Capitolo 1: La cicatrice

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Per circa un anno, una nave pirata scelse come sua base un piccolo villaggio pacifico nell'East Blue, Harbor Village. Ogni nave pirata che si rispetti ha la sua bandiera sul pennacchio contraddistinta dal suo simbolo: questa aveva disegnato un teschio con tre righe rosse che solcavano trasversalmente tutta la fronte fino ad arrivare all'occhio destro, come una cicatrice, su tradizionale sfondo nero.

Era una mattina tranquilla e il vento soffiava piano da est, quando un ragazzino decise di arrampicarsi fin sopra alla cima della polena di quella grande imbarcazione, attirando l'attenzione di uno dei pirati a bordo: "Ehi, cosa hai intenzione di fare?"

Monkey D. Luffy aveva sette anni, ma dimostrava fin dalla più tenera età uno spirito temerario e spericolato. Era conosciuto da tutto il villaggio per la sua grinta e la sua tenacia, ma soprattutto per la sua testardaggine: era deciso più che mai a voler far parte di quell'equipaggio di bucanieri, per partire all'avventura e solcare tutti e quattro i mari. Era salito fin lì perché voleva dimostrare di essere all'altezza del suo sogno. Impugnava un pugnale e digrignava i denti contorcendo il viso in una grande smorfia: "Ve l'ho detto ragazzi!" esclamò. "Adesso dovrete prendere seriamente la mia richiesta e portarmi con voi, perché vi dimostrerò quanto sono forte!"

Fra le risate generali, Luffy conficcò con forza il pugnale in viso, appena sotto l'occhio destro, lasciando per un attimo tutti gli uomini a bordo sgomenti, Capitano compreso.

Quello stesso giorno, la ciurma di quella nave faceva baldoria nella locanda del villaggio, assieme al ragazzino. Uno di loro ordinò a gran voce un toast per Luffy, in onore del suo coraggio e del grande viaggio che i pirati avrebbero dovuto affrontare da li a poco. La locanda era arredata in maniera semplice ed era di modeste dimensioni; riusciva ad ospitare tutti quegli uomini a malapena, ma traboccava di gioia e di allegria. Nel momento del pasto, qualunque uomo di mare, anche quello più serio e riflessivo, si rilassava ed era pronto a fare baldoria con i propri compagni. La stanza era piena di risate, urla e discorsi detti a gran voce; alcuni per il cibo bisticciavano anche. All'interno di questo clima gioioso, Luffy non aveva ancora buttato la spugna: "Prima non ho provato neppure un pò di dolore.", mentì.

Il Capitano Shanks, detto "Il Rosso", era spazientito dalla sua cocciutaggine: "Bugiardo!" esclamò.

Luffy insistette ancora una volta: "Ferirmi o farmi male non mi spaventa! Portatemi con voi nel vostro prossimo viaggio! Voglio essere un pirata anche io!"

Shanks era un adulto alto e di corporatura slanciata, ma muscolosa: aveva l'occhio destro marcato da tre grosse cicatrici, indossava una camicia bianca sbottonata e in testa, sopra i capelli rossi, portava un grande e largo cappello di paglia. Si era seduto su uno sgabello, pronto a riempirsi lo stomaco. Davanti alle affermazioni di quel moccioso, non poteva fare altro che ridere: "Tu un pirata? È impossibile! Luffy, lo sai perché noi altri ti abbiamo soprannominato "Ancora"? Perché tu non nuoti, ma affondi. Come potrebbe uno essere un buon pirata se non sa nuotare?"

Il ragazzino fu colpito nell'orgoglio: "Si, però se non cado in mare essere "un'ancora", come dite voi, non è un problema! Senza contare che io sono un valoroso combattente. Mi sono allenato, e i miei pugni sono poderosi come pistole."

"Come delle pistole, eh? Fantastico..."

La battuta lo fece per un attimo infuriare: "Stai dubitando di me?"

Si aggiunsero alla conversazione altri uomini dell'equipaggio; gli dissero di non prendersela e di pensare solo a divertirsi, poiché i veri pirati riescono a trovare la felicità e il divertimento in qualunque situazione e in qualunque cosa. Uno aggiunse: "Il mare è vasto e ci sono un sacco di isole da esplorare che aspettano solo noi." E un altro disse: "Senza dimenticare che i pirati possono godere di un dono meraviglioso, la libertà!"

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