Trouble.

6.2K 233 61
                                    

Per la mamma di Calum è stato usato un nome a caso perché a Giada non andava di usare l'originale per una cosa così ahahah.
Buona lettura :)
****
«Vattene!» Calum sibilò quell'ordine a denti stretti, senza nemmeno guardare la donna che aveva davanti. Non gli interessava nemmeno vedere il suo viso, ricordarne i lineamenti così terribilmente simili ai suoi. Calum non voleva, non voleva che quell'incubo che lo aveva tormentato per anni diventasse realtà.
«Calum, aspetta, ti prego... voglio solo parlarne...» mormorò lei, lo sguardo fisso a terra, sulle sue scarpe troppo alte e troppo eleganti per non appartenere ad una donna che sicuramente conduceva una vita agiata e ricca.
«Non pensi che non ci sia più nulla da dire dopo praticamente diciotto anni? Lasciami in pace, ti prego. Non ti voglio vedere.» Tentava di restare calmo, lui, ma la verità era che aveva solo tanta voglia di urlare. Dentro di lui aveva una tempesta. Voleva gridare, scappare, chiuderle la porta in faccia e allo stesso tempo una seppur piccolissima parte di lui, forse, desiderava abbracciare la donna che lo aveva fatto soffrire più di qualsiasi altra.
«So che ho sbagliato e che... che tutto questo è assurdo, ma tu sei pur sempre mio figlio, Calum.» Il ragazzo alzò finalmente lo sguardo, incontrando quello della donna.
«Mia madre? Senti... non so nemmeno come tu mi abbia trovato e soprattutto dove tu abbia trovato il coraggio per presentarti qui, ma... tu non sei mia madre. Alicia è mia madre. Tu non sei nessuno per me.» Tentò di chiudere la porta, ma lo sguardo di lei, così dannatamente triste, lo convinse a chiederle almeno il motivo che l'aveva spinta ad arrivare fin lì.
«Come hai fatto a trovarmi?» domandò cauto, senza comunque farla entrare.
«Tu e tuo padre non vi siete mai spostati da qua... non è stato difficile scoprire che avevi cambiato casa... sai, qui le voci girano e io conosco ancora qualcuno.» Calum annuì, ma il fatto che lei lo avesse trovato lo inquietava.
«E cosa ti ha fatto pensare che io volessi vederti? Tu per me non sei mai stata nessuno. Papà mi disse che eri morta... solo quando avevo undici anni mi ha detto la verità... per evitare proprio questo: per evitare che tu ti presentassi a casa mia pretendendo di potermi parlare. Ma io non voglio farlo.» La donna sospirò, tenendo lo sguardo basso.
«Ora ho dei figli, sai? Io... mi dispiace, ma... ho avuto paura. Non ero sicura di amare tuo padre e quando ho scoperto di essere incinta il mondo mi è crollato addosso. Era da tempo che pensavo di lasciarlo, ma... lui era così felice, Calum! Come potevo... fargli questo?»
«E come hai potuto farlo a me? Eh?»
«Ho avuto paura, Calum. Quella non era la vita per me. Non ancora. Ero... troppo giovane, incapace... stupida e impulsiva. So che non mi perdonerai mai per quello che ho fatto, ma almeno permettimi di chiederti scusa.» Calum scosse la testa, deciso più che mai a non lasciarsi abbattere dai suoi demoni.
«Se mi avessi amato abbastanza allora non avresti avuto paura. E io adesso non ho bisogno delle tue scuse, perciò addio.» Chiuse la porta senza aggiungere una parola, senza nemmeno congedarla, e solo allora un peso opprimente gli fece mancare il respiro, un nodo in gola, poi la stretta al cuore sempre più forte e quelle lacrime, quelle che per troppi anni aveva in tutti i modi cacciato indietro, quel pianto forse di sfogo o di disperazione che per tanto tempo aveva evitato, fingendo di essere forte.
Forse non lo era poi così tanto, pensò, mentre la schiena scivolava lungo la porta chiusa all'ingresso, mentre si prendeva il viso tra le mani e, finalmente, scoppiava lasciandosi andare alle sue paure.
***
«Non puoi rispondere, non ora! Ci hai messo un secolo a convincermi a vedere Rapunzel e farti le coccole... sappi che se ora ti alzi e rispondi al cellulare non avrai più nulla da me. E quando dico nulla intendo tutto, proprio tutto!» Ridley alzò gli occhi al cielo, esasperata, mentre si infilava strategicamente sotto il braccio di Michael per uscire dal suo abbraccio fin troppo stretto. Gattonò sul divano di casa Clifford fino a raggiungere la sua borsa appoggiata al tavolo in cristallo di fianco a loro.
