Almeno so che stai bene.
Odio vederti. Non sopporto il fatto di accorgermi che ci sei e dover scappare, anche se in realtà non scappo solo io. La mia grande perspicacia mi porta a chiedermi: perché ci stiamo evitando? Perché proprio ora che sei così felice, e io sono così abituato a non esserlo? Dici che la tua felicità dipende da quanto ti sto lontano? Potrebbe essere, credo a tutto oramai.
Stai bene con questa nuova persona? Ma la vera domanda è: Stai meglio con questa nuova persona? Non ti vedo mai con lui. Voglio dire, non so chi sia, ma quanto ti vedo sei sempre con Noe o Nade o altra gente che non può essere lui. In più, suppongo che ti abbiano ritirato il telefono perché su whatsapp non entri più da quattro giorni, ma il tuo blog va avanti.
Sai che rileggendo i messaggi ne ho trovati due che non avevo notato? Era il giorno in cui ti ho dato il libro, o meglio, la notte precedente. Mi hai scritto che non merito che la ragazza che amo si suicidi il primo giorno d'autunno. Che poi non era il primo giorno d'autunno, ma tu credevi che lo fosse e a quanto pare è bastato. Poi mi hai dato la buona notte. E io ora non capisco perché mi hai scritto questo. Non eravamo più vicini come prima. Eppure non l'hai fatto, per me.
"Non voglio che tu soffra", hai scritto.
Per me.
Voglio crederci? Forse sì.
Posso crederci? Probabilmente no.
Non volevamo il lieto fine? Io mi sarei accontentato di un quieto fine. Ovviamente, di quieto questa fine non aveva proprio niente, e sempre ovviamente, è colpa mia. In questa lettera citare gli Imagine Dragons non starebbe bene, quindi non lo faccio. Anche perché probabilmente non conosci neanche la canzone incriminata che in questo momento mi sta mentalmente facendo venire i brividi.
sempre tuo,
Federico.
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Lettere
RandomUna raccolta disordinata e caotica di cose che non ti ho detto, ma che verrai a sapere in ogni caso.