Valentina's pov.
La luce entra nelle pieghe delle tende e si posa sul mio volto. Copro gli occhi con una mano. Davvero è già mattina? È passata più di una settimana dalla festa, ma ancora non mi sono ripresa del tutto. Mi alzo con il busto e appoggio la schiena alla spalliera del letto.
Mi guardo intorno, è tutto così distante da me. Alzo le mie quattr'ossa e mi fermo davanti la parete delle foto. Ne stacco una dal muro e la stringo tra le mani. Una piccola me che sorride in braccio al suo papà, bei tempi quelli. Ancora con la foto in mano mi volto verso la divisa della scuola ben stirata è appesa.
Adesso vivo solo in un mondo che non mi appartiene.
Le lacrime raggiungono gli occhi. Le ritiro prima che possano uscire. Metto la foto nella tasca della gonna e guardo con faccia inorridita quel fazzoletto che ogni giorno sono costretta a mettermi. Marrone e blu, non c'è accostamento peggiore. Poi la gonna, fa freddo d'inverno.Stacco la divisa dalla stampella e la getto sul letto. Già, non c'è cosa che odio di più di quella stupida uniforme.
Ah si, Mirko. Quel soggetto, lui la supera.Il silenzio viene rotto da una notifica. Afferro il telefono e lo sblocco.
"Vediamoci nella palestra della scuola" leggo.
"Quando?" rispondo
"Dieci minuti prima della prima ora".
Lancio il telefono sul letto e mi infilo la divisa.
Scendo al piano di sotto e mi dirigo in cucina.- Buongiorno - Dice mio padre abbassando il giornale.
Rispondo con un filo di voce mi siedo a tavola accanto a lui. Oggi è più curato del solito. È vestito in giacca e cravatta. I capelli sono ordinatamente pettinati all'indietro e tenuti ben saldi dal gel, credo. Rialza il giornale. Al polso porta l'orologio del padre. È da tanto che non lo vedevo così elegante e curato. Mia madre si versa il caffè e si siede a tavola con noi. Anche lei è vestita bene.
- Dove andate oggi? - mi acciglio continuando a guardarli.
- Una mostra - dice mia madre girando il caffè.
- Una mostra? - mi giro verso papà ma non dice niente.
- Si - si alza - Una mostra d'arte -
- In piena mattina? -
- Si -
- Uhm - mi alzo - Devo andare a scuola - guardo l'orologio.
- Non mangi niente? - Dice lei accarezzandomi i capelli.
Le blocco la mano e la sorpasso - Non ho fame -
- Questa sera devi lavorare al ristorante - dice legandosi i capelli.
- Ho da fare stasera. Avevi detto che avrei fatto il turno di pomeriggio oggi - mi volto.
- Cambio di programma. La mostra ci occuperà molto tempo. Non apriremo questo pomeriggio - questa volta a parlare è mio padre.
Alzo gli occhi al cielo e guardo l'orologio. Si sta facendo tardi - Ok, va bene - dico di fretta - Lavorerò stasera - saluto e corro fuori di casa.
***
Mentre cammino per raggiungere la scuola, calpesto e scalcio le foglie per terra. Guardo in alto. Gli alberi sono del tutto spogli, ma la primavera é alle porte ormai. Non ci voglio neanche pensare: polline ovunque, persone che si sentono male, tutti quei colori.
- Val! - sento urlare da una voce dietro di me.
Mi giro e subito spunta un sorriso - Titti! - lo abbraccio.

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Quasi per caso
RomanceCredete nell'amore? Credete nell'incontro di due sguardi? Quelli sguardi così intensi che si incontrano quasi per caso? Spesso si associa l'amore alla dolcezza, ma questa storia è tutt'altro che dolce. Valentina, una ragazza con un passato segreto...