«È Calum... non posso... cioè... metti in pausa e poi finiamo di guardarlo. E... Mikey, per carità, non toccarmi, non parlarmi, non sfiorarmi nemmeno mentre sono al cellulare con mio fratello, okay?» Michael sbuffò contrariato e non appena Ridley ebbe preso il suo cellulare, le afferrò le gambe e la tirò facendola urlare mentre ricadeva con la schiena sul divano. Michael si sistemò sopra di lei e le schioccò un occhiolino.
«Sappi che ti sei appena giocata la tua occasione di avermi stasera. Ora rispondi.»
Ridley lo incenerì con lo sguardo, poi accettò la chiamata.
«Cal? Pronto? Come mai mi chiami?» Cercò di non guardare Michael e di mantenere un tono che non lasciasse intuire al fratello la posizione in cui era finita, tuttavia, quando Calum le rispose, la sua espressione mutò visibilmente, tanto che persino Michael se ne accorse e si preoccupò che fosse successo qualcosa.
«Rid-Ridley... io non... non sapevo chi chiamare e... ho bisogno di pa-parlare» balbettò Calum, dall'altro capo del telefono. Ridley, anche se non poteva vederlo, percepì chiaramente le lacrime e i singhiozzi del fratello. Calum stava piangendo. E Calum non piangeva mai.
«Calum... stai... stai bene? Oh mio dio... calmati e spiegami che è successo.» Michael la guardò allarmato e si alzò immediatamente dal divano, pronto a portarla da qualsiasi parte in caso ce ne fosse stato bisogno.
«I-Io... è... è venuta qui mia madre, quella vera e... l'ho... l'ho cacciata...»
«Oh... arrivo subito Cal, te lo prometto.» Staccò la chiamata senza neanche salutarlo e si alzò di scatto dal divano. Michael aveva già le chiavi dell'auto in mano e questo la sorprese.
«Che è successo?» domandò il ragazzo, avvicinandosi a lei. Ridley scosse la testa, sconsolata. Perché quella donna si era ripresentata da lui dopo tanto tempo? Cosa voleva davvero?
«Si tratta di Christine, la madre biologica di Calum... è tornata da lui. Cal l'ha mandata via e ora sta piangendo. Michael... non ho mai sentito mio fratello stare così male. Io... devo andare da lui.» Michael annuì e la avvolse in un abbraccio che la rilassò e la fece sentire al sicuro per un po'.
«Allora andiamo, forza!» Ridley sollevò il viso alla sua esclamazione e guardò Michael fisso negli occhi, per capire cosa gli passasse per la testa.
«Ma che... che stai dicendo Mikey? Non puoi venire...» Michael la interruppe subito, accarezzandole la guancia.
«Lui è tuo fratello, Rid. Tu gli vuoi un mondo di bene. Ora lui ha bisogno di te e tu hai bisogno di me. Perciò non ti lascerò andare da sola» spiegò, mentre gli occhi di lei si illuminavano di una strana luce.
«Così però Calum ci scoprirà» mormorò, mortificata. Lei voleva che Calum sapesse di loro, ma sapeva anche che Michael non era pronto per questo.
Il suo ragazzo rise divertito e si chinò fino a sfiorarle le labbra con un bacio.
«Beh... non ti sembra ora che lo sappia? Non preoccuparti, glielo diremo e la prenderà bene, vedrai.» Ridley sorrise, ricambiando il bacio, poi lo strinse appoggiando la guancia contro il suo petto.
«Ti amo Michael.» Il ragazzo annuì e le lasciò un bacio leggero tra i capelli. Era sempre Ridley a dirlo e ogni volta che sentiva quelle parole, Michael percepiva uno dei mattoni del suo muro di indifferenza crollare miseramente. Ridley stava abbattendo le sue difese e l'unico modo che aveva per proteggersi era sempre stato fare lo stronzo, ma ultimamente con lei non riusciva nemmeno più a fare questo.
Lui l'amava, ma non riusciva a dirglielo. Ogni volta che ci provava le parole gli morivano praticamente in gola e non riusciva ad emettere un solo suono. Si faceva schifo per questo, perché sapeva quanto Ridley ci tenesse, ma non ne era capace. Forse aveva solo paura. Stava facendo un passo alla volta per rendere quella relazione perfetta per Ridley e non voleva rovinare tutto rischiando di dirle qualcuna delle sue cavolate.
«Okay andiamo ora» suggerì, mentre Ridley si staccava da lui. Le sorrise e lei in quel sorriso ci trovò tutte le parole che cercava. Sapeva che Michael non le avrebbe detto di amarla, ma lei non glielo diceva certo per essere ricambiata. Andava bene così, perché Michael non usava le parole, ma riusciva comunque a farglielo capire.
Presero l'auto di Michael e in poco tempo raggiunsero l'appartamento di Calum.
Calum aprì la porta a Ridley e non fece domande quando vide anche Michael alle sue spalle, in quel momento non ne aveva davvero voglia. Ora doveva pensare un po' anche per lui.
«Oh, Calum...» mormorò sua sorella, stringendolo con forza tra le braccia. Calum si lasciò andare in quell'abbraccio confortante, appoggiando il viso alla spalla di lei. Si sentiva così fragile da vergognarsi, soprattutto perché uno come Michael lo stava vedendo in quello stato, ma non gliene importava più di tanto.
Michael poi, con suo grande sollievo, non fece domande e si limitò ad accomodarsi in cucina lasciandoli soli dopo aver ricordato a Ridley di chiamarlo in caso avesse avuto bisogno di lui.
«Mi sento uno stupido. È tornata per me e non... non le ho neanche concesso la possibilità di spiegarsi» sussurrò Calum, sulla sua spalla. Ridley lo accompagnò in salotto dove si sedettero l'uno di fianco all'altra.
«Oh, no Cal... tu hai fatto la cosa giusta se hai sentito che era giusta per te.» Calum sospirò e abbassò lo sguardo sul divano, toccandosi il viso come a voler constatare la somiglianza tra lui e la donna che non avrebbe mai potuto chiamare mamma.
«Voglio solo sapere se... se mi abbia mai amato. Capisci? Ho bisogno di sapere, Rid! Io... sono... cazzo!» Si alzò in piedi bruscamente, guardandosi intorno. Non ce la faceva, non riusciva a stare calmo sapendo che lei era ancora da qualche parte. Lui voleva solo vivere una vita serena, invece quella donna aveva riportato tutto a galla. Non aveva mai sofferto a causa sua, mai prima di allora. E si sentiva stupido e vulnerabile per questo. Si sentiva... inutile. E aveva paura che nessuno potesse amarlo.
Ridley sobbalzò, spaventata dalla sua reazione.
«Calum calmati dai.» Lui scosse la testa e si prese il viso sconsolato, lasciando libero sfogo a nuove lacrime. Non sapeva perché stesse piangendo, capiva solo che era una reazione involontaria a tutta quella situazione assurda che non riusciva a spiegarsi.
Michael controllò che andasse tutto bene e, una volta vicino a Ridley, le prese la mano lasciando scivolare le dita tra le sue.
«Io... non l'ho mai visto così... sono preoccupata Mike.»
«Che intendi fare?» domandò lui, cercando di non farsi sentire da Calum che nel frattempo si era seduto di nuovo sul divano. Ridley sospirò e lasciò la sua mano.
«Chiamo Helena» propose. La sua migliore amica era l'unica che potesse calmarlo.
Helena, appena la sentì al telefono, non esitò un solo secondo a correre a casa di Calum. In un certo senso si sentiva anche in colpa per averlo lasciato qualche giorno prima, senza dargli una spiegazione. Calum si era sentito abbandonato, probabilmente. E questo aveva sicuramente peggiorato la situazione.
«Helena... per fortuna sei arrivata! Calum è... impazzito. Non lo riconosco più. Io non... non l'ho mai visto così.» L'accoglienza di Ridley la fece spaventare ancora di più, così la ragazza corse subito in casa a cercare Calum, ancora seduto sul divano, lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi pieni di lacrime. Calum era distrutto ed Helena sentì il cuore stringersi in una morsa nel vederlo così.
«Calum... amore sono io» mormorò, sedendosi al suo fianco sul divano. Calum annuì e si lasciò andare tra le sue braccia, sfinito. Helena gli permise di appoggiare la testa sulle sue gambe e prese ad accarezzargli i capelli, mentre Michael e Ridley lasciavano la stanza.
«Hel... io... mi dispiace, mi sto comportando come un bambino. Lo so. Faccio l'idiota con te e con mia sorella, ma è solo perché... perché vi voglio troppo bene e ho paura di perdervi. Ho paura che ve ne andiate anche voi come ha fatto lei.» Helena si lasciò sfuggire un sorriso, guardandolo così fragile e preoccupato tra le sue braccia.
«Calum, tesoro. Io e Ridley siamo qui. Siamo qui per te. E sappiamo che tutto quello che fai lo fai solo per noi.» Calum si sollevò per guardarla. Cercò di sorriderle mentre Helena gli asciugava le lacrime.
«So che... che è ridicolo sentirsi in colpa per questo, ma... lei non mi amava abbastanza per restare e il fatto che sia rispuntata dopo diciotto anni solo per farmi sentire ancora di più uno schifo... io...»
«No, Cal... non è affatto così. Il problema non eri tu, okay? Lei... se ti ha lasciato è solo perché non amava abbastanza se stessa. Non ha capito quanto poteva essere felice abbracciandoti e avendoti intorno ogni singolo giorno della sua vita. Non ha pensato a quanto bello sarebbe stato vederti crescere e diventare l'uomo fantastico che sei ora.» Calum si sporse verso di lei per darle un bacio sulla fronte, così dolce da farla fremere. E ora Calum capiva, capiva che sua madre non c'era stata, ma lui aveva avuto Alicia, Ridley, Helena, aveva avuto tre donne meravigliose che lo avevano amato e che lo amavano.
Helena gli prese il viso e premette le labbra sulle sue, dolcemente, ma con passione. Calum sorrise nel bacio e non si lasciò ripetere due volte l'invito, prendendola per i fianchi e tirandola sulle sue gambe.
«Non mi lasciare» mormorò lui, tra un bacio e l'altro, mentre le accarezzava i fianchi, mentre faceva di tutto per ricordare i lineamenti del suo viso e il profumo dei suoi capelli.
«Io ti amo, Calum. E non ti lascerò. Te lo prometto. Mai e poi mai. Dopo aver fatto tutta questa fatica per averti ti tengo stretto.» Calum sorrise sulle sue labbra, ma proprio quando i suoi baci stavano per farsi più esigenti, un colpo di tosse li interruppe. Alzarono il viso imbarazzati e Ridley scoppiò a ridere attaccandosi al braccio di Michael.
Calum sospirò nel vederla così. Sua sorella aggrappata a quel tizio ambiguo con l'aria da bad boy consumato non era un'immagine che lo soddisfaceva particolarmente. Tuttavia, ora capiva cosa intendeva Helena tutte le volte che ne avevano parlato: sua sorella era felice. E se la sua felicità era un ragazzo che si spacciava per punk rock con i capelli di un colore diverso ogni settimana, la pelle cadaverica, i tatuaggi e la faccia poco raccomandabile, allora Calum lo avrebbe accettato. Con difficoltà ma lo avrebbe accettato, perché non aveva mai visto il sorriso di Ridley più bello che in quel momento.
«Vedo che stai bene, Calum. Helena è una vera benedizione.» Calum rise e pizzicò la guancia alla sua ragazza, guardandola complice.
«Già, non si cosa farei senza di lei.» Ridley sospirò e guardò Michael nello stesso modo in cui ora Helena guardava suo fratello. Poteva essere più felice di così? Aveva solo paura che quella perfezione crollasse da un momento all'altro.
«Calum... sul serio... stai bene ora?» Con grande sorpresa di tutti, fu Michael a richiamare l'attenzione di Cal, che lo guardò in modo strano, non era arrabbiato, né sorpreso. Improvvisamente sorrise.
«Oh, grazie per aver accompagnato mia sorella e sì, sto molto meglio ora, grazie. Perciò... se c'è qualcosa che devi dirmi ti conviene approfittarne subito» rispose, mentre il suo sguardo cadeva sulle mani dei due ragazze che si cercavano insistentemente. Fu allora che Michael prese quella di Ridley, lasciando scivolare le dita tra le sue, prima di sorridere a Calum.
«Volevo... ehm... chiederti il... il permesso di frequentare tua sorella.» Calum abbandonò Helena e si alzò in piedi sospirando. La sua espressione agitò Ridley che guardò prima lui e poi il suo ragazzo che, invece, non sembrava minimamente turbato.
«Quindi... tu e mia sorella...» Michael annuì calmo.
«Da un po'.» Calum, che ormai aveva sbollito la rabbia da secoli, si limitò a dargli una pacca sulla spalla, forse un po' troppo forte, ma niente che Mike non potesse sopportare.
«Se la fai soffrire giuro che ti cercherò in capo al mondo, ti farò passare le pene dell'inferno e ti ritroverai senza gioielli di famiglia nel giro di mezzo secondo, sono stato chiaro?» Michael annuì serio, senza distogliere lo sguardo dal suo. Calum, allora, si lasciò andare ad una risata rilassata che contagiò presto anche gli altri.
«D'accordo, ho capito. La prendo come una specie di contorta benedizione.» Ridley si lasciò letteralmente addosso a Calum, soffocandolo in un abbraccio.
«Sei felice con lui?» domandò Cal, sussurrando al suo orecchio per non farsi sentire. Ridley annuì.
«Non sai quanto, Cal.»
«Allora è un tipo okay. Ti voglio bene, Rid.»
«Anche io Cal, tanto.»
***
«Allora dove ci portate di bello stasera?» esordì Ridley, sedendosi al tavolo con Luke e Michael.
Con loro c'erano anche Ash e Brianna, ma ormai loro due non facevano più domande da un pezzo e sembravano essersi addirittura rassegnati a lasciarli perdere.
Brianna in realtà non aveva ancora rinunciato al proposito di mettere zizzania tra di loro, così ogni tanto capitava che sbattesse le tette in faccia a Michael, il quale provava in qualche modo ad evitarlo, senza nemmeno impegnarsi troppo. Ridley, in quelle occasioni, alzava gli occhi al cielo, ma non diceva nulla. L'importante era che Michael guardasse senza fare il cretino e fino a quel momento si era comportato fin troppo bene. Ridley non era affatto gelosa di lui, non più almeno. Se mai era Michael a non ragionare ogni volta che qualche ragazzo, o peggio ancora Ash, si avvicinava a Ridley.
Ashton, dal canto suo, sembrava non essere invadente come Brianna, si era fatto una ragione della loro rottura, aveva capito che Ridley era cotta di Michael e in fin dei conti non pareva nemmeno importargli tanto. Lui e Brianna erano diventati praticamente inseparabili e Ridley aveva cominciato addirittura a pensare che ci fosse del tenero tra loro, cosa che Michael, invece, riteneva del tutto impossibile, tanto che avevano scommesso persino soldi su una loro possibile relazione, che ancora non era venuta a galla, o che forse proprio non esisteva. Per il momento Michael stava vincendo, ma Ridley, osservando Ash e Bree, era ancora piuttosto fiduciosa.
Ashton era praticamente l'unica persona a sopportare Brianna, forse perché era anche l'unico a conoscerla davvero. Brianna gli aveva raccontato tutto della sua vita in Francia, del suo liceo, di come era diventata popolare. E Ash a volte doveva ammettere di provare un po' compassione per lei. La vita di Bree non era affatto perfetta come sembrava e lei spesso stava male per questo.
Aveva avuto e tutt'ora aveva problemi anche con i genitori. La sua famiglia era molto ricca e i genitori, in pratica, l'avevano sempre viziata, comprando il suo affetto con i regali. Brianna così era cresciuta abituata ad ottenere tutto ciò che voleva semplicemente pestando i piedi. Tutto tranne l'amore. Perché in realtà i suoi genitori non le avevano mai riservato molte attenzioni, troppo presi a lavorare per accorgersi che ad una bambina non potevano bastare milioni di Barbie per crescere bene.
Ed era proprio così che Ashton la chiamava, Barbie. Non sapeva neanche lui per quale motivo, ma a Brianna non dispiaceva come soprannome, non se era Ashton ad usarlo, chiaramente. Per quanto la riguardava aveva capito che qualsiasi cosa Ashton facesse, risultava estremamente bella e perfetta, persino quando si alzava dal tavolo a mensa, comunicando a tutto il mondo come uno scaricatore di porto che doveva "andare al cesso a pisciare", riusciva a risultare bello e carismatico. Ashton era così e Brianna non riusciva a capacitarsi del fatto che Ridley lo avesse lasciato.
«Oh... io, Mike e Cal pensavamo di andare in un ristorantino carino poco distante da casa nostra. È un posto raffinato, perciò vestitevi bene» spiegò Luke, guardando Helena e Ridley. A poca distanza tra di loro, tutte le coppie avevano festeggiato i primi tre mesi insieme, così avevano pensato di fare un'uscita a sei, giusto per fare qualcosa di divertente e vedersi.
