1| Ethis

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[Tutte le immagini presenti all'inizio di ogni capitolo sono prese da Pinterest/Internet e non sono di mia proprietà. "I pirati di Ethis." è un mio scritto protetto da copyright e ogni parziale o totale copia di una piccola parte o più estesa è punibile con la legge. Quest'opera fantasy è completamente fuoriuscita dagli angoli più remoti della mia mente: ogni luogo, qualsiasi personaggio e situazioni sono immaginari e inventati dalla sottoscritta. Qualunque somiglianza con questa storia è interamente casuale, a meno che qualche furbett* non abbia copiato quanto scritto. In questo caso non sarò clemente.]
Detto ciò, buona lettura a tutti!

Avevo avuto otto anni quando fui obbligata a lasciare la mia isola assieme a mio fratello e la mia sorellina. Quel gesto mi fece fuggire dal mio passato, ove la mia genuinità venne estirpata con un meschino gesto del destino.
In aggiunta mi lasciai alle spalle il mio migliore amico, colui che con dedizione tentò di curare le mie ferite come se fossero state le sue. I miei ricordi inerenti a lui non si erano mai sfaldati nonostante gli anni e, malgrado il tempo che passava, un tarlo mi divorava dall'interno per informami che, da allora, la gioia sarebbe stata una vecchia amica.

«Losille!» Una voce che gridava il mio nome mi svegliò, facendomi sobbalzare in piedi. Per un istante temetti un assalto poiché le urla sembravano farlo dedurre ma, per gioia del mio cuore minuto, era mio fratello Logan che entrò nella stanza con euforia. «Ce l'abbiamo fatta, l'abbiamo trovata!»

I miei occhi intrisi di sonno si illuminarono dopo quell'annuncio e le mie guance si colorarono di rosso dalla felicità: ero entusiasta della notizia e nulla avrebbe potuto rovinare quel momento di pura allegria.

Varcai la porta e, arrivata a prua, mi affacciai a guardare quella splendida terra che ormai attendavamo da ben nove anni.

«Finalmente!» mia sorella Brianna si buttò completamente su di me per simulare un abbraccio dolce, ma l'unica cosa che sembrava volesse realmente fare era ammazzarmi, «Ce l'abbiamo fatta!»

«I tuoi tentativi di sabotarmi sono vani sorellina» ironizzai stringendola a mia volta.

Nel mentre non riuscivo a non osservare Agrova: sembrava tranquilla e a primo impatto pareva un posto disabitato, dato che la vegetazione ricopriva tutta la visuale del luogo.

Avevo avuto otto anni quando fuggimmo da Ethis per andare ad Agrova, l'isola dinanzi a noi. Si trattava di un episodio scolpitomi sulle pareti dei miei ricordi, fasci azzurrini imperituri e guizzanti che attraversavano e alteravano le sinapsi.

La serenità che avrei dovuto avvertire almeno durante il sonno non mi era concessa, il capo posato sul cuscino morbido non era accolto dalla stessa morbidezza dalla mente bensì da spine incandescenti.

Se durante l'arco della giornata i ricordi negativi non riaffioravano come stramonio, non desistevano piazzando radici con crudeltà durante la notte.
Ma in quel caso non erano felici che io stessi gioendo e picchiettarono alla porta sotto forma di colomba bianca, dopodiché zampe di ragno simili a capelli neri mi si aggrovigliarono indosso:
Stavo passeggiando con il mio migliore amico Ados in un giardino vicino casa, quando dei boati ruppero quella beata atmosfera di pace.

«Losille, Losille!» urlava Ados, «Dobbiamo andare via!» Mi aspettavo fossero arrivati dei pirati e d'istinto guardai verso l'orizzonte. Erano diversi da quelli che vedevo solitamente, erano molto più spietati. Quei ladri venivano a farci visita con fiori e cioccolatini due o più volte al mese, ma quel giorno era diverso: i rumori erano più forti e le grida di terrore più intense; ero sicura che qualcuno fosse morto nelle mani di quei clandestini.

Non mossi un solo dito poiché sentivo di dover cercare mio fratello e mia sorella ma, prima che potessi fare qualsiasi altra cosa, furono loro a trovare me.

I pirati di Ethis. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora