Capitolo 17: Inizia lo scontro

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Luffy non perse il sorriso, nemmeno sotto il tiro di quell'enorme arma da fuoco. Senza spostarsi di un centimetro, cercò di inalare quanta più aria possibile, come quando si vuole gridare il molto forte. Il suo corpo sembrò dilatarsi come un palloncino: la pancia, in maggior specie, divenne quattro volte più grande del normale e assunse una consistenza morbida ed elastica.

La miccia venne velocemente consumata dalle fiamme e un colpo mortale venne espulso dal cannone, mirando al pezzo di strada in cui si trovava il ragazzo con il cappello di paglia. La grossa palla, rivestita di lucida vernice nera, recava al di sopra il simbolo pirata della ciurma del Clown; affondò nelle carni dilatate a dismisura del giovane pirata, senza però riuscire a ferirlo. Con un contraccolpo, la palla fu rispedita al mittente, ma questa volta con il doppio della potenza. L'intera taverna ne fu danneggiata: collassò su se stessa, innalzando attorno a se un enorme polverone, talmente grande da essere in grado di oscurare il sole per alcuni momenti.

"Gum-Gum Balloon!" gridò Luffy. "Attacchi così sono inutili contro di me."

Zoro, pur essendosi divertito ad assistere alla scena, avrebbe preferito essere avvertito delle intenzioni del Capitano; non avrebbe mai potuto pensare che sarebbe stato in grado di respingere un colpo di cannone, un qualcosa di bene diverso dai proiettili dei fucili dei Marines: "Mi sono preoccupato per niente." disse, portandosi una mano alla fronte per levare via le goccioline di sudore. Nami, assistendo a quello spettacolo, sentì le forze venirgli meno e si ritrovò inginocchiata sul suolo polveroso: "Ma che cosa sei?" chiese, esterrefatta. "È semplicemente incredibile!" Luffy arrossì.

"Sapevo avessi qualcosa di speciale, cioè, hai sconfitto un leone abnorme in pochi secondi! Ma non immaginavo tanto... Come ci riesci? Come puoi gonfiarti in quel modo?"

"L'ho detto prima: si chiama Gum-Gum Balloon!"

"Ho sentito! Ma come?" la ragazza non si capacitava di questa su stupefacente abilità. Doveva essere intrinseca in lui, se non era nemmeno in grado di spiegarla. Ma non potevano permettersi di abbassare la guardia: emersero infatti dal mare di resti e di detriti due figure di uomini, alte e minacciose. Uno era il Capitano Buggy, l'altro il Secondo Comandante, totalmente illesi: avevano usato i propri subordinati e il leone albino come scudi umani; di loro, non ne era rimasto neppure uno cosciente.

"Capitano..." disse Kabaji guardandosi attorno, senza scomporsi, "...Questa è la peggior disgrazia che abbiamo mai affrontato da quando ha fondato la ciurma..."

"Sono così furioso da non riuscire a trovarle le parole adatte..." rispose Buggy; non sembrava preoccupato per i propri compagni, ma più che altro ferito nell'orgoglio.

Qualcosa si mosse fra le macerie: Moji riuscì ad alzarsi, nonostante i danni subiti. Per un attimo non capì dove si trovasse, ne cosa diavolo fosse successo. Quando vide la sporca mano di Kabaji sul corpo del sua amato leone, perse la calma. "Che cosa gli hai fatto?" domandò.

"Alla bestia? L'ho usata per proteggermi. Il tuo stupido animale si è rivelato più utile di quanto pensassi."

Il Primo Comandante avrebbe voluto precipitarsi su quello stupido e vendicarsi, ma la vista di Cappello di Paglia gli gelò il sangue nelle vene: "Capitano!" esclamò. "È lui il ragazzino di cui vi ho cercato di avvertire. Ha mangiato un Frutto del Diavolo, proprio come lei! È fatto di gomma!"

"Adesso tutto ha più senso..." pensò Nami, trovando così la riposta a molti interrogativi che si era posta durante il corso della giornata.

