Capitolo 5

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« Tu ti chiami Idra, giusto?» mi chiese senza staccare gli occhi da me. Notai un accento strano nelle parole che aveva appena pronunciato, non poteva essere di certo americano pensai, i miei zii stamattina non mi avevano detto di dove fosse.

« Giusto, cosa prendete quindi?» chiesi distogliendo lo sguardo imbarazzata.

« Prendiamo due negroni, ben ghiacciati grazie.» risposero i due tizi che più volte li avevo sorpresi a fissarmi le gambe.

« Io mi attengo allatmosfera intellettuale del bar, vorrei un caffè macchiato.» aggiunse Jonathan sorridendomi.

« Arrivo subito.» risposi distaccata cercando di non dare a vedere il mio imbarazzo e la bellezza del suo sorriso che mi aveva catturata.

Preparai prima i negroni aggiungendo molto ghiaccio per i due idioti e subito dopo accompagnai il caffè servendolo al tavolo.

« Grazie bambolina.» dissero in coro i due al mio arrivo , sempre con sguardo fisso e malizioso su di me.

« Non mi piace essere fissata, quindi smettetela.» risposi seriamente.

« Non devi dargli peso sono solo due poveri fattoni.» rispose Jonathan alzando la tazza per cominciare a bere.

Quell'uomo e i suoi amici mi tornarono in mente mentre mi allontanavo dai tavolini. Antonio era appena uscito dal bar e mi aveva assicurato che sarebbe tornato subito, erano pochi mesi dopo la morte dei miei genitori il caso fu che durante la sua assenza degli uomini già ubriachi entrarono nel bar , ordinandomi di preparargli da bere. Uno di loro venne dalla parte del bancone e tendò di toccarmi più volte , io mi allontanai cercando di spingerlo ma subito dopo i suoi amici mi avevano già circondata. Antonio entrò nel momento in cui stavano cercando di spogliarmi e mi salvò , quella fu la volta in cui mi sentii salvata per davvero , ed è il motivo perché non smetterò mai di ringraziarlo e lui non lascia mai sola me.

«Idra tutto bene ?» chiese Antonio notando che senza neanche accorgermene ero salita su in terrazza, cercando di respirare un po di aria fresca.

« Sto benissimo, scusa se sono salita..» risposi frettolosamente balbettando.

« Vieni qui.» rispose aprendo le braccia aspettando che lo abbracciassi.

Mi ci rifugiai ,senza dire una parola ricordandomi quando lo facevo con papà . Antonio aveva capito, proprio come mio padre avrebbe fatto.

« Vado io a fare il conto, tu resta pure qui a riposarti.» mi rassicurò lui, sciogliendo il nostro abbraccio.

« No , sta tranquillo.» risposi senza lasciarlo controbattere , sapeva quanto ero testarda e che se dicevo qualcosa non avrei cambiato idea.

Eseguii il conto, portandogli lo scontrino al tavolo.

« Chiedo scusa io da parte loro se ti hanno offesa.» rispose Jonathan alzandosi e seguendomi al bancone mentre aprivo la cassa per riporre i soldi allinterno.

« Stai tranquillo.» risposi squadrandolo per la prima volta. Era un ragazzo particolare e dannatamente bello, i capelli folti e scuri erano lunghi da coprirgli la fronte e i suoi occhi chiari e luminosi avrebbero potuto ipnotizzarmi se li avessi guardati ancora un po.

« Tu quindi sei imparentata con quel demonio?» chiese accennando un sorriso, riferendosi a Sara.

« In realtà non lavevo mai vista prima .» risposi ricambiando un sorriso.

« Allora sei una ragazza fortunata, Idra.» dichiarò molto convinto.

« Diciamo che lamentarsi non è una mia caratteristica, ma la fortuna non penso sappia dove abito.» risposi sarcastica, ma in fondo era tutto vero.

« Forse abbiamo delle cose in comune. Potrei parlare con il proprietario? Avrei bisogno di un favore.» chiese , supplicandomi con lo sguardo.

« Certo , te lo chiamo subito.» lo rassicurai, chiamando Antonio che si stava occupando degli altri clienti.

Nel frattempo che Antonio e Jonathan sembravano discutere animatamente recuperai diversi tavoli e preparai e servii anche molte ordinazioni .

« Ciao Idra.» mi salutò prima di uscire. Ricambiai il saluto timidamente, alzando una mano.

Cavolo, sicuramente gli sarò sembrata una stupida, una che non ci sa fare per niente, il che era vero ma non volevo farglielo sapere.

Mentre lo guardavo allontanarsi, senza quei ragazzi insieme a lui, notai la sua altezza elevata e il suo fisico apparentemente forte e allo stesso tempo asciutto che si intravedeva sotto il maglione attillato.

Mise le mani in tasca alla ricerca delle chiavi di una presunta macchina , che raggiunse ed estasiata lo guardai mettersi alla guida.

Era sicuramente una Bugatti e prima dora non avevo mai visto una macchina del genere, almeno in un paesino del mio.

« Antonio , ma cosa ti ha chiesto?» chiesi curiosa.

Sicuramente non un lavoro, con quellauto sarebbe potuto essere chiunque, anche se mi sembrava troppo giovane per essere un ricco imprenditore.

« Mi ha chiesto se potessi aiutarlo a trovare un lavoro qualsiasi al più presto.» rispose Antonio tranquillamente.

Lespressione del mio viso chiaramente confusa lasciò trasparire il contrario di ciò che avevo pensato e inevitabilmente iniziai a ridere.

« Tutto bene? » mi domandò Antonio confuso.

« Si a volte la vita mi sorprende.» risposi senza smettere di ridere.

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