1º Capitolo.

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«sei bellissima...»

Mi riecheggiava ancora nella testa quella parola.

Una lacrima mi oltrepassò la guancia come un treno in partenza e agitando la testa mi ritrassi dalla testa quel pensiero...ma continuava a riecheggiarmi quella parola ed ecco il mio millesimo flash back successo in in una sola mattina:

"«sei bellissima...» Marco mi spostava una ciocca di capelli rossicci dal naso e io ridevo.

«non quanto te...» dissi osservandolo.

«mah....io avrei i miei seri dubbi!» e con questo mi sollevò appena e stringendomi a se mi baciò."

«Marco» sussurrai ed una lacrima mi rigò il viso...il mio primo e unico e ultimo fidanzato avuto in tutta la mia vita...

Ed ecco che la mia tazza di latte oramai era una tazza di lacrime.

Non riuscii più a fermarmi e quando arrivò mia madre, intese male il motivo di tutto ciò.

Mi si avvicinò e con un abbraccio mi consolò «Lo so che è duro il trasferimento e il tuo cambio di amici, ma lo sai che dovevamo farlo se non intendevi vivere sotto i ponti!» e continuò ad abbracciarmi finché non smisi di piangere e con un leggero movimento mi alzai e mi diressi in camera mia.

Mi tolsi la larga maglietta con la figura di Minnie che usavo come pigiama e mi misi sopra al semplice reggiseno bianco una maglietta non troppo aderente con maniche lunghe, color verde acqua.

La abbinai con dei jeans sul nero e i miei soliti stivaletti verdi.

Presi la spazzola e iniziai a pettinarmi i capelli davanti allo specchio e mi osservai.

In testa avevo una massa di capelli rossi con dei riflessi biondi.

I miei occhi erano blu notte con qualche riflesso argenteo.

La mia pelle era chiarissima, sia per via dei geni e sia per via di mia pura volontà cioè che odiavo prendere il sole.

E pure io amavo il sole...

Stavo per posare la spazzola quando arrivò mamma e all'improvviso mi rubò la spazzola di mano e inziò a pettinarmi.

Alla fine me li raccolse in una treccia alta.

« sei bellissima...» mi sussurrò. Ed ecco che con quella parola mi ritrovai davanti Marco e a stento trattenni le lacrime, ma emisi un gemito.

«dai...stai tranquilla...scommetti che ti fai tanti e nuovi amici!» e con questo mi prese lo zaino a tracolla e me lo diede. Me lo misi sulla spalla e con un bacio dato a mia madre sulla sua guancia uscii di casa diretta a l'ultimo posto in cui desideravo stare proprio in quel momento: la scuola.

Ciattle era pur sempre una bella città, ma niente avrebbe mai sostituito la mia cara e vecchia Los Angeles...

...Mamma pensava che mi sarei fatta nuovi amici, che piangevo per quelli persi...ma non aveva ragione...

Io ero e sono timida! Non ho mai avuto amici a parte la mia best friend: Monica e suo fratello: Marco che alla fine è diventato il mio fidanzato...ma ormai non ho ne l'uno ne l'altro!

Ora mi restava solo la compagnia di mia madre e nemmeno dire anche quella di papà, ma da quando i miei si erano lasciati e lui si era risposato e trasferito in Inghilterra, non avevo più modo di vederlo...

Stavo camminando per una strada di periferia, secondo Google Map quella era la strada più veloce per raggiungere la scuola.

Per quanto ero timida mi sciolsi la treccia per nascondere la mia faccia ad un gatto appollaiato li accanto.

Continuai a camminare e dopo circa dieci minuti, iniziai a sentire voci e urla di ragazzi. Dovevo essere vicina.

Superai un semaforo e percorrendo una piccola discesa, raggiunsi la scuola.

Mi trovavo davanti al cancello e con un solo passo ero entrata.

Perfetto! Ora facevo parte di quella conosciuta scuola.

Camminando venni spinta qua è la dai ragazzi che correvano e alla fine finii per cascare.

Mi calpestarono pure una mano, ma questo non parve sconvolgerli.

Fu solo quando, cercando di alzarmi, qualcuno mi calpestò la schiena che urlai e caddi dal dolore per terra.

Fu allora che sentii una voce urlare il nome di qualcuno e poi porgermi la mano. Dubitai se prenderla si o no, ma alla fine la presi e mi alzai. La schiena mi scricchiolò per il dolore e io digrignai i denti. Speravo tanto che non si fosse rotta.

Fu solo in quel momento che alzando gli occhi vidi che chi mi aveva dato la mano era un ragazzo...ed anche bello se si poteva dire.

Capelli di un biondo scuro,occhi azzurro cielo e pelle poco abbronzata. Sembrava molto robusto.

«Stai bene?» mi chiese lui.

Distolsi lo sguardo e con un segno del capo mi girai e corsi via, in un angoletto, dietro ad alcuni alberi che circondavano una piccola struttura che poteva sembrare uno sgabuzzino.

Iniziai a piangere piano per la vergogna,senza fare in modo che si accorgessero che stessi li e mi sedetti per terra rannicchiandomi con la testa fra le gambe.

Mi faceva ancora male la schiena e cercai un po' di stiracchiarmi, ma questo causò ancora più dolore e oltre a piangere per l'umiliazione piansi anche per il dolore.

«non mi hai ancora risposto...» feci un salto dallo spavento e vidi che dietro a me c'era il ragazzo di prima.

Mi rigirai, con la testa di nuovo fra le gambe e piansi per conto mio.

Non volevo essere consolata da lui.

Ad un certo punto sentii le sue mani sulla mia schiena e lui che diceva «Leonardo...qual'è il tuo nome? Mi pare che ci avessero detto che ci sarebbe stata una ragazza nuova, ma non ricordo il tuo nome.»

Io scossi la testa e alzandomi scappai da lui e con mio grande sollievo la campanella suonò in quel preciso momento e io potei scappare da lui entrando nel mare di ragazzi che spingevano per entrare.

Corsi e dopo un po' finalmente trovai un bidello e gli chiesi dove si trovava la 3ªH, la mia nuova classe.

Mi indicò il piano di sopra e arrivata lì, mi trovai proprio davanti una porta con su scritto 3ªH.

Mi sistemai la riga dei capelli davanti agli occhi meglio di prima, in modo da non far vedere per niente la mia faccia.

Con mano indecisa aprii la porta e vidi che era mezza vuota.

Senza pensarci due volte mi allontanai dalla fila centrale di banchi e andai verso l'ultimo banco accanto al muro.

Stavo per sedermici , quando un ragazzo moro mi spostò con un spinta e si sedette lui li e accanto a lui si mise un altro ragazzo dai capelli neri.

Vedendo che erano rimasti liberi solo pochi banchi fra cui la maggior parte erano in prima fila, mi misi al banco accanto al muro,davanti i due ragazzi.

Speravo che nessuno si mettesse al banco accanto al mio...

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