Ieri, ieri ero nella mia camera tetra, come sempre e la mia compagna di stanza si truccava allo specchio con movimenti lesti e precisi, nessuna emozione, sembrava quasi lo facesse ogni giorno, quando in realtà sono le poche cose che gli sono rimaste e non le usa mai. Gli ho chiesto perchè si stesse truccando e lei ha subito fermato le sue azioni e ha richiuso ogni confezione, un sorriso malinconico e una mano tremante poggiata sulla mia spalla, ecco cosa ricordo, si inginocchiò mentre io ero seduto sul letto e con occhi lucidi mi chiese :
"Sai chi sono?"
Gli risposi di si, era lei dopotutto, Hwang Minjie, ma aveva qualcosa di profondamente diverso, quei lineamenti duri non erano i suoi, quel filo di matita l'aveva resa quasi estranea, titubai a rispondere ora che ci penso e lei rise :
"Questa che vedi, è la Hwang Minjie falsa e credulona che si è aggrappata con tutte le forze a qualcosa di cui non aveva capito l'inesistenza, la Minjie che sei abituato a vedere è quella che avrei voluto essere. Le ragazze di solito si truccano per essere più belle, io no, io mi trucco, oggi, per morire come sono nata, stupida e incapace. Per favore, non dire a nessuno che questa Minjie li ha voluti bene nonostante tutto, tieniti dentro che quella Minjie avrebbe voluto abbatterli tutti. Mai gli darò soddisfazione, non sanno che sono morta molto prima che lo decidessero. Infondo, non è stato così male, grazie. "
Ho quelle parole tatuate indosso, le sento riecheggiare per la stanza. Non un urlo sentì dalla mia finestra spalancata, uno sparo e l'aria squarciata, un'anima libera e un sospiro. Mi chiedo quante ancora vedrò andar via, a quante ancora dovrò asciugare le lacrime. Tutti alle 5, alle 5 del mattino, dicono "vi aiutiamo solo a svegliarvi", in verità vogliono guardarci negli occhi quando soffriamo, quindi quando vengono a portarti l'acqua con la piccola ciotola di riso bianco, fanno in modo di avere un contatto visivo fisso; ho visto persone crollare sotto i loro occhi, ho visto persone piangere, ridere, disperarsi e sorridere sotto quegli occhi derisori, poi ci sono io, li guardo negli occhi senza nessuna emozione, "non gli darò soddisfazione", neanche io; ormai non ci trovano più nulla di divertente a portarmi da mangiare, quindi a volte non mi portano neanche l'acqua, fingo di piangere quando li vedo e loro con il loro ghigno mi lanciano addosso quel vassoio sporco.
Non vi ho ancora detto dove sono...sono al macello, questo non è un campo di concentramento, credetemi, è qualcosa di simile; la mattina ti svegli con uno sparo solitario, a volte accompagnato da urla e pianti isterici, ti portano il cibo, spesso scaduto e sei costretto a metterti quella fottuta divisa di diversi colori in base a quello che svolgi in quella casa in rovina. La divisa marrone è dei lavoratori, quelli che pensano a riparare ogni crepa di questi muri; la divisa blu è per i meccanici e gli assemblatori, i primi si occupano di aggiustare macchine, aerei, elicotteri, mentre i secondi sono gli incaricati ad assemblare pistole e fucili, creano proiettili e calibrano il tutto; la divisa rossa la indossano solo le donne che come unico destino hanno la morte, ritenute la provenienza di ogni male vengono assegnate in celle di stallo e poi, alle 5, vengono uccise nel piazzale interno del palazzo, unico colpo, tempia; le divise gialle sono i nucleari, ovvero coloro che pensano alla creazione di nuovi sieri ed esperimenti; le divise nere....io, ho la divisa nera ma scoprirete più avanti a cosa servo. Mi alzo dal letto e vado difronte allo specchio, prendo dalla cesta vicina la mia divisa e poi alzo lo sguardo, una lacrima , mi mancano, tanto. Scaccio quella lacrima dal mio viso e tiro su con il naso; mi lavo i denti e il viso, infilo la divisa e sento il rumore meccanico che rilascia le bestie dalle loro celle.
Quelli con le divise nere vengono sempre scortati dalle guardie, esattamente come oggi, vengono a prenderci e ci legano le mani dietro la schiena e ci spingono velocemente verso l'ultimo piano del palazzo; il seminterrato. Mi lega le mani e mi spinge verso le scale, le scendiamo velocemente seguiti da altre 4 divise nere e arriviamo alla porta che sbloccano con la carta magnetica, l'uomo che mi teneva la mano rallenta la presa e prende la sua carta, Do Kyungsoo, smuovo la testa e smetto di pensare; entriamo in uno spazio chiuso, è un piccolo quadrato con le pareti trasparenti costellate da buchi, è uno spazio di decontaminazione, per evitare che nel laboratorio entrino parassiti di qualche tipo, il gas fuoriesce e tutti chiudiamo occhi e bocca per evitare l'intossicazione; in quel momento in cui chiudo gli occhi, tutti i ricordi salgono alla memoria e cerco di non piangere, cerco di non crollare anche oggi, sii uomo, gli uomini non piangono, aveva ragione, sono una ragazzina, un'adolescente insignificante, non valgo.

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Sweet Hell - Hwang Hyunjin
FanfictionDistretto 9, una sola regola : conta fino a mille prima di uscire da casa, bacia i tuoi figli e spera di non morire.