"Un Frutto del Diavolo..." disse fra sé e sé il Clown, ragionando sulle possibile capacità dell'avversario; di sicuro, una di esse era l'immunità dalle armi da fuoco. Se lo avesse saputo prima, avrebbe potuto evitare quel disastro: la colpa era di Moji. Infuriato, lo afferrò per il collo e lo scaraventò come fosse un oggetto di poco peso verso i tre nemici.

"Fuori dalla mia vista!"

Colpendolo al volo con un calcio, Luffy se ne sbarazzò presto. Per evitarlo, Nami fu costretta a fare un balzo. "Accidenti!" si lasciò sfuggire.

La battaglia era iniziata: l'Acrobata, estratta la spada, si avventò su di lui con un balzo, ma Zoro parò il fendente proteggendo il proprio Capitano. "Se ciò che desideri è un combattimento fra spadaccini, sarò io ad accontentarti."

"Roronoa Zoro..." disse Kabaji, spinto dalla propria seta di vittoria, "...Sarà un onore per me farti a pezzi."

Il taglio sul fianco del Cacciatore di Taglie riprese a sanguinare. Con un danno del genere, in realtà era già tanto riuscire a rimanere in piedi. Il Secondo Comandante lo sapeva e ne trasse vantaggio: come un vero e proprio uomo da circo, sputò fuoco, accecandolo. In un secondo momento, gli tirò un calcio in prossimità della ferita, facendolo finire al suolo in preda al dolore.

"Non è leale." protestò Nami. Soffriva soltanto guardandolo.

Il pirata la ignorò: non gli importava giocare pulito. Con la spada sollevò un grande polverone, nascondendosi alla vista dello sfidante; in un batter d'occhio era davanti a Zoro, ancora seduto per terra. Lo attaccò, ma lo spadaccino riuscì a parare il colpo grazie a due delle sue lame affilate. Kabaji però aveva in serbo un'altra mossa: con il piede destro lo colpì nuovamente al fianco. Zoro non riuscì a trattenere le grida e rotolò qualche metro più in là.

"Quale genere di uomo urla come una donna?" disse Kabaji, ridendo. "Conoscendo la tua fama, mi aspettavo qualcosa di più. Così imparate ad attaccare briga con il Capitano Buggy."

La ladra non riuscì a restare zitta; anche se lo conosceva appena, quell'uomo rantolante gli faceva pena: "Zoro è ferito gravemente! Come pensi che possa combattere? E tu Luffy, come puoi restare fermo a non fare niente mentre un tuo amico viene ucciso?"

Il ragazzo non rispose, ma continuò ad osservare il duello. L'Acrobata infatti non si accontentava di così poco e volle infliggere il colpo di grazia. Con uno scatto però, Zoro si alzò in piedi e fu il primo a colpire. Con il manico pregiato della propria spada, lo scaraventò lontano da sé. Ora avrebbe avuto il tempo di riprendere il fiato; aveva tutto il corpo madido di sudore e gli occhi cerchiati da occhiaie nere, ma la determinazione non era venuta meno. Il suo spirito guerriero era indomabile. "Spero tu ti sia divertito a prendermi a calci sulla mia ferita." disse. Contro ogni logica, afferrò una delle proprie armi e si auto inflisse un secondo taglio, sempre in prossimità dell'anca. Il corpo fu scosso da nuovi spasmi di dolore. Cercò di domare quella terribile sensazione in vista del proseguimento dello scontro e spiegò il perché del suo gesto con voce limpida e chiara: "Voglio diventare il miglior spadaccino del mondo. Sono ridotto abbastanza male per far si che si svolga un incontro equo, adesso?"

Nonostante i colpi subiti, lo spadaccino aveva capito di avere abilità troppo superiori rispetto al suo sfidante: gli era bastato osservare i suoi movimenti per constatarlo. Ora avrebbe fatto sfoggio delle sue reali capacità.

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