Appena entrai nella classe, la prof. mi fulminò con lo sguardo. Per lei un minuto di ritardo era la fine del mondo! E immaginiamoci due minuti!
Scusandomi con voce bassa, andai al mio posto e mi sistemai sulla sedia con il solito procedimento: capelli davanti gli occhi.
Presi il quaderno di matematica e iniziai a svolgere le espressioni che ci aveva assegnato la prof. proprio in quel momento, fatte di tutte quelle potenze e incognite!
Solo quando, per sbaglio, rivolsi lo sguardo verso Rachel, notai la novità!
Si era cambiata acconciatura ed era veramente forte!
Aveva per metà testa tantissime piccole treccine Africane.
Per l'altra metà della testa, invece, si era lasciata i capelli normali, però erano più mossi e si era fatta le mesh blu!
«F-forti i t-tuoi c-capelli...» le sussurrai balbettando (naturalmente).
Lei mi guardò e con un sorriso mi ringraziò.
Continuai a fare le espressioni in quella stanza troppo silenziosa, se non si contava il remoto ticchettio della penna della prof sulla cattedra.
Alzai di nuovo lo sguardo per la classe e chi sa perché, guardai David, che stava guardando sul suo banco e invece di fare le espressioni, aveva la testa fra le nuvole.
Sembrava pentito...ma di cosa...?
Ah! Forse della figuraccia (per me) che mi aveva fatto fare!
E poi, dando un'occhiata a tutti gli alunni fra biondi, mori, neri e fra gli occhi nocciola, marroni, verdi e azzurri, notai che ero l'unica dagli occhi blu e i capelli rossi.
Non mi ero mai soffermata a guardare bene la classe e ora che la osservavo, notavo che era molto varia e questo mi piaceva. Sembravano tutti dei bravi ragazzi escluso David che ormai lo odiavo.
Mi concentrai di nuovo ad osservare David,ma la prof mi interruppe.
Me la ritrovai davanti che mi osservava scocciata.
«Signorina Arianna! Visto che sta "divorando" con gli occhi il signorino David....intuisco che lei abbia già finito le espressioni! Le vada a fare alla lavagna!!!» mi urlava contro.
Appenna David sentì il suo nome si girò e mi osservò sconvolto ma anche stupefatto.
Odiavo quella professoressa!
Sia perché mi aveva fatto apparire come una qualsiasi di quelle ragazze che seguono come cagnolini David (cosa che io non sono e non sarò mai)
E sia per via di quei "signorina" e "signorino"! Per poco non sarei scoppiata a ridere!
Ma solo adesso mi accorgevo che dovevo andare a fare le espressioni alla lavagna!
Non dico di non saperle fare, ansi, sono parecchio brava...ma solo sul mio quaderno, dietro la mia capanna di capelli e seduta!
Mai in mostra a tutti i miei compagni!
«Forza!» mi incitava la prof.
Iniziavo a tremare ed essendo costretta ad alzarmi, lo feci, anche se più mi alzavo, più i miei compagni mi osservavano e più tremavo, sudavo e diventavo viola!
Quando le urla della prof si fecero più insistenti, dovetti aumentare il passo e in poco tempo arrivai alla lavagna.
Il testo dell'espressione era già stato scritto dalla prof. Io dovevo solo finirla.
Facile.
Presi il gessetto e appena lo appoggiai alla lavagna e cercai di scrivere un 7, senza accorgermene, feci solo una linea a zig zag perché vergognandomi non riuscivo a scrivere.
Feci cadere il gessetto per terra che si divise in tre pezzi, uno più piccolo dell'altro e appoggiandomi con una mano alla cattedra che stava accanto alla lavagna, mi girai e vidi tutti gli sguardi dei ragazzi divertiti.
Con una mano mi coprii la faccia con in capelli e con la testa bassa, avanzai verso il mio banco. Dove ci trovai la prof che osservava il mio quaderno di matematica.
«Brava signorina Arianna. Hai finito prima di tutti le espressioni!
Ma non capisco perché non le hai svolte anche sulla lavagna.»
«I-i-i» cercavo di dire io, ma non ci riuscivo.
«Perché è molto timida.» rispose una voce familiare.
Mi girai e vidi che a parlare era stato Leonardo.
La prof lo guardò, poi guardò me e con un "capisco" se ne tornò alla cattedra ad osservare con sguardo assente la classe.
Quando la campanella suonò, mi ritrovai Leonardo davanti.
«Come mai oggi sei vestita in gonna?» mi chiese divertito.
"Perché?! Ti faccio schifo? Beh...non me ne può frega se meno!" gli avrei voluto dire.
Ma non riuscivo a parlare e lui mi diede chissà come la risposta alla mia domanda.
«Non per dire che sei brutta! Ansi...sei meravigliosa!» mi disse facendomi l'occhiolino.
Appena tornò al suo posto, entrò un professore abbastanza vecchio.
Alto, magro e dai capelli bianchissimi.
Però sembrava ancora tenersi in piedi!
Si sedette e scrutandoci, iniziò a spiegarci la storia della musica.
Io adoravo musica e sapevo TUTTO dell'argomento! Infatti io suonavo il pianoforte.
Glielo avrei voluto dire, ma la mano non ne voleva sapere di alzarsi alla sua domanda «Qualcuno suona uno strumento?»
Sembrava molto più dolce della mia vecchia professoressa di musica a Los Angeles.
Quando finì di spiegare il prof mi adocchiò e con un sorriso mi incitò di venire alla lavagna.
COSAAA?!?!?!
Di nuovo? Quel giorno era il più sfortunato della mia vita!
Andai alla lavagna tremando e coprendomi come al solito la faccia con i capelli, presi il gessetto che il prof mi porgeva e mi chiese di disegnare un pentagramma e scrivere alcune note.
Tremando, ma meno del solito perché con la musica mi sentivo sempre più me stessa, disegnai cinque righe orizzontali.
«Mi» mi disse il prof
Disegnai un pallino sul primo rigo.
«Re» disegnai un pallino sotto il primo rigo
«Fa alto» e disegnai sul quinto rigo un'altro pallino
«Si» pallino sul terzo rigo
«e...Sol!» e disegnai un pallino sul secondo rigo
«Molto brava. Sapresti dirmi come viene chiamato Sol in inglese?»
«G» sussurrai, ma ero abbastanza vicina in modo che lui potesse sentire.
«Bravissima! Puoi tornare a posto, grazie.»
A testa bassa tornai al mio posto e neanche a farlo apposta, appena mi sedetti la campanella suonò.
La giornata finì fra il veloce e il lento e quando finalmente l'aria del cortile mi scompigliò i capelli, ero felicissima.
Senza badare tanto agli sguardi degli altri ragazzi, uscii da scuola correndo e arrivata a casa, mangiai tre panini alla Nutella, un bicchiere di succo d'arancia e dei biscotti al cioccolato.
Dopo questa rimpatriata con il mio stomaco, mi stesi sul divano e guardai "L'esorcista" Mi erano sempre piaciuti gli horror e mi divertivano!
Anche se non sembrava.
Alla fine decisi di uscire un po' al parco e chissà perché incontrai Leonardo...
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Invisible
عاطفيةQuando capita che voglia scomparire, dissolvermi nell'aria, ma non in un tempo momentaneo come se stessi usando il mantello dell'invisibilità. Ma scomparire per sempre. Vivere senza essere visti. Vorrei essere...invisibile. "@ tutti i miei migl...