Capitolo 4

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Il sole che penetrava dalle finestre , mi illuminò il viso e mi diede il coraggio di alzarmi quella mattina.

Dopo aver fatto una doccia , mi vestii e dopo giorni mi feci forza a sistemare quella che da un anno a questa parte era la mia cameretta.

Mi mancava tanto la mia casa era una piccola villetta a schiera situata di fronte il mare, i miei genitori lavevano costruita con tutti i loro sacrifici ed era proprio questo che la rendeva ancora più speciale.

Avevo intenzione di tornarci proprio in questi mesi, ma sarebbe stato più comodo prima, capire cosa avrei dovuto fare per me stessa e per il mio futuro. Decisi di resistere un po' e parlarne con i miei zii appena avessi preso una decisione a riguardo.

« Buongiorno» augurai appena arrivata in cucina.

« Buongiorno Idra.» risposero in coro con un sorriso zio Peter e zia Veronica .

Come ogni mattina mi diressi verso la mia amata macchina del caffè , l'avevo portata direttamente da casa mia un anno fa.

« Idra mangia con noi, ci sono degli ottimi croissant» esclamò la zia , mentre entrava in cucina.

« Va bene, poi ieri sera è arrivato qualche altro ospite sconosciuto?» chiesi mentre addentai un pezzo di croissant.

« Si è venuto un certo cugino Mario, ma per il resto il salotto di Sara , la cugina di tuo padre è durato per tre ore consecutive.

« Non lavevo mai vista ma mi è sembrata molto strana e un po logorroica.»

« Non puoi capire quanto mi ha innervosita, non faceva altro che parlare davanti al marito del figlio di lui , lo criticava tantè che lui dopo un po lha zittita.» esclamò la zia alzando gli occhi al cielo.

Mi ritornò in mente quel ragazzo , Jonathan mi disse di chiamarsi, ricordai le sue parole e i suoi occhi tristi e totalmente verdi ,era molto alto rispetto a me e sicuramente anche di un paio di anni più grande.

« A nessuno di loro importava o ha detto qualcosa a proposito dei miei genitori, Jonathan invece mi ha detto che gli dispiaceva e che sapeva cosa volesse dire.»

« Quel ragazzo un paio di anni fa ha subito la tragica perdita di sua madre, ti capisce più di tutti presumo.» sospirò lo zio entrando in cucina , aggiungendosi a noi.

« Lavevo intuito ma cosa le è successo?» chiesi incuriosita .

« Non so niente a riguardo Idra , so solo che questuomo ormai si è sposato con la mia cara e logorroica cugina Sara.» rispose mio zio con tono serio .

« Capisco, mi spiace di averla chiamata in quel modo io» risposi balbettando.

« Sto scherzando Idra e comunque hai usato il termine adatto.» rise scuotendomi i capelli mio zio.

Cominciò a farmi il solletico ed io finsi di lanciargli un gancio destro. Lui era il mio padrino e in quanto fratello di mio padre, mi ricordava lui in ogni punto di vista.

« Idra noi volevamo parlarti di una cosa .» annunciò la zia , con occhi dispiaciuti, evidentemente non sapeva come dirmi ciò che stava per dirmi.

Annui , guardandoli negli occhi entrambi, nella speranza di non udire altre tragiche e tristi notizie.

« Io e lo zio, vorremmo andare a trovare Alicia questa settimana e pensavamo che dato che lei risiede al campus potresti venire con noi a vederlo e magari a decidere cosa vuoi fare lanno prossimo.» spiegò Veronica.

« Magari ci verrò il prossimo semestre quando andrete nuovamente a trovarla, per questa volta preferirei rimanere qui, non dovete preoccuparmi per me, ormai ho diciannove anni.» risposi cercando di convincerli a partire senza di me.

« Sei sicura Idra? Noi non vogliamo lasciarti da sola noi vogliamo che tu» rispose lo zio Peter.

« Zio sta tranquillo, Leaslie potrà venire a stare da me e starò bene.»

«Va bene , ma dovete stare attente e in caso decidiate di dare delle feste non dovete , toccare alcol.» rispose la zia , preoccupata .

« Vi sembro la tipica ragazza che da delle feste quando i genitori sono via?» chiesi sorridendo inevitabilmente, Leaslie lavrebbe costretta a sfruttare la casa vuota per dare una festa.

« Idra, non vogliamo metterti pressione, ma prendi in considerazione lorientamento universitario, so che lanno scorso non hai avuto il tempo ne la testa di farlo.» mi ricordò lo zio.

« Certo, ci sto pensando, anzi ci penso sempre.» riposi consapevole che tutti ma soprattutto me stessa aspettavano una svolta e una decisione.

«Noi partiremo dopodomani e ci mancherai tanto.» annunciò la zia.

«Anche voi mi mancherete , ma state tranquilli, come sempre sarò occupata al Safe Book.»

« A proposito, ma oggi non avevi il turno di mattina?» chiese lo zio rivolgendo lo sguardo allorologio appeso sulla parete che segnava le nove e un quarto.

« O Dio è tardissimo.» esclamai agitata , non ero mai arrivata in un anno di lavoro in ritardo sul posto di lavoro.

« Prendi le chiavi della macchina , sono nel mio cappotto grigio.» gridò lo zio mentre ero già corsa in bagno a truccarmi un po.

Dopo aver applicato del correttore ed applicato il mascara , percorsi tutto il corridoio di corsa per lanciarmi alla ricerca delle maledette chiavi, che per puro caso ogni volta che le cerchi non le trovi.

« Vi voglio bene , devo scappare.» urlai dopo aver trovato le chiavi ed essermi affrettata a chiudere la porta.

In macchina la strada per arrivare al bar era poco trafficata, ma lagitazione ebbe la meglio e accelerai sorpassando due macchine, che mi suonarono per protestare.

« Antonio scusami il ritardo, mi ero completam» dissi affannata mentre entravo nel locale.

« Sta tranquilla, ma di cosa ti preoccupi» rispose lui interrompendomi.

« Vado sul retro a cambiarmi, farò velocemente.» annunciai mentre mi spostai nel retro del bar dove cera sia lo spogliatoio che il magazzino con le varie rimanenze e i prodotti da bar.

Allacciai il grembiule e sistemai frettolosamente i miei capelli biondi e lunghi in un semi raccolto.

Raccolsi il mio taccuino e sveltamente mi diressi verso, i tavolini.

Due ragazzi ben vestiti , mi guardavano divertiti in lontananza allultimo tavolino e decisi di partire dal loro tavolo.

« Ciao, cosa prendete?» chiesi una volta vicina al loro tavolo

« Ciao, sei molto bella possiamo ordinare te?» rispose il primo ragazzo ridendo facendo la solita battuta insulsa.

Non risposi e aspettai una risposta, dai due ebeti che continuavano a ridere.

« Ragazzi è questo il modo di trattare una signorina? » chiese ridendo una voce da me già sentita alle mie spalle.

Mi girai per guardare il terzo stupido della situazione e lo rividi.

« Ciao e quindi tu lavori qui?» chiese sorridendomi con degli occhi solari e felici, molto diversi da quegli occhi che avevo visto pochi giorni prima.

« Ciao , ehm si lavoro qui.» risposi imbarazzata dalla sua vicinanza e dal fatto che per quei secondi non aveva mai staccato i suoi occhi dai miei.

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