E in più Calum aveva risolto il problema con la madre. Lei voleva solo vederlo per una volta, così Calum, sostenuto da Helena, le aveva regalato il suo miglior sorriso, poi l'aveva fatta uscire per sempre dalla sua vita. Ora lei aveva una famiglia e Calum aveva capito che anche lui ne aveva una a cui badare e con cui comportarsi in modo migliore. Poi, guardando Helena, aveva sperato che, forse, presto avrebbe avuto anche un'altra famiglia di cui occuparsi. E non poteva essere più felice di così.
«D'accordo... più tardi allora sento anche Alice» rispose Ridley, osservando Michael mangiare il suo panino.
Non sapeva come facesse a sembrare sexy anche mentre addentava con poca grazia un panino di dimensioni mastodontiche, ma Michael ai suoi occhi ci riusciva fin troppo bene e Ridley si sarebbe incantata a fissarlo se Luke non avesse richiamato la sua attenzione.
«A proposito... potresti parlarci? È strana da qualche tempo. È nervosa e non sembra felice. Io non... non so cosa fare. Le ho chiesto se voleva parlarne ma mi ha urlato contro, poi mi ha chiesto scusa, mi ha baciato e mi ha sbattuto sul letto come se nulla fosse. Giuro che muoio per lei, ma ultimamente... è paranoica!» sbottò, strizzando il cartone del succo.
«Hai mai pensato che magari non la soddisfi abbastanza, Hemmo?» intervenne Ashton, facendo ridere tutti, persino Michael.
«Tappati la bocca, Ash! Non hai idea di quanto sia felice con me per quanto riguarda questo aspetto della relazione. È molto, molto, enormemente felice!» ammiccò Luke, schioccando un occhiolino al suo migliore amico. Michael sospirò e si alzò dal tavolo.
«Okay... sono felice che Ali sia felice con te, Luke. Ma si tratta pur sempre della mia migliore amica, perciò... risparmiami i dettagli okay?» esclamò, divertito.
«Okay, scusa amico. Rid... ci parlerai?»
«Certo Luke. Ci pensiamo io ed Hel.» La campanella suonò in quel momento, facendo sbuffare tutti. Michael salutò Ridley con un bacio, senza più doversi nascondere.
«Vieni a casa mia nel pomeriggio, devo darti il tuo regalo prima di uscire a cena» sussurrò al suo orecchio, non facendosi sentire. Ridley lo abbracciò e si morse il labbro.
«Uhm... che genere di regalo?» Michael la accompagnò in classe e le diede una furtiva pacca sul sedere.
«Fai la brava bambina e lo scoprirai. Ti piacerà, vedrai.»
***
Ridley, per qualche strano motivo, si sentiva estremamente nervosa al pensiero di dover andare da Michael. Non sapeva nemmeno cosa mettere e, nonostante Mikey l'avesse vista nelle condizioni peggiori, con tuta da ginnastica, capelli raccolti e struccata, continuava a temere di sbagliare abbigliamento per l'occasione.
Optò per un top nero, non troppo scollato per non impressionare Calum, jeans e scarpe nere con un po' di tacco giusto per non sfigurare di fianco ad Helena, Alice e Michael che era venti centimetri più alto di lei.
«Okay... la mia ragazza è uno spettacolo!» la accolse Michael, non appena le ebbe aperto la porta di casa.
«Mike... ti prego» lo rimproverò, dandogli un bacio sulla guancia.
«Ma è vero, sei bellissima, ficcatelo in quella testa troppo piena. Scoppierai prima o poi!» Ridley sbuffò e gli si fiondò tra le braccia.
«D'accordo... il mio regalo?» domandò impaziente. Michael sollevò le sopracciglia e le schioccò un bacio sulle labbra.
«Impaziente, eh!» La baciò di nuovo, questa volta con meno dolcezza.
«Non pensavo di piacerti così tanto» mormorò, mordendole il labbro inferiore fino quasi a farle male.
«Oh, Michael, tu non lo immagini neanche quanto mi piaci.»
«Abbastanza da non... voler provare altro?» La domanda sorprese Ridley, che inarcò le sopracciglia.
«Che... che cosa? Che intendi?» chiese confusa. Michael sospirò, cercando il suo sguardo. Era già da un po' che ci pensava, in effetti. Lui era stato il primo per Ridley, il primo in qualsiasi cosa: era stato il suo primo bacio, il suo primo ragazzo, la sua prima volta. La sua preoccupazione era che Ridley potesse voler provare qualcos'altro. Qualcun altro.
