capitolo 1

222 33 27
                                    

Valentina's pov

Esco dalla doccia e il calore comincia a lasciare la stanza. Che ore saranno?
Il vapore annebbia la vista e cerco di scacciarlo aprendo leggermente la finestra. Appoggio la testa al muro lasciando una macchia bagnata.
Ho bisogno di aria.
Respiro a fondo il freddo che arriva da fuori e chiudo gli occhi.

Mi avvolgo nell'asciugamano e con il palmo rendo nitido lo specchio. Subito lo sguardo cade sui miei lunghi capelli scuri che si appoggiano con pesantezza sulle spalle. Ho sempre odiato quella massa informe che mi ritrovo in testa ogni mattina. Comincio a creare piccoli boccoli con le dita.

Gli occhi si abbassano fino ad arrivare a scorgere l'esile corpo che si nasconde dietro il sottile tessuto. La pelle è leggermente arrossata per il calore della doccia. Passo una mano sul collo, fino ad arrivare alle spalle. Una brezza fredda proveniente da fuori mi invade. Brividi su tutta la schiena.

Il silenzio viene interrotto da un rumore improvviso.
La porta dietro di me si apre con tanta forza da battere bruscamente contro la parete.
Ed eccola lì, mia madre. Ha un aria disordinata. I capelli sono legati e tirati su da un mollettone. Ha la faccia distrutta e addosso ancora il camice da lavoro.

- Mi serve il tuo aiuto stasera, i tavoli al ristorante sono tutti prenotati. Devi fare da cameriera - dice con la mano ancora incollata alla maniglia della porta.
Mi volto verso la finestra e la richiudo.
- Val, mi rispondi? -

I successivi secondi passano nel silenzio. Lei è ancora là, sull'uscio della porta nell'attesa di una risposta.
Prendo la spazzola e comincio a pettinarmi i capelli.

Schiudo le labbra ancora impastate arresa al fatto che se ne andrà presto - Ho da fare stasera - dico con un filo di voce spostando lo sguardo dal mio riflesso al suo volto. La sua espressione diventa da distrutta ad arrabbiata. Vorrei fare qualcosa per lei, ma oggi no. Non è la giornata giusta, non è il momento giusto e non sono nelle condizioni giuste.

- Sei una stronza Val - dice richiudendo la porta.

Torno a guardare la mia immagine allo specchio. Lavorerò extra domani, sospiro.

Da quando anche andare alle feste è diventato così difficile? Eppure un tempo mi piacevano. Comincio a giocare con una ciocca di capelli ancora bagnata e sposto lo sguardo verso il vestito appeso vicino al lavandino. La musica, il ritmo che ti invade, il divertimento, le risate. Come faccio a non ricordare tutto questo?

Stringo il vestito tra le mani e non riesco a smettere di pensare a quanto possa essere corto. Da quando mi faccio questi problemi? Troppo lungo, troppo corto. Ma chi sono? Mi sforzo di sorridere e comincio a prepararmi.

Mirko's pov

La musica è alta, rimbomba da tutte le parti. Le scale della casa sono occupate da coppie intente a divertirsi
Il soggiorno e le altre stanze sono inondate da ragazzi che ballano, cantano, fumano, bevono, si spogliano e si divertono. Mi dirigo verso la cucina e afferro un'altra birra. Qui la situazione è più tranquilla, la musica si sente in lontananza ed è più facile parlare. Ci sono dei divani, al momento occupati da ragazze intente a sghignazzare e creare falsi pettegolezzi per ravvivare la serata. Apro la bottiglia e torno dal mio amico Franco.

- Ti piace quella schifezza? - mi dice sorridendo mentre nel frattempo fa l'occhiolino a una ragazza davanti a noi. Seguo il suo sguardo: è bella, alta, mora, capelli lunghi e lisci e dal corpo perfetto.

Torno a guardare la bottiglia che tengo tra le mani.
- Oh - sorrido - Assolutamente no, ma sempre meglio della ragazza a cui hai fatto l'occhiolino - dico mentendo.

Lui ammutolisce e si gira verso di me con sguardo malizioso - Geloso Fiorucci? -
Odio quando mi chiama per cognome, e lui lo sa.

- Sinceramente? - lo guardo - No -
Scoppia a ridere e io lo seguo.
L'alcool comincia a fare il suo effetto.

- Hey - mi dà una spallata - guarda chi c'è lì - indica con lo sguardo una ragazza intenta a divertirsi con un gruppo di amiche - Va da lei -

Sta parlando di Ludovica, una mia amica d'infanzia. Non ci parliamo da anni, le nostre vite si sono divise dopo... Strizzo gli occhi scacciando dalla mente i brutti pensieri.

- Ora ti faccio vedere come si fa - si avvicina alla ragazza alta e mora mettendole un braccio intorno alla vita.

Abbasso lo sguardo sorridendo. Sempre il solito, non cambierà mai. Torno a guardarlo, con l'altro braccio circonda le sue spalle.
Non so cosa farei senza di lui. Fin da quando eravamo piccoli è stato come un fratello per me. Una piccola peste, ricordo ancora tutti i casini in cui mi sono infilato per colpa sua. Ricordo altrettanto bene tutte le ragazze che mi ha aiutato a conquistare, sempre stato più esperto di me in queste cose. Prende la ragazza per mano e la porta nelle stanze di sopra. Anche oggi ha un certo talento in materia.

Mi guardo intorno. Forse dovrei comportarmi come lui. Prendere tutto alla leggera, buttarmi nelle situazioni, afferrare una ragazza sotto braccio e con poche mosse conquistarla. Non sembra poi così difficile.

Bevo un sorso di birra. Sì, fa davvero schifo.
Torno in cucina e poso la bottiglia sul bancone.
- Non c'è altra roba da bere? - chiedo a una ragazza.

Lei si gira verso di me e beve un altro sorso dal bicchiere - Forse giù in cantina c'è qualcosa - dice avvicinandosi a me. Posso sentire il suo alito sapere di birra. Ma c'è qualcuno dentro questa casa che non è completamente ubriaco?

Si aggrappa a me barcollando. - Andiamoci insieme - dice prendendomi per il colletto e tirandomi sempre di più a sé - Piccolo, ti faccio divertire io - comincia a ridere.

La porto in braccio fino al divano - Sarà per la prossima volta - le sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio. - Resta qui - dico lasciandola e raggiungendo la cantina.

Subito mi invade l'odore di vino. Finalmente qualcosa di decente.
Cerco l'interruttore tastando il muro con le dita. - Dove cazzo è? - dico non aspettandomi una risposta.

Per il vino questo e altro, lascio perdere l'interruttore e mi incammino nel buio.
All'improvviso sento una macchia bagnata sul petto e una voce femminile che mi manda a fanculo.

Quasi per caso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora