capitolo 5

74 11 40
                                        

Mirko's pov.

Pago e le dò il gelato - Ecco a lei il gusto Vaffanculo, Madame -

Mi fa una smorfia e comincia a mangiare.

- Dove vogliamo andare? - le chiedo.

- Da nessuna parte -

- Dai, ormai siamo al nostro primo appuntamento. È troppo tardi per tirarsi indietro -

Lei quasi si strozza con il gelato - Il primo cosa? -

- Tranquilla. Non mi aspetto nessun bacio alla prima uscita - sorrido continuano a guardare la sua faccia sconvolta.

- Non è un appuntamento - accelera il passo.

- Va bene, va bene. Niente appuntamento - mi metto davanti a lei - Dai facciamo due passi - cammino - Ti va? -

Dopo poco la sento raggiungermi di fianco.
Arriviamo a un piccolo parco. Il pomeriggio è sempre invaso da bambini: giocano sulle altalene, sullo scivolo e tra gli altri giochi.

Anche io da piccolo venivo sempre qui. In mezzo a questi alberi ho imparato ad andare in bicicletta. C'era mio padre quel giorno. Io avevo tanta paura, ma lui aveva quel potere di tranquillizzarmi.

Sono caduto molte volte, mi sono fatto male alle ginocchia. Lui non mi ha mai aiutato a rialzarsi. Dovevo trovare la forza in me stesso. Rimettevo erette le mie fragili gambine e dopo essermi rialzato, mi accarezzava i capelli.

"Vai, ricomincia"  mi diceva.

Con il tremore risalito sulla bicicletta e pedalavo.

- Immerso nei tuoi pensieri? - mi riporta alla realtà Valentina.

- Solo un pò - sorrido e mi siedo su una panchina.

Prendevo sempre un gelato il pomeriggio, e mi sedevo qui. Come nella norma, mi sporcavo sempre. Il cioccolato era capace di arrivarmi anche fino alle orecchie. Mamma, infatti, portava sempre con sé dei fazzolettini per pulirli. Ero veramente un disastro.

Una volta mi sporcai il naso con la panna. Lei li aveva dimenticati a casa così tirò la manica della sua maglietta e la trascinò fino al mio volto pulendolo.
Era così dolce e premurosa.

- Non sono mai stata qui - mi risveglia dai miei ricordi un'altra volta.

Basta con i viaggi nel tempo ora - Mai stata? Non venivi qui da bambina? -

- Non ho mai avuto tempo per i parchi - continua a mangiare il gelato.

- E cosa facevi? -

Lei rimane in silenzio. Ho capito che, forse, non è il caso di parlarne.

- Comunque qui è carino - torna a parlare.

Mi giro a guardarla, ha tutta la punta del naso sporca di nocciola. Scoppio a ridere.

- Perché ridi? - mi guarda.

- Ok stai ferma - sorrido e mi avvicino al suo volto. Tiro la manica della maglietta e le pulisco il naso - Sei bellissima - accenno una risata.

Alzo gli occhi incrociando i suoi. Immersi nella notte risultano ancora più scuri. Passiamo attimi infiniti a fissarci.

Con il passare dei secondi i nostri sguardi si avvicinano sempre di più. Posso sentire il suo respiro sfiorarmi le labbra. Le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Abbasso lo sguardo verso la sua bocca. È ritornata rossiccia, forse per il freddo.

Siamo vicinissimi, basterebbe un soffio di vento per toccarci, una leggera spinta, un passo falso, quei pochi millimetri. Rincrocio i suoi occhi, adesso sono freddi come il ghiaccio.

Quasi per caso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora