"Lola, al posto di lavorare che cazzo stai facendo?"
"Stavo semplicemente conversando, per lei è una cosa così fuori dal comune?"
Dylan ridacchia per la mia risposta ma quando Ryan posa il suo sguardo su quel poverino, tace immediatamente.
"Certo, ma qui non sei per chiacchierare. Svolgi il tuo lavoro." Detto ciò, volta le spalle e va via, sparendo tra la folla.
"Ma che razza di modi!" Sbotto, iniziando a pulire freneticamente sul bancone, sotto lo sguardo divertito di Dylan.
"Per di più, cosa stavo facendo di male? Stavo solo conversando. È una cosa così anormale su un posto di lavoro dove si sta a contatto con molte persone?" Sbatto lo straccio bianco in un angolo del bancone.
Alzando lo testa, Dylan scoppia a ridere posandosi una mano sulla pancia.
"Dio, quanto sei buffa. Dovresti vederti." Dice tra le risate, facendo calmare il mio nervosismo.
Ma nel mio corpo il nervosismo si placa, lasciando di nuovo spazio al senso di vomito.
Tra la folla posso benissimo notare Ryan, intendo a palpare il lato B di una delle mie più care amiche.
Non riuscendo questa volta a trattenere la bile, mi scuso con Dylan e corro nei bagni riservati ai dipendenti e svuoto il poco cibo nel water.
Ciò che ho visto non dovrebbe provocarmi tanta agitazione, ansia, terrore ma è così.
Ryan ha una forza mentale su di me fuori dal comune.
Ryan è riuscito a prendersi ogni cellula del mio cervello in un solo mese
Con delle sole occhiate.
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Anime infuocate
ChickLitEra semplicemente ciò che non mi sarei mai aspettata. Era forza, fuoco, buio. Era un uragano dalle dimensioni pazzesche, che riusciva a trascinarmi con sè. Era ciò che mi travolgeva così forte da lasciarmi senza fiato, senza vita. Era ciò che mi po...