Michael aveva avuto tante storie fin troppo veloci nella sua vita e ora aveva capito che la sua ragazza preferita era Ridley, i suoi baci preferiti erano quelli di Ridley, il suo sesso preferito era quello con Ridley. Ma per Ridley? Come poteva lei sapere per certo che Michael era il suo preferito? Che non avrebbe mai voluto provare altro per deciderlo? E come poteva Michael essere sicuro che Ridley non si sarebbe mai stancata di lui?
«Ho paura che ti stanchi di me, Ridley. Tu hai... solo diciassette anni e io sono stato la tua unica esperienza, come fai a decidere di non voler... scoprire com'è il resto del mondo?» Ridley sorrise leggermente per la sua spiegazione. In effetti il ragionamento di Michael non faceva una piega, se non per il fatto che lei non aveva alcuna voglia di scoprire il "resto del mondo".
«Sai... sembravi così duro nei primi tempi. Eri tutto un "noi scopiamo e basta" e "tu obbedisci solo alle regole!"» esordì Ridley, tentando di imitare seppur malamente la voce di Michael, che sorrise per il suo maldestro tentativo e la invitò a continuare.
«E ora invece sei un bambino geloso, protettivo, paranoico e dolce da far cariare i denti. Quindi io in teoria ho già avuto due Michael... mi bastano e mi avanzano! Tu sei il mio preferito. Sempre. Qualunque cosa tu faccia! E...» si interruppe e lasciò scivolare la mano sui pantaloni di Michael, fino alla zip. «E mi piaci da morire.» Michael sorrise e le prese la mano bloccandola.
«Giuro che ti sbatterei contro il muro in questo istante, ma... volevo essere romantico per una volta, perciò lascia che oggi ti porti al mare.» Ridley sgranò gli occhi sorpresa. Voleva davvero portarla in spiaggia? Si diede un'occhiata veloce realizzando di aver sbagliato outfit, come sempre.
«Ma... non posso venire conciata così al mare!» sbottò. Michael rise e la trascinò nella sua stanza dove, dopo aver aperto l'armadio, cominciò a tirare qualche costume addosso a Rid. La ragazza scoppiò a ridere, osservando i costumi.
«Non posso mettere i tuoi boxer, Michael!» Lui sollevò le spalle non curante e «Tu provali. Sopra andrà bene il reggiseno» la incoraggiò. Ridley sbuffò e prese quello nero che, a detta di Michael, era il suo preferito.
Il ragazzo rise di gusto nel vederla con quel costume che le arrivava alle ginocchia e quell'espressione buffa stampata in viso.
«Sei sempre comunque bellissima. E anzi... così mi fai talmente tanto sesso che non so se riuscirò ad arrivare in spiaggia!» Ridley lo guardò torva e gli lanciò in faccia un altro paio di boxer. Michael però sembrava non voler smettere di ridere, tanto che andò avanti finché Ridley non prese una delle sue canotte nere di quelle abbondantemente sbracciate che le lasciavano intravedere praticamente tutto il reggiseno. Solo quando l'ebbe indossata, Michael smise di ridere, facendosi serio.
«D'accordo... muoviti a salire sulla mia macchina perché così non ce la faccio. Sei dannatamente sexy coi miei vestiti addosso!» Ridley rise e passò davanti a lui per uscire, camminando come un ragazzo solo per smentire quello che aveva appena detto. Michael però rise e le piazzò una sonora pacca sul fondoschiena. In men che non si dica furono sulla sua auto e Mike non fiatò né la guardò finché non raggiunsero la spiaggia.
Fecero il bagno, nonostante l'acqua a maggio non fosse particolarmente calda e, fuori, Michael riuscì a scaldarla benché anche lui normalmente avesse sempre freddo. Si avvinghiarono in un abbraccio quasi soffocante sotto l'asciugamano che Michael aveva portato. Dopo qualche minuto Mike baciò Ridley lasciandole intendere che non aveva intenzione di fermarsi lì, come Ridley del resto.
Michael si portò sopra di lei e appoggiò la fronte contro la sua.
«Perfetto... ora decidi tu.»
«Cosa?» domandò Rid confusa.
«Ovvio: come e dove vuoi il tuo regalo.» Ridley deglutì improvvisamente preoccupata.
«Ehm... che... che intendi?» Michael rise, tracciò il contorno delle sue labbra, la sua mano scese ad accarezzarle il seno, poi più giù a tirare l'elastico del costume nero, concludendo infine il percorso con un doloroso ma piacevole pizzicotto sul sedere.
«Hai capito benissimo... hai ben quattro alternative tra cui scegliere. E a me piacciono tutte e quattro.» Ridley arrossì violentemente e prese il suo viso, baciandolo poi perché non vedesse le sue guance andare a fuoco.
«È anche il tuo terzo mesiversario... ti permetto di scegliere» ansimò, perfettamente consapevole di quale alternativa Michael avrebbe preferito. Il ragazzo sorrise e, dopo essersi nascosti dal resto del mondo, le diede il suo regalo sulla spiaggia, come più preferiva.
***
Ridley si sedette al tavolo di fronte a Michael, ancora leggermente frastornata dal pomeriggio appena trascorso.
Sperò che nessuno notasse il suo disagio e si mise a guardarsi intorno. Il locale dove i ragazzi le avevano portate era davvero carino e raffinato, ma non eccessivamente pretenzioso.
Ridley era felice di aver scelto l'abbigliamento giusto per una volta.
La serata procedette tranquilla, ma tutti notarono la differenza nel comportamento di Alice. Era un fascio di nervi, non rideva alle battute e lei e Luke discutevano per ogni minima cosa, nonostante entrambi avessero confermato che le cose, tra di loro, andavano alla grande.
Mangiarono tutti fin troppo, tranne Alice che si limitò ad un primo, ma non riuscì a finire nemmeno quello.
«Scusate, vado in bagno» esordì lei ad un tratto, alzandosi di scatto. Luke la guardò con apprensione, era fin troppo preoccupato e non riusciva più a reggere quella situazione.
«Ridley, Helena... per favore!» le implorò il biondino, non appena la sua ragazza fu corsa ai servizi.
«D'accordo... andiamo a parlarle.» Ridley prese per mano Helena e, insieme, raggiunsero il bagno dove trovarono Alice in lacrime.
«Ali... oh mio dio... che succede?» domandò Rid, stringendo l'amica in un abbraccio. Quest'ultima si aggrappò alle sue braccia, singhiozzando.
«È un casino, Rid... ho fatto un casino. Luke mi ucciderà!» mormorò, continuando a piangere. Helena le prese il viso e le asciugò le lacrime.
«Calmati e spiegaci la situazione, Ali.»
«Io non ce la faccio più così... Alice sta male e io non posso stare con le mani in mano. Vederla così mi sta uccidendo e io voglio poter fare qualcosa. Voglio che stia bene. Vado da lei!» Luke si alzò determinato, pronto ad andare da lei. Stava male anche lui quando Alice soffriva e aveva solo voglia che le cose tra di loro tornassero alla normalità, perché Alice era troppo importante per lui.
Raggiunse il bagno e si fermò solo quando sentì la voce di Alice spezzata da lacrime e singhiozzi. Sapeva che era sbagliato, ma si fermò comunque per origliare, sperando di poter finalmente capire il problema che Alice non aveva ancora confessato a nessuno.
«Ecco... io...oddio... un sacco di cose, come l'odore della liquirizia e i piatti troppo elaborati, mi fanno venire la nausea da un po' di tempo» cominciò Alice, ricordando alle amiche anche la scena di poco prima.
«Sono irritabile e... credo di aver preso almeno mezzo chilo. Ma soprattutto...» Si bloccò, prendendo aria. Aveva paura di confessare quelle ipotesi che da qualche giorno la assillavano.
«E sopratutto ho un ritardo.» Ridley ed Helena sgranarono gli occhi, scioccate.
«Oh... mio dio... Ali pensi che... cioè... pensi di poter essere...» Alice annuì.
«Non ho ancora fatto un test.» A quella parola Luke realizzò quello che ancora non gli era chiaro. Il cuore gli saltò nel petto, accelerando la sua corsa.
«Io e Luke... abbiamo sempre fatto tutto protetto... io non... non so...» si interruppe piangendo. Luke appoggiò la testa allo stipite della porta, contenendo a stento l'ondata di emozioni che l'aveva invaso e respirando a fatica.
Non sapeva cosa?
Non sapeva come era potuto succedere?
Non sapeva se era davvero incinta?
Non sapeva se il bambino era di Luke?
E, mentre queste domande lo torturavano e la porta del bagno si apriva sotto il peso del suo corpo appoggiato, Luke voleva solo scappare.
****
EHILÀ
Buongiorno ragazze, come va? Ho visto che la storia, pur facendosi conoscere, sta calando di 'stelline' ... Ma Vabbe, questo non importa, ci arriveremo con il tempo :)
Fatemi sapere cosa ne pensate,
Sara.

Disobey.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora